È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
Con Art.1 MDP, per riprendere il cammino: Insieme, nessuno escluso!
01 Lug 2017 15:32
La crisi del Centrosinistra in Italia, in transito probabilmente verso una riappropriazione del “trattino
di unione/distinzione”, è una crisi di tipo politico, poiché di fatto
scaturisce dalla degenerazione dei valori di quella già individuata via
riformista oggi improvvisamente e bruscamente interrottasi. Così, nel momento
in cui si vuol riprendere il cammino unitario, Insieme!, dovrà esser chiaro che non sarà certamente sufficiente il
solo parlare di nuovo Centro-Sinistra per ridare fiducia al popolo che di tale categoria ideale dovrebbe essere
anima; così come appare ben più difficile pensare che questo possa minimamente bastare
per allettare l’eventuale semplice elettore. La domanda è retorica ma non
troppo: Innanzitutto, c’è bisogno di Sinistra, oggi?
In concretezza, è preferibile fondare l’analisi su un tipo
di risposta che non sia scontata, articolando qualcosa in più di un semplice Sì, No, Forse: ci tocca apprendere
materialmente che in questa società vi sono dei “bisogni” a cui la Sinistra
potrebbe, anzi senz’altro dovrebbe, rispondere. Lo sguardo più ampio suggerisce
che tali necessità siano competenza, in generale, di una Politica che deve
riappropriarsi di valori, a Scicli, come a Bruxelles. La politica deve ridare
spazio nei suoi programmi all’etica sociale, attualizzare le ideologie e
progettare per il futuro, approntandosi verso un percorso che sia innanzitutto
di solidarietà. Solo in questi termini, riacquisiti cioè i connotati nobilmente
politici, sarà il rappresentato stesso a individuare cosa è Sinistra e cosa non
lo è, addirittura scorgendo un eventuale Centrosinistra laddove i suoi
interpreti stessi non ne abbiano ancora evidenziato la piena categoria formale.
Il rovescio di questa prospettiva è la continuazione annichilente nello stagno
aggrovigliante dell’esclusione progressiva, in un fangoso sistema privo di
rappresentatività reale.
Articolo Uno MDP, deve voler rappresentare chi da tempo non
lo è più stato, chi non fa società. Il Movimento ha una sola ragion d’essere, ed
è un pregio rispetto alla più rodata forma partitica, che è quella di approdare
più velocemente alle dinamiche di inclusione e attivismo. In altre parole, si
sceglie la labilità organizzativa solo in funzione dell’ampliamento della
partecipazione, cercando addirittura una strutturale contaminazione di idee. Siamo alle origini di una ulteriore crisi,
quella del valore individualista, ma perché l’epidemia esploda sarà necessario
predisporre propedeuticamente le reti opportune all’interno delle quali possa
svilupparsi un sistema virtuoso di collaborazione e comunicazione. Solo all’interno
della comunità la singola persona progredisce. I promotori di Articolo Uno sono
tutti degli ex, ed è quindi ragionevole attendersi da questi una onesta analisi
in spirito di autocritica. Siamo tutti responsabili, in un modo o in un altro,
per gradi ascendenti, del fallimento politico degli ultimi venti anni. Perché
abbiamo sbagliato? La riflessione utile per una sincera risposta a questa
domanda non prescinde dall’aggiornamento ideologico dottrinario della Sinistra.
Non che i testi fondanti non siano più utili, si badi bene, piuttosto si
auspica che tali testi vengano declinati secondo le esigenze della
quotidianità. Opera, quest’ultima, forse troppo trascurata nel corso degli
ultimi decenni. Solo per mezzo di una riflessione di questo genere troveremo
risposte sensate alla montante antipolitica. Articolo Uno deve interpretare i
bisogni eterni e quelli nuovi della società politica, soprattutto deve
addentrarsi fino alle inespresse esigenze di chi è stato escluso da questa, di
chi non può ancora accedere alla modernità, di chi è stato privato della dignità,
di chi non gode di un benessere minimo ovvio ad esser garantito per tutti.
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