ERGASTERION, SI PARLERA’ DI UNA STRAORDINARIA SCOPERTA ARCHEOLOGICA

Il lessicografo greco Ateneo tramanda che il kernos, ovvero il vaso a contenitori multipli, era utilizzato nel corso di una cerimonia misterica legata al culto di una divinità femminile. Ma questo tipo di vaso era usato in modo analogo anche nell’Età del Bronzo in una vasta area geografica comprendente l’Egeo e il vicino Oriente? E’ la tesi che si cercherà di dimostrare venerdì 24 febbraio, nell’auditorium di San Rocco, a Ibla, in occasione dell’ottavo appuntamento di “Ergasterion – Fucina di archeologia”, il ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa dell’associazione “SiciliAntica”.

A partire dalle 17,30, sarà Dario Puglisi, docente di Archeologia egea presso il Politecnico di Bari, che proporrà una ipotesi sulla funzione sociale della cerimonia del kernos e sul ruolo da essa svolto nei processi di acculturazione che riguardarono, alla fine del secondo millennio, vaste aree del Mediterraneo, tra cui la Sicilia. Quello di venerdì sarà il primo di due appuntamenti che si occuperà di preistoria nell’area iblea. Toccherà poi a Damiano Bracchitta, dottorando in Archeologia presso la University of Malta, effettuare un’incursione nel territorio occidentale dell’attuale provincia di Ragusa all’epoca dell’Antica Età del Bronzo, quando in tutta la Sicilia orientale si diffonde la cultura di Castelluccio (2200 a.C. – 1450 a.C.).

La civiltà preistorica castellucciana rappresenta uno dei tratti più caratteristici dell’archeologia del territorio ibleo ma, nonostante risulti ben nota nelle manifestazioni di cultura materiale e nell’architettura funeraria, essa presenta ancora notevoli carenze riguardo alla definizione di una chiara periodizzazione cronologica interna, all’organizzazione degli abitati, all’articolazione sociale delle diverse comunità. Tra le questioni aperte si annovera senz’altro la necessità di un ampio inquadramento territoriale che abbia lo scopo di definire dinamiche territoriali e interrelazioni per macroaree, non solo tra comunità diverse, ma anche tra uomo e ambiente. In tal senso il territorio racchiuso tra il Dirillo e l’Irminio, per la grande variabilità geomorfologica, idrografica e pedologica del suo paesaggio, rappresenta un’area-campione di notevole interesse, dotata di una molteplicità di habitat e risorse sapientemente sfruttate dalle comunità dell’Antica Età del Bronzo. Infine, Francesco Cardinale, laurea magistrale in Archeologia presso l’Università di Ravenna, e Milena Gusmano, specializzata in Archeologia presso l’Università di Bari, parleranno di una straordinaria scoperta.

In seguito ai lavori inerenti la posa della condotta di un oleodotto di collegamento presso il territorio di Ragusa, nel luglio scorso, è stato intercettato un sito riconducibile alla prima età del bronzo. L’area, attualmente in corso di scavo, interessa il pianoro e il declivio meridionale di una collina posata ad una quota di 517 metri sul livello del mare e si estende in linea d’area dal mare a 15 chilometri, in località contrada Scifazzo, ricadente nel Comune di Ragusa. Il territorio, precedentemente adibito alla pastorizia, contraddistinto geomorfologicamente da affioramenti carbonatici della formazione Ragusa, è attualmente interessato da scavi stratigrafici, e si è contraddistinto per l’affioramento già in superficie di frammenti ceramici riferibile alla prima fase dell’età del Bronzo e in particolare per la presenza di ceramica dipinta con linee bruno o nerastre su ingobbio giallino o rosso-mattone, con una decorazione riconducibile per i motivi tipici alla facies di Castelluccio.

 

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