Cava d’Ispica, viaggio nel cuore archeologico della Sicilia con gli occhi di Paolo Orsi

Di Saro Distefano

Paolo Orsi, il più grande archeologo italiano, assume la carica di Sovrintendente a Siracusa (allora unica Soprintendenza di Sicilia) nel 1988. Andrà la prima volta a Cava d’Ispica cinque anni dopo. E ne rimarrà per sempre affascinato. Nel 1905 scrive un articolo per il settimanale Corriere del Trentino (lui che era di Rovereto ed era rimasto assai legato alla terra d’origine) nel quale descrive la passeggiata a Cava d’Ispica e lo firma “Paolo Orsi, Siculus”, una vera e propria dichiarazione d’amore verso la Sicilia tutta e per questo spicchio – tra Modica e il mare – in particolare.

Riprendendo l’articolo del 1905 del grande archeologo, il suo collega Giovanni Di Stefano ha pubblicato per i tipi de “Le Fate” un prezioso gioiellino editoriale. Al testo di Orsi ha infatti fatto seguire un suo commento (certamente alla luce delle tante campagne di scavo a Cava d’Ispica in questi oltre cento anni di attività archeologica), e l’ha poi ulteriormente arricchito con un ponderoso apparato fotografico. Si tratta di una decina di foto d’epoca, tratte da un album privato di una famiglia che ai primi del secolo scorso fece una passeggiata nel grandioso canyon di 13 chilometri, integrate da decine di foto attuali, scattate da Vincenzo Giompaolo che ha percorso lo stesso itinerario di Paolo Orsi e su questo ha scelto le prospettive per impressionare il sensore della sua fotocamera.

Ne è scaturito un libretto snello ed elegante, interessante ed utile, sia ai professionisti della scienza archeologia che ai lettori tutti.

La dimostrazione si è avuta durante la presentazione del volume, alla Libreria Paolino Ubik di Ragusa, con una bella relazione di Di Stefano e le tante domande arrivate dal pubblico, evidentemente interessato a Cava d’Ispica e all’intera attività archeologica iblea.

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