BARDANA (ARCTIUM LAPPA)

–         Ecco, piglia questo!

–         E tu allora, beccati questo! Preso!

–         Ho vinto io!

–         No, caro, ho vinto io! Ti ho riempito la maglia di ‘petole’. Contale.

Petola’ si dice anche di persona cui non si riesce a togliersi d’attorno, petulante e importuna.

Il gioco infantile di tirarsi gli acheni della bardana (lappole), ha suggerito  a qualcuno, osservatore e col bernoccolo degli affari di inventare  il velcro. Oggi non se ne potrebbe più fare a meno. Più pratico del bottoni e delle cerniere e usufruibile in una infinità di soluzioni.

La bardana cresce in tutta Italia dal mare alla fascia montana, specialmente tra i ruderi, sulle macerie, in luoghi incolti, lungo i bordi delle strade e le scarpate. È una pianta biennale, appartiene alla famiglia delle Asteracae. La radice è a fittone; il fusto  è eretto e peloso, molto ramificato. Le foglie sessili, sono glabre nella parte superiore e biancastre in quella inferiore, ruvide al tatto. L’infiorescenza è costituita da capolini sferici riuniti a corimbi (mazzi). I fiori sono del tipo tubuloso.

E’ interessante l’origine del nome,  che Carlo Linneo (1707-1778),  diede alla pianta nel 1753, quando la classificò. Lappa pare derivi da llap che in celtico significa mano, oppure dal greco labein (attaccarsi), in riferimento al fatto che  l’achenio si attacca ai vestiti  e ai peli degli animali.

La pianta è commestibile.

La bardana è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche. È depurativa e sudorifera; stimolante la secrezione della bile (coleretica) ed anche efficace nell’eliminazione dell’acido urico, quindi cura la gotta, antibiotico esterno (la sua efficacia è diretta  soprattutto  verso i batteri Gram-positivi); ipoglicemizzante.

Il suo impiego, però, è particolarmente efficace in applicazioni esterne e, allo stato fresco, nei casi di foruncolosi, ascessi (anche dentari), varie dermatosi, per attenuare o ridurre i dolori reumatici e della gotta, nei casi di calcoli alla vescica e del diabete.

Per uso interno si usa come decotto (radici essiccate o fresche); polvere (radice secca pestata finemente, mescolata a miele, marmellata, ecc.);  infuso ( come depurativo, la radice sminuzzata); vino (radice macerata nel vino per 10 gg); sciroppo (con la radice fresca); estratto fluido (in farmacia);  elisir (in farmacia, preparazione galenica).

Uso esterno: le applicazione esterne di bardana fresca sono conosciute dai tempi antichi e utilizzate nelle dermatosi squamose, nella seborrea e nell’acne. Nella foruncolosi la bardana si dimostra praticamente insostituibile: toglie il dolore in breve tempo, fa abortire il foruncolo e previene la formazione di altri. Si prepara un cataplasma cuocendo la radice della pianta (meglio se fresca) in poca acqua e, quando sarà completamente evaporata,  si schiaccia con una forchetta e la pasta ottenuta si applicherà fra due garze, sulla parte malata, tenendovela il maggior tempo possibile, ma non meno di mezz’ora.

Sulle ulcere e le piaghe difficili da cicatrizzare, è buona cosa applicare delle foglie fresche  direttamente a contatto con la parte da curare e si fascia rinnovando la medicazione due volte al giorno. Per le emorroidi servono le foglie cotte nel latte e quando è evaporato tutto si stendono su una pezza e si applicano alla parte, lasciandovela il più a lungo possibile.

Foglie fresche curano bene anche la borsite, si applicano sul ginocchio, o spalla, o gomito, le foglie fresche e si fascia.

Per i dolori reumatici della gotta e altri tipi di dolore si trova giovamento con l’applicazione di foglie e radici siano esse cotte nell’acqua, latte o crude, ci sarà sempre un miglioramento.

La bardana è una pianta poco considerata, ma straordinaria. Teniamone conto.

 

 

 

 

 

 

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