Gli sposi iblei tradiscono la chiesa: crollo dei matrimoni religiosi

Ci sono numeri che testimoniano il cambiamento sociale e che naturalmente fanno discutere, almeno finché possiamo e abbiamo tesi e antitesi per farlo. Quelli che seguono potrebbero segnare l’inizio di un’epoca, rispetto alla quale poi ognuno è libero di pensarla come ritiene.
L’Istat ha documentato nei giorni scorsi la progressiva scelta delle coppie residenti in Italia di sposarsi di meno. Quando lo fanno, la maggioranza di esse opta soprattutto per il rito civile.
Nel 2004 si sfiorò il numero dei 249 mila matrimoni, con netto predominio del rito religioso: 169.637 contro i 79.332 del civile. Nel 2023 è avvenuto quasi l’esatto contrario: 75.657 cerimonie in chiesa, 108.550 davanti all’officiante con la fascia tricolore. La crisi dell’istituto giuridico è evidente, con una perdita totale di matrimoni di circa il 30%.

Il fenomeno si registra anche in provincia di Ragusa, con un crollo del matrimonio religioso pari al 50% e l’aumento di quello civile del 95%, in controtendenza con i numeri della Sicilia.
Nel 2004, nel ragusano i giuramenti furono in tutto 1.521, 1.262 dei quali religiosi e 259 in Comune. Nel 2023, sempre da noi i riti in chiesa sono stati soltanto 616, mentre quelli civili 495, per un totale di 1.111.


La progressiva preferenza per il rito non religioso ha alcune spiegazioni: l’aumento delle seconde nozze – e sapete che i divorziati non possono dire “sì” al prete dopo avere fallito la prima volta -; poi ci sono le unioni civili, non riconosciute dalla Chiesa, e la maggiore intimità del ricevimento anche per motivi economici, in un periodo storico dove tutto sembra costare più di quanto realmente. In questo senso, la pandemia del Covid è stata un’autentica svolta nelle consuetudini delle coppie, perché il rito religioso presuppone maggiore sfarzo. Di conseguenza, con la minore propensione alle nozze soffre l’economia legata al genere di evento: dai fotografi agli abiti di sposi, dalle bomboniere ai locali per cerimonie.

Nel ragusano, in quattro città su dodici il numero delle cerimonie con rito civile ha superato quello celebrato in chiesa. Succede a Chiaramonte Gulfi, Pozzallo, Ragusa (fenomeno continuo dal 2020) e Santa Croce Camerina, dove il sorpasso viene confermato ogni anno dal 2017. Le città più tradizionaliste restano Vittoria, Modica e Comiso.

 
Nel 2023 Ragusa è stata la città con il maggior numero di nozze, 233 (94 in chiesa e 139 civili), tallonata da Modica, 229 (160 riti religiosi e 69 civili). A Monterosso Almo si sono sposate appena 5 coppie (1 rito civile), 7 a Giarratana (4 religiosi e 3 civili).

La Sicilia comunque rimane una delle regioni più fedeli alle nozze in chiesa, nonostante la forte diminuzione del totale. Nel 2023 sono state registrate 11.159 cerimonie religiose contro le 6.687 civili. Nel 2004 furono 19.552 contro 5.659.

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