AEROPORTO DI COMISO: D’ALEMA, RIGGIO E DIGIACOMO NON SIAMO STATI TOTO’ PEPPINO E “L’AMERICANO” DELLA FONTANA DI TREVI

In queste ultime settimane debbo riconoscere che parecchi obiettivi sono stati raggiunti: l’aeroporto di Comiso è diventato tema di dibattito centrale e continuativo su tutti i quotidiani e televisioni di rilevanza regionale e nazionale, con interventi della politica di analoga caratura. Non solo, ma ha portato alla luce le reali problematiche del sistema aeroportuale italiano, dei cosiddetti aeroporti regionali, relegando a mero fatto formale  la questione del sedime aeroportuale. E’ proprio il presidente dell’Enac Vito Riggio a dichiarare che nella classificazione di Comiso come aeroporto nazionale o regionale la questione demanio non c’entra nulla. Finalmente! Intanto voglio ricordare all’amico Riggio che fu proprio lui a firmare l’accordo di programma quadro (insieme con Cuffaro e Berlusconi) nel quale, confermando lo schema predisposto  dai governi Capodicasa e D’Alema, indicavano in Comiso il nuovo aeroporto siciliano internazionale di secondo livello con vocazione turistica e merci (turisti da ogni parte del mondo, ovviamente, pomodorini per ogni parte del mondo, naturalmente). Nell’accordo di programma quadro, che porta la firma di Vito Riggio (accompagnata da una sua telefonata personale che mi riempì di gioia) si stabiliva unilateralmente che Comiso, cioè il suo Comune, dovesse farsi carico di essere “stazione appaltante e  beneficiaria finale dell’opera”. Il decreto dell’allora assessore regionale ai trasporti e attuale presidente dell’Ars Francesco Cascio, inoltre, impose al Comune di trovare nel più breve tempo possibile un soggetto gestore.  Ora questo grande onore di essere appaltanti e proprietari, tuttavia sollevò in noi alcune preoccupazioni.  In Italia, quando appalti un lavoro per una grossa opera hai buone possibilità che il costo finale di questa diventi il doppio del costo preventivato dal progetto. Quando va bene, perché quando va male può costare anche dieci o venti volte, e il Belpaese è pieno di questi “nobili” esempi.  In Italia, inoltre, quando hai avuta consegnata l’opera, l’impresa che l’ha costruita, solitamente ti fa una bella causa dove ti chiede il pagamento di opere eseguite e non debitamente remunerate, almeno secondo loro. In Italia, in questo tipo di controversie, hainoi! la stazione appaltante è soccombente almeno sette volte su dieci. Né, a proposito dei fondi comunitari, c’è la possibilità di utilizzare i ribassi d’asta perché, come insegna Comiso, subito dopo la gara d’appalto, giustamente, i soldi eccedenti dopo il ribasso vennero disimpegnati e dirottati verso altre misure ed altre opere. Queste non erano e non sono ipotesi peregrine, tant’è vero che il Comune di Comiso, oltre a svariati milioni di euro di cofinanziamento si è dovuto sobbarcare anche svariati milioni di euro di sovrapprezzi, riconosciuti come legittimi all’impresa esecutrice dei lavori. In tutto questo devo riconoscere che Enac è stata parte attiva, qualificata e diligente: senza Enac e i suoi uomini non avremmo potuto progettare un aeroporto così bello, moderno, efficiente. Parlo di un aeroporto internazionale di secondo livello e parlo di una prestazione di Enac finalizzata alla realizzazione di questo tipo di aeroporto (prestazione, tra l’altro, regolarmente fatturata da  Enac e regolarmente pagata da Comiso). Ma,diciamolo chiaramente: il governo nazionale, regionale e l’Enac ci imponevano questi onori e oneri ma noi come Celestino V facevamo il gran rifiuto? Dopo avere rotto le scatole al mondo intero che il territorio voleva un aeroporto dove c’erano stati missili nucleari e popoli distrutti da pulizia etnica? Dovevamo essere vili o accettare questa dolce imposizione? Grazie al cielo, fino ad adesso, con enormi sforzi, la stazione appaltante, il Comune di Comiso, ha onorato tutti gli impegni economici e giuridico amministrativi  nei confronti dello stato,della regione, dell’impresa,  di Enac, dei terreni espropriati e dei professionisti interessati. Non abbiamo onorato l’impegno nei confronti dei comuni di Vittoria e Chiaramonte, che si sono visti vincolati buona parte del loro territorio, cosa che dobbiamo fare al più presto.  Andiamo ora alla seconda cosa cui ci obbligava l’accordo di programma quadro e il conseguente decreto dell’assessore Cascio: trovare il soggetto gestore che facesse funzionare l’impianto. Dovevamo fare una gara europea. Mettevamo in gara una struttura  in via di completamento e la previsione della sue possibilità economiche e commerciali (ipotesi, non certezze) attraverso la redazione di un business plan a cura del prof. Marco Vitale. Nella gara europea mettemmo in modo trasparente a disposizione tutto il materiale che avevamo nel quale, ovviamente, si parlava di un aeroporto internazionale di secondo livello a vocazione turistica e merci. Non c’è alcun bisogno di dire che nel business plan non era previsto alcun costo relativo ai servizi che lo stato deve erogare a un aeroporto di siffatta tipologia e che questo studio era stato pubblicamente presentato  alcuni mesi prima della gara, oltre ad essere il documento fondante della gara stessa. Evidentemente Comiso è stato ritenuto un buon affare, se è vero com’è vero che  due partecipanti si sfidarono a suon di milioni e milioni di euro. Tutto all’insegna della trasparenza e della buona fede, tutti costantemente informati l’uno di che cosa faceva l’altro e quando avevamo dei dubbi ci rivolgevamo all’Avvocatura dello Stato. E’ vero o non è vero quello che dico, caro amico presidente Riggio, perché se non fosse così, fin da allora io, tu, Andrea Scuderi, Marco Vitale, Salvatore Sciacchitano, Gianni Scapellato, Luciano Abbonato, saremmo stati una sorta di associazione a delinquere che ha preso in giro il gestore privato non informandolo che c’era una bella cartella da accollargli alla fine della fiera ,con svariati e svariati numeri di zeri. Te l’immagini, caro presidente Riggio, io, tu, Vitale, Scuderi, come Totò e Peppino e l’americano della Fontana di Trevi? La verità è che anche qui i nostri padri non si sbagliarono: “Pacta servanda sunt”. E i patti erano che questo aeroporto dovesse rappresentare la più grande novità infrastrutturale di questa parte del Mediterraneo, pronto a ricevere e a rimandare traffici di respiro intercontinentale e non solo. Tanto che sia D’Alema, sia tu, sia io,  sia l’amico Gianni Puglisi ,magnifico rettore dello IULM e presidente della fondazione Banco di Sicilia, pensammo di varare, attorno all’aeroporto di Comiso, nell’ex base della morte, un grande centro studi, specializzazione e ricerca sul Mediterraneo. Anzi, la Fondazione ha già redatto un progetto preliminare e quindi ha già investito risorse per quest’idea veramente grandiosa. Altro che aeroporto regionale! C’è stata ininterrottamente una volontà politica di dargli un respiro e una valenza internazionale all’aeroporto di Comiso (oltre che emblematico della buona politica con l’intitolazione a Pio La Torre). Insieme, caro Vito, ti ricordi, l’abbiamo chiamato “la porta del Mediterraneo”. Spiegale queste cose a Matteoli e a Tremonti, che per quanto oberati da mille impegni troveranno un minuto per fare mente locale e per rimediare velocemente ad una figuraccia che stiamo facendo tutti,davanti al popolo e alla storia, e non so fino a che punto tutti siamo in buona fede. Tu e io certamente. Viceversa non sarebbe mancato modo, perché gli atti sono stati sempre unilaterali, di chiarire fin dall’inizio chi doveva fare la gara dei lavori, chi diventava il proprietario dell’aeroporto, chi doveva accollarsi le spese di vigili del fuoco ed Enav, chi doveva fare la gara del gestore, chi si doveva accollare le somme necessarie ai completamenti delle opere e ai cofinanziamenti, chi si doveva accollare i contenziosi. Chi, per esempio, si sarebbe dovuto accollare l’onere di risarcire un socio privato fino a questo momento fin troppo signorile e tollerante. Appunto, “pacta servanda sunt”, credetemi è meglio. D’altronde, l’accollo dello stato di pochi milioni di euro l’anno per il mantenimento dei servizi di assistenza al volo e di vigili del fuoco noi del territorio della provincia di Ragusa ci impegniamo a farli rientrare per dieci e venti volte  attraverso la produzione di una ricchezza sana come siamo tradizionalmente abituati a fare, senza lordure, senza tradire la fede pubblica, senza tangenti e collusioni con la criminalità organizzata. Anzi, ti dico, caro presidente, che in parte questa operazione è già avvenuta. Il campo di golf del Donnafugata resort, costato circa 80 milioni di euro e destinato a una clientela “tipicamente aeroportuale” (quindi nato in funzione dell’aeroporto di Comiso) quanto ha fatto introitare e farà introitare allo stato in termini di imposte,tasse,oneri etc? oppure qualcuno pensa che è stato costruito perché i miliardari internazionali ci arrivassero per svolgere i loro tornei da Catania con le gloriose autolinee Giamporcaro?  E quanti altri di questi investimenti potremmo attrarre? E quanti ne stiamo perdendo con questa maledetta confusione che stiamo facendo?

 

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