DAI GRECI AI TEMPI NOSTRI UNA PECULIARITA’ DEGLI IBLEI

L’area di origine del Carrube, o Ceratonia Siliqua, è molto incerta. La maggior parte degli studiosi lo ritengono originario dell’Asia Minore o della Siria, altri pensano che abbia origine in Egitto; altri ancora lo credono originario della Sicilia.  Il carrubo comunque esisteva come albero spontaneo nelle terre del bacino orientale del Mediterraneo. La sua coltivazione pare ebbe inizio soltanto al tempo dei Greci, che la estesero in Sicilia, ma furono gli Arabi che ne intensificarono la coltivazione e la propagarono fino in Marocco e in Spagna. Attualmente la coltivazione del carrube è diffusa nella Spagna meridionale e nelle Baleari, nel Portogallo, nelle coste settentrionali dell’Africa (Algeria, Tunisia, Marocco), nella Palestina, nel Libano e in Italia, soprattutto in Sicilia, che resta la regione italiana più ricca di carrubi. La coltivazione è concentrata nella fascia di territorio compresa fra le valli del Dirillo e dell’Anapo: nella sola provincia di Ragusa si trova il 72% della superficie nazionale investita, che dà il 70% della produzione italiana ed il 78% di quella isolana. Ancora oggi, nonostante le frequenti estirpazioni per far posto alle colture intensive ed in serra, il carrube domina quasi incontrastato, e spesso, nei terreni più scoscesi, costituisce l’unica macchia di vegetazione. E’ parte integrante del territorio ibleo, allo stesso modo delle sue rocce e dei suoi muri a secco, che assieme alle “masserie” costituiscono il pregio dell’architettura rurale di queste zone. Il carrubo, il cui nome deriva dall’arabo Kharrub  (o charnub), è una pianta molto longeva, potendo superare più secoli, di grande taglia, poiché riesce a raggiungere i 10-12 m-, anche se la sua altezza media è di 5-6 m. Il tronco, che si presenta con una corteccia ruvida, è più o meno scanalato, con grosse muscolature, che fanno del carrube un albero molto robusto e grosso. Trattasi di una pianta sempre verde, con una chioma vistosa, che si presenta come una densa massa verde scura e luccicante al sole, così da conferire a questo albero un aspetto quanto mai suggestivo. Esso è una pianta che per le caratteristiche del suo apparato radicale presenta la più ampia adattabilità. Questa peculiarità ne ha fatto nel tempo una coltura di primaria importanza sui terreni più ingrati della Sicilia centro – orientale. Le varietà di carrube femminili più diffuse in Sicilia sono la “Latinissima”, la “Racemosa”, la “Morescona”, la “Saccarata” e la “Falcata”. La produzione di una pianta adulta può raggiungere e superare i 200 Kg. La maturità di una pianta è compresa fra i 30 e i 100 anni, e le piante sono improduttive fino a 10 anni, a partire dai quali cominciano a produrre e la produzione aumenta gradualmente di anno in anno. A cinquant’anni il carrubo può considerarsi ancora giovane ed a cent’anni, se sano, fruttifica ancora abbondantemente.  Data la diversità della composizione dei carrubeti e dato che il numero delle piante contenute in un ettaro è molto vario, disparate sono le cifre riportate dai vari A.A. sulla produzione di un ettaro di carrubeto. In Algeria vengono prodotti 5-10 q.li per Ha, mentre in Spagna si ha una produzione 100 q.li per Ha. In Sicilia ove i carrubi nel ragusano sono in numero di 50-70 per Ha le produzioni possono variare da 10 a 50 q.li per Ha. La composizione media delle carrube ben asciutte è la seguente: polpa (90-91%), seme (8-9%), parti legnose e impurità (0,5-2%). La polpa ha la seguente composizione :  umidità (4-25%),  proteine (2-16%),  grassi (0,3-4%),  cellulosa (3-15%),  ceneri (1-4%), glucosio (3- 20%),  saccarosio (7-44%), mucillagine (20-58%),  tannino (1-15%). Le diverse varietà di carruba contengono elevate quantità di zucchero (saccarosio e glucosio) se confrontati con altri frutti freschi maturi. Il saccarosio può essere estratto dalle polpe con particolari tecnologie e si presenta di ottima qualità se ricristallizzato. Il contenuto di saccarosio dei baccelli, che è di circa il 2-5% a fine marzo, aumenta rapidamente a partire dalla fine di maggio fino a raggiungere il massimo livello a metà agosto. Le parti più importanti del frutto sono la polpa ed i semi, dalla polpa si possono ottenere diversi prodotti, utili e necessari in molte applicazioni. Uno di questi è uno sfarinato al 10% di umidità, che è macinato ad una granulometria simile alla semola di mais, essiccato onde renderlo insilabile e scorrevole, pronto all’impiego immediato nella fabbricazione dei mangimi composti. Per quanto riguarda le sue proprietà dietetiche, con particolare riferimento al suo potere assorbente intestinale, questo prodotto è indicato con grande vantaggio in ogni regime speciale destinato al recupero di soggetti reduci da malattie infettive o da gravi disturbi del tratto digerente. Un’altra farina particolare e destinata al consumo umano, studiata e prodotta per la sua utilizzazione  in sostituzione in parte del cacao, è quella che va denominata commercialmente con il nome di “Cacao”. Esso trova largo impiego specifico nelle produzioni dolciarie ed e’ notevolmente apprezzato per il suo bassissimo contenuto in grassi e per l’assenza totale di teobromina, oltre che per il gusto gradevole e il suo notevole contenuto in zuccheri. I semi di carruba hanno la seguente composizione media: episperma o pellicola esterna (10-36%), endosperma o albume (36-46%), germe (15-25%).  La variabilità’ è notevole oltre che per la cultivar anche per il metodo di lavorazione per separare le varie parti del seme. Il seme di carruba è un dicotiledone di una durezza incredibile; la buccia formata da tré strati incrociati fra loro è impermeabile e non si lascia scalfire facilmente. I semi di carruba sono “un meraviglioso dono della natura”, infatti essi rappresentano una miniera inesauribile di una vasta gamma di utilizzazioni industriali. L’episperma è molto ricca di acido tannico e di sostanze coloranti, ma la parte più importante del seme è l’endosperma, che è molto ricco di carrubina, una sostanza chimica derivante dalla combinazione di mannoni e galattoni idrosolubili. Tale sostanza fornisce pseudo soluzioni di altissima viscosità’ ed ha la proprietà di assorbire fino a 40 volte il suo peso secco. Essa viene posta nel mercato come farina di semi di carruba allo stato secco. Oggi il carrubo viene esaltato per i suoi pregi dietetico – alimentare e terapeutici nel campo della prevenzione di patologie degenerative. L’utilizzo delle fibre solubili ed insolubili vengono applicate nel campo della prevenzione dell’obesità e delle malattie arterosclerotiche; gli oligoelementi ed i minerali per il trattamento di patologie su base immunitaria e neuropsichiche (depressione); i derivanti del solforato, dell’ indoi – 3 – caroinolo o dell’acido clorogenico per attività antitumorale; ed infine alcune sostanze aventi attività sedativa ed ansiolitica. Come si è visto, il carrubo è una pianta dalle modeste esigenze agronomiche, che si adatta bene ai terreni collinari poveri e alle zone marginali degradate, ma dalle grande generosità per gli innumerevoli contenuti e per le sue larghissime applicazioni in molti settori. L’ ultimo decennio è stato caratterizzato da una serie di interventi da parte delle istituzioni per incentivare le produzioni di carrube. Dal 2000, secondo il Reg. CE 1252 attraverso i fondi del PSR, misura H, azione H1 ed H2 è previsto l’imboschimento, tramite anche il carrubo, delle superfici agricole. (Martina Celestre)

 

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