DI PASQUALE CHE SI MATERIALIZZA

Come sul finire dell’estate, prima di una passeggera burrasca, diversi possono essere i segnali premonitori da interpretare. Si era subito capito, dopo l’intervento di uno sconosciuto neo onorevole, rabbioso nei confronti del collega Di Pasquale, che si trattava di uno ‘sciame sismico’ destinato ad allargarsi.

Ora, prima di continuare un esame distaccato della situazione, bisogna accettare, come postulato, che quelli di sinistra hanno tanti e diversi pregi che li porrebbero in una posizione egemonica difficilmente attaccabile ma hanno un difetto, se non unico, di certo essenziale per determinare un grosso limite che li attanaglia, uniformemente a livello locale e nazionale.

Per dirla con un termine linguisticamente allucinante ma efficace nella sua etimologia dialettale, quando “si fissano” non se ne rendono conto.

Così come per anni, sarebbe meglio dire per lunghi 18 anni, e sono un po’ troppi, hanno preso di mira, senza soluzione di continuità, Berlusconi, facendone, da un lato, la causa di tutti i mali e, dall’altro, un martire, anche localmente quando hanno puntato l’elemento da colpire ne hanno fatto più un martire ingiustamente bersagliato che un elemento da trascurare per le sue doti non condivise. Per non fare nomi uno come Renzi diventa protagonista e in grado di impensierire l’avversario non tanto e non solo per i suoi meriti quanto per la troppa attenzione che gli viene dedicata.

Per ritornare alle vicende di nostra regione, gli interventi sono stati alquanto scomposti ed esagerati, lasciavano presagire che qualcosa sembrava disturbare i manovratori, gli stessi che stavano mettendo su un partitino con annessa rampa di lancio verso palazzi romani. Figuratevi cosa potevano sognare quanti, ritrovatisi, per listiniana intercessione o per presidenziale vicinanza, nell’incanto dei normanni palazzi, già sentivano i sensi solleticati dai profumi delle sirene capitoline.

Si cominciava quindi con stoccate di assaggio, forse nell’illusorio tentativo di far rientrare cattive intenzioni che, al contrario, non solo erano ufficialmente confermate ma, addirittura, artatamente enfatizzate.

E Di Pasquale, che nonostante la netta affermazione sua e del suo movimento, poteva restare un neoassunto nei palazzi importanti della politica regionale, assurge addirittura al ruolo di creatura intangibile ma in grado di materializzarsi, non minaccioso ma, di certo, ingombrante, come nella splendida descrizione del giornalista Salvo Cataldo che lo rende tangibile nella sua eterea ma ingombrante presenza, durante l’ultima conferenza stampa di Crocetta:

… Chiusa la parentesi sul governo, arriva il momento di parlare della nuova creatura politica. Il gruppo parlamentare degli uomini vicini al governatore si chiamerà “Crocetta Presidente”. Un drappello rimasto orfano della componente vicina a Nello Dipasquale e al suo movimento Territorio. L’ex sindaco di Ragusa in platea non c’è ma si materializza idealmente quando Crocetta lancia la sua scomunica senza mai nominarlo: “Tutti i deputati eletti nella lista Crocetta dovranno fare parte dello stesso gruppo – dice -. Chi non lo fa non rispetta il patto con gli elettori”. Dipasquale e i suoi non vengono mai citati, ma il riferimento è chiaro: “Chi ha usato il nostro movimento come un taxi per arrivare all’elezione sappia che difficilmente ci sarà spazio per lui in futuro in questa nostra realtà”. E’ il De Profundis a un’intesa con l’ex pidiellino mai digerita nel centrosinistra. Pochi giorni fa era stato lo stesso Malafarina, tra i più vicini a Crocetta, a criticare la scelta di Dipasquale di fare gruppo a sè all’Ars.

Era fin troppo facile pensare che una squadra di nuova formazione, con malcelati intenti di scalata alle gerarchie politiche, avesse fatto buon viso a gioco e tentasse di introdurre, comunque, parole di distensione, anche nella lontana speranza di possibili riavvicinamenti che, in politica, non sono mai un elemento strano o inusuale.

Senza considerare che il patto con gli elettori, di cui parla Crocetta, non poteva essere un assegno in bianco, addirittura da depositare nelle mani di una armata di neofiti della politica che sbattono in prima pagina un nuovo partito, fatto in quattro e quattr’otto.

Invece parole che facilmente trascendono nel poco condivisibile, se non addirittura nel contestabile: può essere opinabile la teoria del taxi in quanto se, prima delle elezioni, poteva essere considerato Di Pasquale il passeggero, a conti fatti i numeri parlano diversamente e, nella peggiore delle ipotesi, se non invertono le parti, possono far parlare tutt’al più di ‘car pooling’, di un percorso comune a bordo dello stesso mezzo.

E alle reazioni, scomposte e verbalmente avventate, fa da contraltare l’ascetico silenzio del parlamentare ragusano che fa rivivere, anche a quanti non gli sono sfacciatamente vicini, ecclesiali atteggiamenti, di democristiana memoria che, pur lasciando indifferenti i non credenti, sicuramente incutono sovrano rispetto.

La questione è ben rappresentata dal commento di un parlamentare che, in uno degli ultimi incontri palermitani, così si esprimeva, amaramente : “Qua è diventato un problema chi ha consenso, e va avanti chi rappresenta solo se stesso”.

Se questi sono gli scenari attuali, non meno accattivanti saranno quelli, ormai prossimi, che vedranno competere le forze in campo per le elezioni nazionali, scenari che saranno naturalmente influenzati dagli ultimi risultati, giocoforza gli unici elementi su cui basare le future strategie da innescare per un obiettivo che a livello nazionale può dirsi consolidato ma ancora quanto mai incerto a livello locale.

E nel calderone del suffragio popolare andranno considerate tante varianti imponderabili: si contrappongono un assenteismo e un voto di protesta non sempre statisticamente costanti,  la considerazione popolare per il consenso conquistato contrapposto a quello imposto per presidenziale imprimatur, ma soprattutto gli incerti flussi elettorali di un centro destra ormai allo sbando, oggi dato al 12 %, il cui patrimonio di voti, per buona parte, non sarà influenzato da riflessi mediatici né da politici costruiti in scatola di montaggio, secondo istruzioni redatte dalle lobby di turno.

Lettera firmata

 

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