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Dispersione scolastica, nel ragusano resta alta nelle Secondarie di I grado
04 Lug 2025 12:08
Numeri che fanno riflettere e preoccupano. Nel cuore della provincia iblea, dove le scuole dovrebbero essere il primo argine contro disagio sociale ed emarginazione, la dispersione scolastica continua a mordere. Secondo i dati più recenti dell’Ufficio Scolastico Regionale, nell’anno scolastico 2022/2023 oltre il 3,4% degli studenti delle scuole medie di Ragusa ha abbandonato gli studi. È uno dei tassi più alti di tutta la Sicilia, secondo solo alla provincia di Agrigento.
Un segnale d’allarme che non può più essere ignorato. Per questo ANCI Sicilia ha convocato i Sindaci e gli assessori alla Pubblica Istruzione per una videoconferenza il prossimo 23 luglio, dalle 11:00 alle 13:00, dal titolo emblematico: “Dispersione scolastica e obbligo dei comuni”.
Il decreto Caivano cambia le regole: più potere (e responsabilità) ai Sindaci
La recente approvazione del cosiddetto “decreto Caivano” ha dato ai Sindaci un ruolo attivo e concreto nella lotta alla dispersione. Per la prima volta, le amministrazioni comunali sono chiamate a collaborare strutturalmente con scuole, servizi sociali e famiglie per prevenire l’abbandono degli studi, soprattutto nella fascia 6–16 anni, quella dell’obbligo scolastico.
Ma le norme, da sole, non bastano. Serve un cambio di passo nei territori, e Ragusa – con i suoi numeri – non può permettersi di restare immobile.
I numeri della provincia: Ragusa maglia nera nelle medie
Nel dettaglio, il 3,4% degli studenti della scuola secondaria di primo grado (le medie) ha lasciato i banchi prima di concludere il ciclo. Una cifra che, su poco più di 13 mila iscritti, corrisponde a circa 450 ragazzi.
Nella scuola primaria, i numeri sono migliori: appena lo 0,49% ha lasciato la scuola, ma il rischio è che i segnali di disagio si manifestino già nei primi anni e si aggravino durante la scuola media, dove le fragilità sociali ed educative emergono con più forza.
Le cause: povertà, famiglie fragili e periferie dimenticate
Dietro la dispersione c’è spesso un mix micidiale: povertà educativa, disoccupazione familiare, emarginazione culturale, difficoltà linguistiche per i figli di immigrati. Le scuole sole non bastano. Servono reti territoriali forti, doposcuola, sportelli di ascolto, progetti inclusivi.
E qui entrano in gioco i Comuni. L’articolo 6 del decreto Caivano li mette al centro, prevedendo l’obbligo di intervento per i casi a rischio, ma anche la possibilità di istituire cabine di regia locali per contrastare il fenomeno in modo strutturato.
L’appello di ANCI Sicilia
“Non possiamo più attendere – è il messaggio di ANCI Sicilia – ogni ragazzo che abbandona la scuola è un fallimento collettivo. I Sindaci, insieme a dirigenti scolastici e servizi sociali, devono guidare il cambiamento. La legge ora dà loro gli strumenti. È tempo di usarli.”
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