Giuseppe Costanza autista superstite strage Capaci: “Io scomodo e rottamato”

Sono state parole dure quelle di Giuseppe Costanza, autista del giudice Falcone, scampato alla strage di Capaci. Ieri sera a Modica, per le iniziative culturali programmate presso la libreria La Talpa che festeggia i suoi 50 anni di attività, Costanza non è stato tenero soprattutto con lo Stato. Puo’ diventare una ‘condanna’ essere un sopravvissuto?

“I morti sono giustamente ricordati, ma dei vivi non sanno cosa farsene”, e’ la risposta di Giuseppe Costanza, autista e uomo di fiducia del giudice Giovanni Falcone, scampato alla strage di Capaci del 23 maggio 1992, nella quale persero la vita il giudice, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Giuseppe Costanza viaggiava a bordo della Fiat Croma bianca, in quel momento guidata da Falcone, e si salvo’, ma questa fu, secondo lui, quasi una colpa.

Una testimonianza raccolta da Riccardo Tessarini nel libro edito da Minerva, “Stato di abbandono – Il racconto di Giuseppe Costanza: uomo di fiducia di Giovanni Falcone”, i cui proventi saranno dati in beneficenza. Il libro ricostruisce i momenti di vita vissuta accanto a Giovanni Falcone affrontando la paura a viso aperto. Costanza non solo non si e’ visto riconoscere il ruolo di servitore dello Stato. “Dopo anni di lettere, proteste, piccole vittorie e ancora altre umiliazioni, nel 2004 sono stato dispensato dal servizio. Pensavo di potere dare ancora tanto alle istituzioni, un contributo importante nell’organizzazione di un servizio delicato come quello dell’autoparco del tribunale di Palermo, impegnato a stretto contatto con i servizi di scorta, ma evidentemente mi sbagliavo. Mi hanno rottamato mettendomi a fare fotocopie e facendo in modo che non potessi fare domande del tipo perche’ il notebook su cui Falcone annotava tutto, lasciato sulla sua scrivania al Palazzo di giustizia, fu trovato vuoto”.

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