E’ IL SEGNO DELLA CRISI, MA SIANO REVOCATE LE CONVENZIONI

Alcuni supermercati hanno deciso di addebitare la commissione che dovrebbe essere a loro carico, al consumatore. Non pagano, quindi, il valore stampato sul ticket, ma trattengono una percentuale variabile a seconda della società che li ha emessi e che mediamente si attesta al 10%. Una pratica chiaramente illegale, che viola sia gli appalti ed i contratti in essere tra l’azienda e la società emettitrice, sui quali è indicato il valore del buono, sia il contratto di lavoro, visto che il valore del ticket è stabilito in base ad una contrattazione aziendale tra datore di lavoro e sindacati.

Tutto ciò viene denunciato nuovamente del Segretario Nazionale CODACONS Francesco Tanasi, facendo notare come alcuni supermercati  fanno la cresta sui buoni pasto. Nessuno di questi supermercati, però, ha avuto finora la revoca della convenzione, come dovrebbe essere, e questo perché sfruttano e si approfittano di un errore da parte del consumatore che, stando alle regole attuali, non potrebbe cumulare i buoni pasto (il buono pasto non è cumulabile né cedibile, né convertibile in denaro). La crisi ha incrementato il fenomeno, perché sempre più spesso i lavoratori, per risparmiare, portano il pranzo da casa e utilizzano poi il buono pasto per la spesa corrente al supermercato, consegnando più ticket in una stessa giornata, cosa teoricamente non consentita, anche se ormai ampiamente diffusa. 

“La realtà- afferma Tanasi-  è che, in questo fruttuoso giro d’affari, da miliardi di euro, pur di accaparrarsi il mercato si sono fatti ribassi insostenibili ed ora ci si rivale sul consumatore finale.” Inoltre Tanasi invita i lavoratori a segnalare al proprio datore di lavoro la violazione. 

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