Corruzione internazionale in Venezuela, sequestro da 42 milioni. Indagini anche a Ragusa

Non c’è solo la corruzione internazionale tra i reati contestati alla società dell’acciaio al centro dei sequestri da 42 milioni di euro eseguiti questa mattina dalla polizia di Milano. Alla proprietà della società italiana sono stati contestati anche il reato di dichiarazione fraudolenta con fatture inesistenti e l’illecito amministrativo in materia di responsabilità delle società e degli enti.

Le indagini hanno riguardato l’assegnazione alla società italiana (con affidamento diretto) dal Venezuela di una maxi commessa da 70 milioni di euro, finalizzata alla realizzazione di abitazioni di edilizia popolare. Le indagini sono iniziate nel 2018, dopo che una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate su fatture passive, nelle annualità 2013 e 2014, per un ammontare complessivo pari a circa 30 milioni di euro.

Ritenendo che quelle poste passive nascondessero il pagamento di tangenti, sono state avviate indagini con rogatorie e ordini di indagine europei in Messico, Stati Uniti, Venezuela, Regno Unito, Irlanda, Bulgaria e Spagna.

Le risultanze raccolte hanno consentito di documentare che gli indagati (italiani, spagnoli, messicani e venezuelani) avevano creato un sistema di tangenti incentrato sull’emissione di fatture false da parte di due società capofila in Europa (Irlanda e Olanda) e di numerose società “cartiere”, quasi tutte con sede in Messico. Sono in corso, nelle province di Milano, Como, Ragusa, Udine, Crotone, Monza-Brianza e Forlì-Cesena, le attività per il sequestro di conti correnti, immobili, terreni, autovetture, investimenti finanziari, cassette di sicurezza e partecipazioni societarie.

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