A Ragusa la temperatura media è salita di 2,2 gradi in cinquant’anni

Già a partire dalla classe quarta della scuola Primaria gli alunni cominciano a imparare la differenza tra meteo e clima. A giudicare dai diversi commenti sul caldo estremo di questi giorni di fine giugno in vari contesti, diversi ex bambini che hanno terminato da tempo gli studi fanno ancora confusione sull’argomento. 
Breve sunto: la meteorologia (che noi, per brevità, chiamiamo meteo) descrive le previsioni in un tempo limitato, molto più attendibili se non oltrepassano i tre giorni; la climatologia (per noi clima) studia le condizioni meteo in un tempo non inferiore ai trent’anni. 
Questa premessa è necessaria, perché i cambiamenti delle condizioni dell’atmosfera del nostro Pianeta non sono un’invenzione, ma una realtà con cui fare i conti, purtroppo anno dopo anno. Dire che “da noi faceva caldo anche quand’eravamo piccoli” non ha un nesso scientifico. E’ soltanto ignoranza allo stato puro.
Circa un anno fa l’Istat aveva fatto il punto sulla raccolta di 17 anni di dati su Ragusa (2006-2022), un periodo non sufficiente a certificare i cambiamenti climatici in atto, ma propedeutici a capire quanto sta succedendo. Ieri, il corriere.it ha rivelato in esclusiva 284 milioni di dati raccolti da ilmeteo.it dal 1975 al 2024 nei 107 capoluoghi di provincia. Tutti i giorni, tutte le ore. Un arco temporale di cinquant’anni è sufficiente a dire con franchezza molto più dei ricordi sui 40 gradi all’ombra che hanno sfiancato certe giornate estive nel ragusano, come quelle ricordate dai nostri avi lungo lo sbarco anglo-americano del luglio 1943.

A Ragusa la variazione termica annuale registrata tra il 1975 e il 2024 è stata di +2,2 gradi. La temperatura media estiva è salita di 3,2 gradi centigradi, la temperatura massima estiva di 3,9. I giorni di caldo intenso, cioè oltre i 32° percepiti, sono stati più di 35 e saranno 42 nel 2030, secondo la Climate Change Deadline, il limite temporale entro il quale è necessario agire per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Le notti tropicali, quelle con una temperatura minima di 20°, sono passate dalle 16 del 1975 alle 88 dello scorso anno, con una media di +53. 

L’intensità delle precipitazioni è aumentata: +3,2 millimetri al giorno; bene l’anomalia delle piogge che segna un +0.9: significa che rispetto ad altre zone non si registra una maggiore siccità. Quest’ultima è una consolazione rispetto a scenari che parlano della scomparsa di intere colture, impossibili a certe temperature. Tra 75 anni, in Sicilia si farà vino soltanto sull’Etna e sulle Madonie, per cui è molto probabile che brinderemo con bottiglie prodotte in Norvegia. 

Peccato non esserci e sentire le scuse dei negazionisti: “Ci siamo sbagliati!”

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