COMPLESSA OPERAZIONE DI POLIZIA GIUDIZIARIA ECONOMICO-FINANZIARIA

“Operazione Ghost” è stato denominato così l’intervento della Guardia di Finanza – Comando Provinciale di Catania che vede protagoniste “società fantasma” che hanno tentato di truffare l’Inps. L’attività istituzionale che vede il Corpo impegnato in posizione preminente nella tutela della sicurezza economica e finanziaria dello Stato e dell’Unione Europea, è stata portata a termine con una complessa ed articolata operazione di polizia giudiziaria economico – finanziaria, diretta e coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltagirone, che ha consentito di disarticolare un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla truffa ai danni dell’Inps operante nei territori al confine tra le province di Catania e di Ragusa ed in particolare tra Mazzarrone, Caltagirone, Grammichele, Vittoria, Acate e Comiso. Il Generale Ignazio Gibilaro (nella foto), comandante provinciale – Catania, ha illustrato che: “Sul versante del sistema delle truffe ai danni dell’Inps, le attività ispettive condotte dalle fiamme gialle di Caltagirone, in stretta collaborazione con gli ispettori dell’Inps di Palermo e Ragusa che hanno messo a disposizione i documenti che le imprese indagate hanno prodotto per attestare la disponibilità, l’ubicazione e l’estensione dei terreni in relazione ai quali sono state denunciate le giornate lavorative, hanno consentito di accertare l’assoluta falsità della documentazione prodotta dalle imprese agricole coinvolte nell’indagine compresi i contratti di appalto per servizi agricoli. L’attività investigativa scaturisce da una serie di verifiche fiscali intraprese dalle fiamme gialle calatine nei primi mesi del 2009 nei confronti di alcune società di capitale con sede a Mazzarrone e operanti nei settori dell’edilizia, della produzione del calcestruzzo e in quello dell’agricoltura. Nel corso dell’attività ispettiva è emerso che, in realtà, si trattava in gran parte di società “cartiere”, vale a dire società prive di alcuna struttura aziendale ed effettiva operatività, amministrate giuridicamente da cc.dd. “teste di legno”, soggetti all’oscuro di tutto nonché nullatenenti, con una brevissima vita economica, di solito non superiore all’anno, generalmente conseguente al fallimento o alla cessazione dell’attività. L’Inps ha disconosciuto tutte le prestazioni erogate a favore dei dipendenti delle società indagate, complessivamente più di 1200 i lavoratori dichiarati dalle imprese “fantasma” nei cui confronti l’istituto di previdenza ha attivato le procedure di recupero delle somme erogate che, secondo quanto accertato dalle fiamme gialle, corrispondono a circa 5 milioni di euro. La metodologia utilizzata era quella di certificare fittiziamente la presenza dei braccianti agricoli su dei terreni per lo svolgimento delle attività lavorative in campo agricolo, permettendo ai “finti” lavoratori tutti residenti tra Mazzarrone, Comiso, Acate e Caltagirone, in base alle giornate lavorative dichiarate, di avere indebitamente accesso alle indennità erogate dall’Istituto di previdenza sociale (disoccupazione, assegni familiari, contribuzioni pensionistiche e prestazioni per malattie e maternità). Aggiungo che la capacità investigativa coordinata fra le Istituzioni attraverso un modello congiunto di indagine fiscale e penale ha consentito di ottenere questi risultati. Il Procuratore Capo Giordano, che sta procedendo senza tralasciare alcun dettaglio e soprattutto con sollecito, ha voluto personalmente essere l’intestatario del fascicolo a testimonianza di quale sia e come è avvertita la pericolosità fiscale. Ha reso inoltre possibile una ulteriore sinergia in quanto l’Ispettorato dell’Inps di Palermo ci ha fornito dati determinanti per ricostruire il profilo”. “Tuttavia – ha ribadito il Generale –  questa fase non è ancora conclusa”.  Oltre 50 persone le persone indagate, tra le quali, a titolo di concorso, un notaio, un commercialista e tre consulenti del lavoro che avrebbero fornito ai promotori del sodalizio criminale le competenze e l’assistenza tecnica necessaria per porre in essere le complesse operazioni contabili e finanziarie poste alla base del sistema truffaldino. Il Capitano Giuseppe Garofalo, comandante della Compagnia di Caltagirone, ha spiegato che: “L’organizzazione criminale ha potuto realizzare il complesso sistema truffaldino proprio attraverso l’utilizzo di tutte queste “società fantasma” alle quali erano attribuiti compiti con specifiche finalità dettate dal disegno criminoso in quanto prodromico all’evasione dell’imposta stessa ed al conseguente vantaggio patrimoniale per coloro i quali ne gestivano le fila. In particolare, grazie anche ad una serie di perquisizioni locali e domiciliari disposte nel corso delle indagini dalla Procura della Repubblica di Caltagirone presso le sedi legali delle società e le abitazioni dei rispettivi rappresentanti legali, è stato possibile rinvenire una copiosa documentazione contabile ed extracontabile finita sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle di Caltagirone che sono riusciti a risalire, nonostante la promiscuità del modus operandi del sodalizio criminale, tra liceità ed illegalità delle operazioni commerciali poste in essere, tale da rendere arduo ogni tipo di verifica da parte degli organi preposti al controllo, ad alcune società “filtro” che operavano, all’apparenza formale, con un sistema del tutto regolare. Da un’attenta analisi, però, è emerso che il fine principale della loro costituzione era di riuscire a camuffare i proventi di tutte le operazioni riconducibili alle illecite attività poste in essere dalle numerose società cartiere ad esse collegate”. Il Comando della GdF ha comunicato che: “Si tratta, in definitiva, di due società con sede a Mazzarrone e operanti, la prima, nel settore della produzione del calcestruzzo e, la seconda, nel settore della raccolta e della commercializzazione di prodotti agricoli con un’apparente regolarità nella tenuta delle scritture contabili, che hanno sempre puntualmente presentato le dichiarazioni ai fini II.DD. e I.V.A., svolto la normale attività con acquisti e cessioni regolarmente effettuate ma con un costante credito di I.v.a. o, comunque, con una ridotta esposizione al debito d’imposta”. L’ampiezza dell’evasione perpetrata dalle società verificate ha portato alla denuncia presso la Procura della Repubblica di Caltagirone di cinquanta persone, tra amministratori soci, professionisti e falsi braccianti agricoli per violazione alle norme che sanzionano penalmente l’evasione fiscale e la truffa ai danni dello Stato. Tra questi, 42 soggetti sono stati anche denunciati per aver utilizzato o emesso fatture per operazioni inesistenti ammontanti complessivamente a circa 33 milioni di euro. Nei confronti dei promotori del sodalizio criminale la Procura della Repubblica di Caltagirone ha disposto il sequestro di beni aziendali e personali direttamente loro riconducibili per un valore complessivo di euro 5 milioni. All’alba di ieri i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Caltagirone – guidati dal Capitano Garofalo – hanno eseguito i provvedimenti dell’Autorità inquirente ponendo i sigilli oltre alle due imprese di Mazzarrone operanti nel settore del calcestruzzo e in quello della commercializzazione dei prodotti agricoli, anche ad un centro sportivo gestito direttamente dagli indagati nonché sequestrato i conti correnti e gli immobili di loro proprietà. L’attività di verifica delle Fiamme Gialle ha, infine, consentito all’Erario di recuperare a tassazione ricavi non dichiarati ai fini delle imposte sui redditi ed imponibili ai fini dell’imposta sul valore aggiunto ammontanti a circa 22 milioni di euro per un’Iva complessivamente dovuta pari a 8 milioni di euro. (Margherita Montalto)

 

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