MOSCATO DI NOTO: TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Al Moscato di Noto viene attribuita un’antichissima origine. Effettivamente è così, sebbene a voler essere precisi è il Moscato di Siracusa ad essere antichissimo, mentre il Moscato di Noto altro non sarebbe che una filiazione di questo. Ciò perché, secondo lo storiografo ed enologo Saverio Lanolina Nava, il Moscato di Siracusa non sarebbe altro che il diretto discendente del vino Pollio Siracusano, di cui discenderebbe anche il Moscato di Noto. Il mitico vino Pollio era ricavato da un’uva proveniente dall’Oriente, precisamente da Biblos, a nord di Sidone. Questa uva di Biblos altro non era che una varietà di moscato. Venne così impiantata in questa zona della Sicilia questa varietà di uva moscato, da cui si vinificava un vino, certo molto diverso da quello che è oggi il Moscato di Siracusa e il Moscato di Noto, ma con quel carattere inconfondibile che hanno i vini da uve moscato.
La coltivazione del moscato si diffuse in tutta la zona circostante Siracusa, fino a comprendere quasi interamente l’attuale provincia di Siracusa e la zona limitrofe con la provincia di Ragusa. I due attuali disciplinari, il Moscato di Siracusa e quello di Noto, sono infatti confinanti e prevedono la stessa tipologia di uva.
Ora il Moscato di Siracusa, con questo retaggio storico, acquisì un alone mitico e in passato ebbe pure un consistente successo all’estero. Successo che però si venne poco a poco attenuando, fino a sparire, per il moltiplicarsi della presenza nel mercato di vini liquorosi abbastanza mediocri, spacciati per Moscato di Siracusa e che con questo nulla avevano a che fare. Il continuo degrado del nome fece sì che questo vino ricevesse sempre minore attenzione nel mercato. Più o meno quello che è accaduto con il vino Marsala, anche se per il Moscato di Siracusa si trattava di una vera e propria frode, mentre per il Marsala si trattò di un continuo degrado qualitativo, voluto dal disciplinare cucito in base agli interessi di produttori mediocri intenti ad arricchirsi con il nome del Marsala.
Nonostante tutto, nella zona di Siracusa vi erano ancora produttori che credevano in questo vino ed estimatori di questo vino. Il vino restò in vita, nonostante fosse ormai un vino rarissimo e prossimo all’estinzione. Sappiamo però che nell’Esposizione di Parigi del 1900 vennero premiati ben due Moscati di Siracusa. Il vino era quindi ancora vivo, ma poco diffuso. Bisognerà attendere la fine degli anni Sessanta per assistere a degli sforzi per salvare questo vino, che culmineranno nel 1973con il riconoscimento della DOC.
Proprio il timore di impedire la fuoriuscita dall’oblio di questo vino fece sì che il disciplinare del Moscato di Siracusa comprendesse unicamente il comune omonimo, escludendo di fatto tutta la zona restante, dove comunque si produceva uva moscato. A dire il vero, però, il disciplinare si limitò semplicemente a rendere effettiva una realtà ormai delineata. Nella zona di Noto, infatti, la Cantina Sperimentale di Noto, già dalla fine dell’Ottocento, lavorava nella sperimentazione e nella ricerca, per migliorare la realtà enologica della zona. Tra i lavori di questa cantina ci fu pure più di una ricerca sul moscato e, nella seconda metà del Novecento, venne prodotto un vino da uva moscato innovativo, comunque molto diverso da quello tradizionalmente prodotto. Il prodotto tradizionale del Moscato di Noto non presenta particolari differenze con il Moscato di Siracusa, ma il nuovo prodotto creato dalla Cantina Sperimentale di Noto era sì diverso. L’idea fu quella di produrre un vino dolce da bersi giovane e che non fosse carico e strutturato come quello vinificato tradizionalmente. Insomma un vino dolce più leggero. Si venne a creare questo vino dal colore molto più chiaro, quasi tendente al bianco avorio, piuttosto che al giallo concentrato, dalle sensazioni olfattive più leggere, ma anche più eleganti e meno invadenti, sebbene anche meno complesse. Già prima dell’emanazione dei due disciplinari (quello di Noto risale al 1974, posteriore di  un anno a quello di Siracusa), si avvertiva una divergenza tra i due vini.
Il disciplinare Noto, almeno per quanto riguarda il moscato, prevede anche un altro vino secco da uve a bacca rossa, prevede cioè sia un prodotto tradizionale sia uno innovativo. Ecco perché è possibile imbattersi su due etichette di Moscato di Noto con caratteri decisamente diversi. Da una parte troviamo produttori, che lavorano un prodotto simile al Moscato di Siracusa, più concentrato, di maggiore complessità, ma anche maggiormente impegnativo, dall’altro produttori che offrono un prodotto di più facile approccio, meno pesante e adatto a essere consumato con più facilità, frutto del lavoro di ricerca della Cantina Sperimentale di Noto.

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