BARCONE CON QUARANTA CLANDESTINI A PUNTA SECCA

Mentre infuria la polemica circa il dirottamento all’aeroporto di Comiso dei clandestini tunisini (4 mila circa ed altri quattro mila in arrivo) con la maggioranza delle forze politiche che dicono sì alla missione umanitaria ma, (come avvenne con i kosovari) lo Sato deve garantire i diritti dei cittadini ragusani ad avere come giusta e legittima contropartita il completamento delle pratiche burocratiche senza lungaggini dell’aeroporto degli iblei e l’accelerazione degli atti per l’autostrada Ragusa-Catania, anch’essa nelle secche della burocrazia romana, continuano gli sbarchi anche via mare dei clandestini tunisini che appena arrivati chiedono asilo politico per le vicende del paese del nord-africa in questi ultimi giorni. Nella foto di Gianni Giacchi si capisce che alcuni fuggono appena arrivati in terra iblea, ma altri che conoscono le norme (come ad esempio a Lampedusa) vanno incontro volentieri alle forze dell’ordine perché la tutela delle leggi internazionali c’è tutta in quanto rifugiati politici per i quali, una volta accertata la qualifica non scattano i rigori della legge Bossi-Fini con l’identificazione e l’eventuale espulsione dal territorio italiano perché, appunto, rifugiati politici. La barca di Punta Secca secondo alcune testimonianze raccolte da noi sui luoghi dello sbarco, portava una quarantina di persone e fra queste pare delle donne, alcune delle quali si sarebbero sparpagliate sul territorio facendo perdere le loro tracce sulle quali sono i Carabinieri di Santa Croce. Vedremo nelle prossime ore se altri sbarchi ci saranno nella nostra zona mentre a Pozzallo e Rosolini sono previsti altri arrivi provenienti da Lampedusa.

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