CONCLUSA IERI MATTINA L’OPERAZIONE CAMEMI

Due giorni di grande emozione per il ricordo dei caduti di Camemi, la contrada sulla provinciale Ragusa-Mare dove nel 1943 durante lo sbarco e l’avanzata degli alleati verso l’entroterra ibleo e la Sicilia caddero numerosi militari italiani che difendevano quelle postazioni primo fra tutti perché comandante della guarnigione il capitano Giunio Sella. Prima un convegno magistralmente condotto dal prof. Giuseppe Miccichè uno dei maggiori storici non solo siciliani di quel periodo (dall’avvento del fascismo al dopoguerra) e poi con la posa della lapide in onore dei caduti sul Fortino di Camemi.

Il tutto organizzato dal consulente del sindaco Cilia con l’apporto di Mario Nobile direttore del museo dell’Africa orientale e di Salvo Marino un appassionato di storia patria che in estate abita a Camemi e che è stato l’artefice di questa organizzazione di eventi che hanno trovato il sindaco Dipasquale pronto a recepire il suggerimento invitando anche la nipote e la pronipote del capitano Sella Attilia e Gianrita con cui abbiamo lungamente parlato del grande ricordo di Giunio che ovviamente non hanno conosciuto ma la cui grande figura di eroe ha aleggiato sempre in famiglia che sono venute da Novara ad assistere a questi due grandi momenti.

C’erano anche a Camemi i vertici dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa, delle Associazioni combattentistiche e d’arma. Esponenti della famiglia Spadola proprietaria della tenuta di Camemi dove aveva sede la guarnigione italiana ed un picchetto di fanteria della Sommaruga di Catania che ha reso ai caduti gli onori militari dopo l’alza bandiera. Insomma un serie di eventi tutti legati fra di loro che hanno reso particolarmente emozionanti questi due giorni trascorsi nel ricordo, nella memoria e nel grandissimo rispetto per i tanti giovani che hanno immolato la loro vita per la Patria.

E’ forse per questo che gli organizzatori hanno invitato alla cerimonia due scolaresche che hanno visitato anche il fortino con aria sbigottita perchè nulla sapevano di queste strutture di guerra, mentre il presidente dell’Associazione combattenti Cap. Di Quattro, fra le lacrime, sussurrava: “Mai più fortini”. (Franco Portelli)

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