BENVENUTI NELL’ANTROPOCENE: SIAMO ENTRATI IN UNA NUOVA ERA… MA NON E’ UNA BELLA NOTIZIA

Molti non hanno idea di che cosa significhi, alcuni ne hanno sentito parlare, per i più scettici è pura fantascienza:  Paul Crutzen però l’ha detto, “Benvenuti nell’Antropocene!”.

Proprio così, Antropocene, un termine che per la prima volta fu usato circa dieci anni fa dallo scienziato olandese Crutzen, vincitore di un premio Nobel grazie alle sue scoperte sulla decomposizione dello strato dell’ozono.
Ufficialmente
adesso siamo nell’Olocene, l’era in cui circa sette miliardi di esseri umani vivono e che è iniziata oltre undici millenni fa, con il terminare dell’ultima glaciazione. Secondo il chimico olandese però quest’era in cui crediamo ancora di vivere è finita con la Prima Rivoluzione Industriale, con l’invenzione del motore a scoppio perché è proprio in quel periodo, intorno al 1750, che l’uomo ha iniziato a  modificare le caratteristiche naturali del nostro pianeta come solo le grandi forze della natura erano prima riuscite a fare.

L’Antropocene sarebbe dunque una nuova era geologica: quella in cui l’uomo, da solo, governa l’evoluzione e modifica radicalmente il ciclo del carbonio come quello dell’acqua, la concentrazione del piombo come quella dell’ozono. L’uomo è abbastanza tecnologico, come dire “troppo avanti”, da riuscire con le sue sole forze a modificare l’aspetto del nostro pianeta ma cosa ancora più importante, il clima. Così tecnologico da stravolgere la Terra ma non così saggio da riuscire a controllarne i cambiamenti, per la maggior parte involontari, ma che secondo scienziati, studiosi ed esperti potrebbero nel giro di qualche anno minacciare il futuro dell’umanità fino a farla estinguere.

Alcuni hanno parlato di terrorismo psicologico, di previsioni da “The Day after Tomorrow” ma i dati parlano chiaro, sono sotto gli occhi di tutti e sono impossibili da negare:  “Nel secolo scorso – scrive Crutzen – la popolazione è quadruplicata fino a raggiungere i 6 miliardi di individui attuali. La superficie coltivata è raddoppiata, quella irrigua è quintuplicata, la produzione industriale è aumentata di quaranta volte, mentre diminuivano le foreste e le specie dei grandi animali. La minaccia più grave, tuttavia, viene dal clima. La quantità di gas serra emessi dall’uomo ha superato i livelli dell’intero Quaternario e nessuno sa quali potranno essere le conseguenze. Il cambiamento, inoltre, è stato decine di volte più rapido dei cambiamenti più bruschi avvenuti negli ultimi 740 mila anni. I livelli di anidride carbonica e metano sono i più alti mai registrati negli ultimi 15 milioni di anni. Stiamo rendendo il pianeta nel suo complesso più umido e nuvoloso e l’umidità aggiunta partecipa anch’essa al riscaldamento globale.

La situazione è dunque chiara: l’uomo senza un minimo di criterio continua a sfruttare il Pianeta che lo accoglie. Lo deturpa, è una continua violenza e Lei, la Terra, pare che sia arrivata a quel limite di sopportazione massimo poiché secondo gli studiosi, se il riscaldamento globale raggiungerà i 5° centigradi entro la fine del ventunesimo secolo, il livello delle acque si alzerà di circa sette metri, e sommergerà gran parte delle aree abitate. Di nuovo.

Questi sono i fatti. Questa la realtà che però ancora molti si ostinano ad ignorare continuando imperterriti a sfruttare, sprecare, inquinare, costruire. Secondo Globaia, un’organizzazione  canadese per  l’educazione ambientale fondata dall’antropologo Felix Pharand, è arrivato il momento di porsi il problema dell’esistenza dell’Uomo: su questo pianeta  vivono sette miliardi di persone e nel 2050 saranno  nove miliardi con un  impatto umano sulla natura  che sarà  più devastante di quello che è ora: “L’era dell’uomo  – si legge sul sito dell’organizzazione – che si avvia a diventare il vero problema del pianeta è l’ Antropocene. Occorre quindi ripensare partendo da subito, anche nel nostro piccolo , ad un nuovo modello di sviluppo. Pena la scomparsa della biodiversità umana.”

E noi nel nostro piccolo, dal Nostro giornale locale on line ci teniamo ad informare i nostri lettori di una cosa che riguarda il ragusano, così come riguarda l’americano, l’australiano e ogni individuo su questa Terra. Perché come ci ha ricordato Massimo Buggea, responsabile nazionale UISP (Lega attività subacquee),  “l’’idea deve essere divulgata alle coscienze di chi ci governa a qualunque livello: forse è l’istinto della sopravvivenza della specie, che anche in questo modo , con l’ informazione, visto che siamo esseri superiori, abbiamo obbligo di produrre.”

 

 

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