Ficus secolare “martoriato” da pesante potatura. La denuncia di Legambiente Pozzallo

Nel cuore dell’estate, passeggiando a Pozzallo sul Lungomare Pietre Nere fino a raggiungere la storica Colonia Marina, ci si potrebbe imbattere in “nuove esperienze visive”. Da qualche giorno, infatti, è possibile scorgere all’interno del vetusto giardino della ex colonia estiva un grande tronco e dei lunghi rami privati della loro immensa chioma. Stupiti dalla inaspettata sorpresa e sopraffatti da un incipiente sdegno, abbiamo tentato di eludere l’amara intuizione che pervicacemente si faceva strada nel cuore e nella mente, pensando di trovarci di fronte a una delle Sculture di Linfa dell’artista contemporaneo Giuseppe Pennone, esposte tempo fa alla Biennale d’arte di Venezia. Purtroppo, anche questo sforzo d’immaginazione non ha sortito e non sortisce l’effetto sperato, perché, pur trovandoci in uno spazio espositivo naturale determinato dalla storia del luogo che ospita un edificio dell’epoca fascista risalente al 1937 e destinato ad essere sede di area balneare per bambini, non è presente alcuna opera, piuttosto quello che vediamo è ciò che rimane di un frondoso ficus secolare, da sempre datore di ombra e radici, dopo un intervento di potatura massiva operato da alcuni tecnici, il cui ordine di servizio è a firma del Genio Civile di Ragusa. Numerose le proteste raccolte dal Circolo Legambiente “a valata” di Pozzallo, che disapprova totalmente quest’operazione nei modi in cui è stata concepita e realizzata perché la tecnica di capitozzatura utilizzata come potatura è da aborrire. La capitozzatura è l’indiscriminato taglio di branche dell’albero al fine di ridurne le dimensioni, credendo di renderlo più sicuro. Invece è la metodica più dannosa in quanto un albero deciduo, dopo la capitozzatura, aumenta il tasso di crescita, nel tentativo di rimpiazzare rapidamente la superficie fogliare perduta, necessaria per fornire nutrimento al fusto ed alle radici. I giovani rami cresciuti così velocemente saranno ancorati solamente agli strati più superficiali della branca genitrice e pertanto saranno predisposti alla rottura. Paradossalmente, al contrario di quanto si voleva ottenere, il risultato è una pianta più pericolosa di prima.
Tale tecnica, che ancora stressa l’albero, elicitandone talvolta una sorta di deperimento che potrebbe condurlo fino alla morte, non trova nessuna giustificazione se non nell’incuria e nel totale abbandono degli spazi verdi pubblici. Non è solo una questione di feeling verso la natura, ma è un impegno e una responsabilità verso il nostro ambiente di vita nella consapevolezza che ogni elemento svolge una funzione fondamentale nella tutela della salute della Terra e quindi della nostra salute. È nell’ambito di questo impegno a cui tutti siamo chiamati che Legambiente ha già inserito nel suo immediato programma un atto di denuncia relativa all’utilizzo di tale tecnica, proponendo un piano puntuale di salvaguardia e cura degli spazi verdi che tenga conto delle esigenze e tempi di ogni singola pianta e albero. Ha già trovato come interlocutore il Comune di Pozzallo.

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