Desertificazione: la Sicilia fra le prime regioni in Italia a dotarsi di un piano.

Non è solo l’avanzamento del Sahara a preoccupare i climatologi. Preoccupa anche il degrado dei suoli e il consumo delle risorse idriche. In Italia, secondo le stime Cnr-Anbi, ci sono aree in cui, a causa dei cambiamenti climatici e di pratiche agronomiche forzate, la percentuale di sostanza organica, contenuta nel terreno, è scesa al 2%, soglia per la quale si può iniziare a parlare di deserto.

Le aree a rischio sono il 70% in Sicilia, il 58% in Molise, il 57% in Puglia, il 55% in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%: nel complesso il 20% del territorio italiano rischia di diventare incoltivabile.

Secono la Coldiretti, l’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari. Mettendo così a rischio la biodiversità che ha fatto conquistare al nostro territorio un primato europeo, sottolinea la Coldiretti citando come esempi le 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi; le 533 varietà di olive contro le 70 spagnole; oltre alle 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario; 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola e, infine, la leadership nel biologico con 72 mila operatori.
A causa di questi studi e di questi dati non certo confortanti, è notizia di oggi che la Sicilia è una fra le prime regioni ad essersi dotata di un piano contro la desertificazione. Ad annunciarlo, il governatore Nello Musumeci e lo fa in occasione della Giornata internazionale della lotta alla desertificazione e alla siccità.

“A essere minacciati sono tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Gli studi degli esperti -aggiunge il governatore – hanno evidenziato come il territorio isolano mostri rilevanti segni di vulnerabilità. In particolare, le aree più critiche rappresentano oltre la metà dell’intera regione e un altro terzo è classificato come fragile. Con la redazione del Piano, a cura della nostra Autorità di bacino, da noi istituita dopo un trentennio, il governo regionale punta all’obiettivo, finalmente, di compiere un passo deciso in questa direzione. Vogliamo adottare una strategia che delinei una governance unitaria di coordinamento e integrazione delle azioni nei vari settori d’intervento, anche nella programmazione delle varie risorse finanziarie. Metteremo in campo una serie di azioni per contrastare i fenomeni erosivi, l’incremento della forestazione e la manutenzione del territorio».

 

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