Dal 19 aprile iniziano in Italia le somministrazioni del vaccino Johnson&Johnson. Le caratteristiche

Finalmente anche in Italia stanno per incominciare le somministrazioni del quarto vaccino approvato contro Covid-19. Ora è la volta di Ad26.COV2.S sviluppato da Janssen, azienda di Johnson & Johnson. Realizzato con la “tecnologia” degli adenovirus come vettore virale, la peculiarità del vaccino sviluppato dal colosso statunitense è nella singola dose, una caratteristica in grado potenzialmente di rivoluzionare la campagna vaccinale. Prime somministrazioni previste per il 19 aprile

Domani sbarcheranno nell’hub di Pratica di Mare 360mila dosi di vaccino anti-Covid: di queste 184.800 riguardano il primo carico del siero Janssen, mentre altre 175.200 sono di AstraZeneca. Da oggi, oltre a questi carichi, è previsto l’arrivo dello slot settimanale di vaccini Pfizer.

Nonostante le nuove dosi in arrivo, la Fondazione Gimbe ancora oggi rimarca che non ci sono i numeri per raggiungere l’obiettivo delle 500mila al giorno entro il 15 aprile. Il vaccino di Johnson & Johnson, come AstraZeneca, si avvale di un adenovirus. Nello specifico, di uno di tipo 26 “incompetente per la replicazione”, come si legge sul sito dell’Agenzia del Farmaco. Questo adenovirus contiene il gene della glicoproteina Spike che, trasmesso alla persona vaccinata, stimola le cellule alla produzione della Spike stessa innescando il processo di immunizzazione.

Il siero è stato sviluppato dalla Janssen Pharmaceutica (filiale belga di Johnson & Johnson) e dal Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC). È destinato alle persone di età pari o superiore a 18 anni (senza nessuna raccomandazione specifica, per il momento). I dati “hanno mostrato che nei soggetti ‘over 65’ non si è notata alcuna flessione nella efficacia”, si legge nella valutazione dell’Ema. Che lo ha approvato l’11 marzo scorso, mentre il giorno dopo è arrivato il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Il vaccino di Johnson & Johnson ha come caratteristica quella di essere somministrato in un’unica dose (a differenza di Pfizer, Moderna e AstraZeneca). La sua efficacia è inferiore a quella di Pfizer e Moderna, intorno al 70%. Ma attenzione, perché secondo l’analisi Ema nelle forme gravi arriva fino al 77% dopo 14 giorni dalla somministrazione e all’85% dopo 28 giorni.

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