CONFINDUSTRIA RAGUSA CONTRARIA ALLA SOPPRESSIONE DELLA PROVINCIA

 

Il dibattito di questi giorni, apertosi a seguito del provvedimento governativo nazionale che prevede la soppressione della Provincia di Ragusa, e la sua conseguente incorporazione nella Provincia di Catania, trova Confindustria Ragusa – dichiara il suo Presidente, Ing. Enzo Taverniti – in posizione decisamente contraria a un provvedimento che riteniamo ingiustificato, arbitrario e dannoso per la storia futura e per l’economia e il lavoro dell’intero territorio ibleo.

 

Il provvedimento è anzitutto ingiustificato, perché – spiega Taverniti – non si cancellano con un colpo di spugna province sane e prosperose, efficienti e dinamiche, che dall’autonomia amministrativa hanno saputo nei decenni ricavare spazi di buona amministrazione e di preziosa supplenza rispetto all’evidente disattenzione dello Stato e della Regione nei confronti di un territorio già penalizzato dalla sua perifericità geografica e politica. Sarebbe stata equa e comprensibile una scelta che mantenesse tutte le province, contenendo gli sprechi di quelle non virtuose, ovvero ne prevedesse una integrale sostituzione con l’istituto dei liberi Consorzi fra Comuni, che era stato peraltro opportunamente concepito quale alternativa democratica di contenimento della spesa nel mantenimento del valore costituzionale delle autonomie locali.

 

Il provvedimento è altresì arbitrario, – aggiunge il Presidente dell’Associazione degli Industriali iblei – poiché fissa parametri di salvataggio, come la mera dimensione territoriale e la popolazione residente,  che sono privi di una logica chiara e funzionale. La scelta originaria, che garantiva le province con più di 300 mila abitanti, compresa Ragusa, è stata poi modificata e innalzata a 350 mila abitanti, se non per pura casualità, per ragioni di esclusiva contabilità di Stato, che nulla hanno a che vedere con la razionalità dell’organizzazione democratica del territorio secondo logiche di reale efficienza ed efficacia amministrativa, e di coerenza identitaria ed economica con le vocazioni oggettive dei diversi territori.  

 

Il provvedimento è infine dannoso – conclude Taverniti – per il futuro complessivo, e non solo economico e occupazionale, dell’area iblea. I parametri di salvataggio nulla prevedono, infatti, riguardo a quello che avrebbe dovuto essere il criterio principe per una valutazione circa l’opportunità di mantenere in vita una provincia, ovvero la sua dimostrata capacità di gestione sana ed equilibrata delle risorse pubbliche ad essa destinate. Nessuna distinzione fra province virtuose e province inefficienti. Nessuna considerazione per gli effetti veri e reali degli eventuali accorpamenti, che nel caso nostro porterebbero gli attivi della provincia iblea, piccoli in assoluto  ma significativi in relazione alle sue dimensioni, a compensare (solo) una parte dei passivi generati dagli sperperi altrui.

 

Si è chiesto, il Governo nazionale, se la scomparsa della Provincia di Ragusa produrrebbe davvero un risparmio o, piuttosto, non contagerebbe la mala gestione altrui anche a un territorio finora virtuoso? Si chiederà il Governo regionale, quando sarà chiamato a recepire la norma nazionale, se sia  conveniente per la finanza pubblica, e per il ruolo che una popolazione onesta e laboriosa potrebbe ancora svolgere nella sua autonomia per la crescita del contesto siciliano, subire le scelte deliberate a Roma senza fare un uso lungimirante del suo Statuto speciale?

 

Confindustria Ragusa, per le ragioni sopra esposte, contesta i contenuti del provvedimento nazionale, e sollecita le rappresentanze politiche e istituzionali e le parti sociali della provincia di Ragusa ad unirsi nel collaborare per impedire l’ennesima spoliazione del nostro territorio e per evitare a Ragusa e alla sua provincia l’umiliazione e il danno di un triste destino di periferia delle periferie.

 

 

 

 

 

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