ELEZIONI REGIONALI: VENTI DEPUTATI IN PIU’ E OTTO MESI DI VITA PER CINQUE PROVINCE

La Sicilia è stata da sempre uno Stato a se, cioè uno Stato nello Stato. Sapete perché? Perché lo “Statuto siciliano” ha dignità identica alla Costituzione italiana e quindi per cambiarlo occorrono le stesse procedure di revisione di norme costituzionali che tutti conosciamo.

Inoltre lo scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale ha fatto slittare i termini del Commissariamento fino a luglio dell’anno  2013 (escluse Ragusa e Caltanissetta già commissariate perché scadevano un anno prima delle altre) quando saranno ridisegnate le nuove province che in Sicilia saranno 4 su 9 e cioè Palermo, Catania, Messina ed Agrigento che rispondono ai requisiti di 350 mila abitanti minimo e 2500 chilometri quadrati. Quindi Ragusa, Siracusa e Trapani con opportuni “acquisti” di abitanti e superfici di altri comuni da aggregare, potrebbero rientrarvi.

Resterebbero fuori solo Enna e Caltanissetta: un vero guadagno di “massaro Mariano” direbbero i sicilianisti. Ed in effetti non si capisce il guadagno in termini di spesa per la Sicilia di sole due province su nove e la farraginosa procedura per fare diventare ad esempio ragusani gli abitanti di Rosolini, Licodia Eubea e Niscemi per far superare i 350 mila abitanti e non incorrere nella eliminazione oltre che delle province di Prefetture, Carabinieri, Guardia di Finanza, Questura, e tutti gli uffici attuali a valenza provinciale che passerebbero ad altre province e forse arrivare ai disservizi tipo 118 che con la centrale operativa a Catania quando serve mandare un’ambulanza in contrada Tribastone di Ragusa sono guai perché l’operatore non conosce il territorio ovvero quando ad un cittadino occorre un’autorizzazione per aprire un varco su una strada provinciale (per citare solo un piccolissimo esempio) bisogna andare a Catania !! E il risparmio dov’è ? La drastica riduzione delle spese dove sta? Il risparmio delle spese dei personale da dove lo prendiamo se dobbiamo trasferire gli impiegati ai comuni o ai consorzi di Comuni. E che differenza passa tra Province e Consorzi di Comuni ?. Una sola: che il Comune di Modica, ad esempio, defraudato nel 1926  della provincia diventa Ente capofila del consorzio delle “paludi di Ispica” cioè un piccolo capoluogo di provincia !  Roba da non crederci che cosa si inventano gli italiani per complicarsi la vita.

Per risolvere tutti i problemi delle province bastava dire. Le province sono rette da un presidente eletto direttamente dal popolo che si avvale della collaborazione di un consiglio di 6 persone (chiamateli anche assessori) eletti con lui nella sua lista che risponde ai cittadini ed alla regione. Punto. Risparmio enorme, snellimento di tutte le pratiche amministrative, tecniche, burocratiche e maggiore incisività nelle attività tecnico amministrative di un territorio i cui cittadini non possono andare a Catania per ottenere un’autorizzazione ad aprire un varco su una strada provinciale, tanto per esagerare.

Che Dio ce la mandi buona, ma per fortuna siamo ancora in tempo ad evitare il disastro!

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