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GEOLOGIA: PREVENIRE GLI EVENTI SISMICI E’ POSSIBILE
02 Mar 2012 17:03
Il ruolo della prevenzione e della pianificazione è fondamentale, visto che nel tempo la sismicità fa registrare degli effetti e si ripete con una certa regolarità così bisogna cercare di sensibilizzare la convivenza con questi fenomeni soprattutto in un territorio ad alto rischio come l’area iblea. Questo il forte messaggio lanciato questa mattina, nell’aula magna della facoltà di Agraria di Ibla alla presenza di 120 iscritti provenienti da ogni parte della Sicilia oltre ai tecnici e ai docenti universitari che hanno partecipato al primo convegno sul riconoscimento, la definizione e la valutazione del rischio relativo alle faglie e alle discontinuità tettoniche promosso dall’Associazione geologi liberi professionisti della provincia di Ragusa.
I lavori sono iniziati ad opera del presidente di Ageo, Pietro Spadaro, che non ha mancato di rimarcare le caratteristiche della sismicità dell’area iblea, tutto ciò strettamente correlato ai motivi che hanno spinto l’associazione a promuovere questa iniziativa, i lavori hanno subito concentrato la propria attenzione sulla crescita, sullo sviluppo,sull’evoluzione delle faglie e dei sistemi di faglie. “Tutto il plateau degli Iblei è interessato da fratturazioni associate ad attività sismica. – ha detto Enrico Tavarnelli, professore ordinario di Geologia strutturale, Dipartimento di Geologia dell’Università di Siena – Comprendendo la natura di questi processi, dovremmo potere comprendere le migliori strategie per mitigare il fenomeno dei terremoti in generale con cui, nell’area iblea e nell’area siciliana in generale si convive. Alla fine del Seicento, l’intera zona è stata rasa al suolo. Certamente, la tipologia del terremoto in epoca storica ci indica con chiarezza che il processo è tuttora attivo e presente.
Le dinamiche che ci fanno convivere meglio con questa situazione riguardano la realizzazione ex novo di edifici con caratteristiche antisismiche ma, soprattutto, considerato che ci troviamo in una zona dall’elevato patrimonio architettonico dell’ Unesco, il consolidamento degli edifici esistenti”.
“La roccia degradata dall’azione dello sforzo tettonico, fa sì che si crei una zona di eterogeneità – ha chiarito Antonio Rovelli, dirigente di ricerca Ingv della sezione di Roma – L’amplificazione locale delle onde sismiche determinata dai terremoti che possano registrare livelli di propagazione più alta a livello locale. Sebbene si tratti di una questione che sta assumendo una certa importanza nel nostro campo, lo studio deve essere condotto ancora più a fondo. Ecco perché stiamo puntando a far sì che possa registrarsi una casistica molto estesa traendo da quest’ultima delle regole per capire qual è la giusta misura dell’investimento suppletivo, nell’attuare livelli di protezione, per non sprecare troppo ma anche per non spendere poco al fine di non rischiare di non essere sufficientemente protetti”. Si è rifatto agli eventi etnei del 2002 lo geologo Antonio Torrisi, funzionario direttivo del Dipartimento regionale di Protezione civile, sull’ipotesi di registrare una certa regolarità nel ripetersi degli eventi così da pianificarli, prevederli ed anticipare in maniera opportuna i terremoti. Il problema vero e proprio consiste nel fatto che ancora non c’è tra gli enti locali la cultura della prevenzione sviluppata ai massimi livelli. Così come non viene riconosciuta più di tanto la figura del geologo.
A dolersene, in particolare, Ester Tigano, presidente della società geologica italiana-sezione Giovani. Per la giornata di domani è prevista una escursione così da focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche di fagliazione sia alla macro che alla meso scala, in affioramenti chiave presenti lungo la valle del fiume Irminio.
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