Un nuovo gruppo sanguigno umano, mai documentato prima, è stato identificato in una paziente originaria della Guadalupa. La scoperta, definita «straordinaria» dagli esperti, è stata annunciata dall’Istituto Francese del Sangue (EFS) e ufficializzata nel giugno scorso a Milano, dalla Società Internazionale di Trasfusione di Sangue (ISBT). Il nuovo gruppo, denominato “Gwada negativo”, è attualmente l’unico […]
Bullismo a scuola, due ragazzi coinvolti: per il primo la messa alla prova, per il secondo 1 anno e 6 mesi di libertà controllata
07 Giu 2025 12:25
Il processo è stato celebrato ma non è però un processo reale. E’una simulazione di una udienza preliminare davanti al tribunale per i minorenni in composizione collegiale. L’hanno realizzata, da protagonisti, le ragazze e i ragazzi di prima e seconda della scuola secondaria Crispi-Vetri di Ragusa. Toghe indossate, collegio composto, pubblica accusa, cancelliere e avvocati, consulenti e i due imputati.
Una iniziativa promossa da genitori e famiglie e sposata dalla scuola e dall’associazione ‘Noi sull’aquilone’ onlus, in una proficua ed efficace comunione di intenti che prima di approdare “in aula” è passata dall’approfondimento con psicologi e pedagogisti, ha attraversato il dolore della vittima, esaminato le conseguenze penali e ha affrontato anche la prospettiva di una carriera nel settore dell’amministrazione della Giustizia.
Ciò che ne è scaturito, è un processo messo in scena in un’aula del Tribunale di Ragusa, sabato a partire dalle 10. Per un’ora, con grande partecipazione, i ragazzi hanno inscenato le parti dell’udienza. Di immaginario, solo i nomi dei protagonisti
Il caso
Una ragazzina viene presa di mira con minacce, insulti e atti persecutori; viene bersagliata anche sui social. Si isola, cambia i suoi comportamenti, vive in uno stato d’ansia. I due presunti ‘autori’ fondano anche un gruppo in classe, “uomini che odiano le donne”, La scuola si attiva a inoltra una segnalazione al Tribunale per i minorenni. Vengono coinvolti i servizi sociali e due assistenti sociali procedono ai colloqui con i due ragazzini e le loro famiglie.
Ogni parola, ogni comportamento è uno spunto di riflessione. Le ragazze che interpretano in aula il ruolo di assistenti sociali espongono la loro relazione. La prima racconta del contesto familiare sano. ll giovane coinvolto, è fratello minore di un ragazzo universitario. Ma su quanto accaduto alla compagna di classe, minimizza, sminuisce i fatti. Per l’’assistente’ l’approccio a quanto successo non gli permette ancora di trarne consapevolezza e elaborare la gravità di quanto commesso. Per il secondo ragazzo, coimputato, la narrazione è diversa; figlio unico con un buon dialogo con i genitori, ha ammesso le sue colpe, si dimostra rammaricato, è pronto a affrontare un progetto di recupero e di messa alla prova. Concluse le relazioni, si passa all’esame degli imputati
L’esame degli imputati
L’indole dei due ragazzini emerge speculare anche rispetto alle relazioni delle assistenti sociali. Il primo sostiene che sia la compagna di classe, la vittima troppo permalosa, “io non ho fatto niente di male”, in classe le ragazze contro i ragazzi e lei “che spingeva le altre a considerarci inadeguati a parlare con loro”. E contro di lei il dileggio anche sui social, “anche se il post l’ho eliminato dopo un paio di giorni”.
Il secondo ragazzino, invece esprime tutto il suo pentimento, ha realizzato la sofferenza provocata e spera di potersi scusare con la compagna di classe. “Non mi ero reso conto di quanto stava soffrendo. Sembrava divertente prenderla in giro. Poi ho capito, e mi pento di tutto ciò che ho fatto”
La pubblica accusa e le difese
Sintetizzando, il pm esprime parere favorevole per la messa alla prova del ragazzino pentito. Un anno convertito in 2 di libertà controllata, invece per il giovane non consapevole, ancora, del male fatto. La difesa del primo insiste sulla messa alla prova per la sospensione del procedimento; la difesa del secondo chiede il giudizio abbreviato cercando di spostare l’attenzione sulla mancata prova che il ragazzo sia colpevole.
Il giudizio
Il collegio di ritira, sentenziando per il primo la messa alla prova, per il secondo 1 anno e 6 mesi di libertà controllata con diverse prescrizioni: l’obbligo di presentazione settimanale alla pg, il divieto di allontanamento e un percorso di recupero.
L’impressione che si ricava dalla rappresentazione, è che la proprietà di linguaggio e di esposizione, non derivi solo dall’affiancamento di professionisti, ma dalla consapevolezza del tema trattato, in ogni parte del processo affrontato. Una lezione profonda per i ragazzi e per le famiglie che merita attenzione e riflessione. Tra gli ospiti, il sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassì e l’assessora alla Pubblica istruzione del Comune di Ragusa, Catia Pasta. A seguire i ragazzi in aula con la dirigente scolastica Maria Grazia Carfì, anche il giudice Giovanni Giampiccolo e la pm Concetta Vindigni. I giovani hanno beneficiato della collaborazione di Italo Alia, Isabella Salerno, Maria Berretta, Francesco Pannuzzo, Virginia Di Stefano, Uccio Triplinetti, Gianni Cassì, Maria Cartia e Giovanni Favaccio.

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