2013. CARITAS: UN BILANCIO TEOLOGICO-POLITICO DALLE PERIFERIE IN CUI DIO CI VISITA

Nell’inviare l’ultimo comunicato dell’anno voglio di cuore ringraziare voi, cari amici della comunicazione sociale, per l’eco che avete voluto dare ad esperienze e proposte che nascono dal compito di animazione e sensibilizzazione proprio della Caritas, lo strumento che si è dato ogni Chiesa locale (e piano piano si dà anche ogni parrocchia) per proporre a tutti il messaggio “in atto” del Vangelo: volersi bene e per questo aiutarsi ed aiutare, con i fatti e nella “verità” delle relazioni. Riconoscendo così il vero volto di Dio (ecco perché bilancio teologico) e ripensando la città (ecco perché messaggio politico).

1.      Abbiamo vissuto questo anno 2013 sotto la spinta di profeti e testimoni inviati da Dio: è stato infatti l’anno di papa Francesco, l’anno della beatificazione di don Pino Puglisi, l’anno in cui si sono compiuti i vent’anni dalla morte di don Tonino Bello e i cinquant’anni dalla morte di papa Giovanni, testimoni tutti ricordati (insieme a quelli nascosti) in tante occasioni ed anche nel cuore della città con lo spettacolo teatrale “il potere dei segni”. Testimoni e profeti ci hanno aiutato a capire sempre meglio che i poveri non sono anzitutto gente da aiutare, ma amici e fratelli da volere bene comunque. Ed ecco che abbiamo riorganizzato la rete dell’aiuto, cercando di fare dei Centri di aiuto, non luoghi di semplice distribuzione di pacchi, ma di relazione, soprattutto attraverso la visita e la personalizzazione dell’aiuto. Che ha avuto una duplice consistenza: materiale (solo come Caritas diocesana abbiamo distribuito aiuto in pacchi spesa, sostegno contro gli sfratti e inserimenti lavorativi per più di cinquantamila euro); educativa, perché tanti aiuti non quantificabili sono stati dati attraverso quanto le domeniche la gente ha portato nelle parrocchie, distribuito potendo dire “ti diamo quello che possiamo e che nasce dalla condivisione”. Abbiamo anche aiutato con servizi come il microcredito (più di sessanta supporti) e come la pronta accoglienza (più di cento in diocesi tra persone e nuclei familiari). Come bilancio dell’aiuto dato in quest’anno possiamo dire: stiamo sempre più sperimentando che si può aiutare con intelligenza, resistendo a furbizie, sostenendo chi veramente ne ha bisogno, cercando di consegnare a tutti un messaggio educativo che unisce condivisione ma anche fermezza. Messaggio teologico: Dio non è “babbo natale”, ma un Padre che tutti vuole bene e per questo corregge, rincorre e, quando non può fare diversamente, attende ma sempre con passione grande. Messaggio politico: per superare le povertà ci vogliono progettualità seria, gratuita, corale e ripensamento della città che deve farsi carico anzitutto dei più deboli.

2.      È accaduto anche dell’altro: le opere caritative della diocesi hanno continuato ad essere segno di Dio che si fa casa, ricerca di tutti anche sulla strada, accoglienza di ogni diversità nell’abbraccio della sua tenerezza. Mentre nel cammino formativo ci si è chiesti come Gesù ha incontrato i poveri e ci insegna ad incontrarli, sempre più le opere caritative sono diventate scuola di vita per i giovani. E nelle scuole il volontariato è stato riproposto non per “fare opere buone” ma per ritrovare un senso per la vita e imparare una cittadinanza inclusiva. Durante la visita pastorale del vescovo al cantiere educativo Crisci ranni di Modica, alcuni giovani hanno detto: “veniamo con gioia, ci sentiamo ricchi dentro quando un bambino che aiutiamo nei compiti incomincia ad andare bene a scuola e quando venire qui non diventa come uno dei tanti progetti che si fanno nelle scuole dove spesso si perde il senso della gratuità …” Noi vogliamo dire con forza: i giovani non sono “perduti”, i giovani chiedono che gli adulti (e quindi le famiglie, le scuole, le parrocchie) siamo più veri. Messaggio teologico: anche le attuali sono “generazioni che cercano il Signore”. Guai a noi adulti, guai a noi Chiesa se siamo di scandalo! Papa Francesco apre continuamente vie: non basta esaltarlo, occorre come lui vivere in letizia e povertà il Vangelo e, sapere, da parte di quanti non credono che conta – come ci ha detto a Natale – anzitutto il “desiderio” vero della nostra vita. Messaggio politico: ogni scelta va misurata sul bene che ne potrà venire per le nuove generazioni. Anzitutto permettendo loro di sperare che si possa lavorare a partire dal merito e non dal privilegio, che si possano esigere diritti, che si possa avere trasparenza, che si possa pensare possibile il bene comune.

3.      A Natale abbiamo proposto un salto di qualità: i poveri nelle nostre case! È accaduto come a Betlemme. Chi ha preferito un cristianesimo rituale e borghese ha fatto finta di niente e non si è mosso. Molti però, nel silenzio e nell’operosità, hanno capito. Si sono fatti allora cammini come quelli dei pastori e dei magi. Si sono attivate relazioni per poter invitare a Natale i poveri a casa propria. E quando si è arrivati “sotto Natale” non si è invitato ma, com’è giusto tra persone, si è avviata una relazione per poter poi invitare dopo, fino a fare veri e propri gemellaggi perché la condivisione sia per tutti i giorni dell’anno. “Visitando” e “cercando” chi resta solo o è dimenticato, si sono liberate persone dal degrado. Soffermandosi sulla spiaggia di Sampieri con i gruppi di catechismo, non si sono dimenticati quei tredici giovani morti cercando libertà e felicità e aiutando quindi con testimonianze e visite si sono ravvivate sensibilità e attenzioni nel cuore dei ragazzi. E in questi giorni è nata una bambina tra tanti rischi solo per il coraggio dei due giovani genitori ma anche di tanti che sono stati accanto. Non basta dire, infatti, che vogliamo la vita, occorre stare accanto per renderla possibile. Messaggio teologico: Dio non sa che farsene di strategie nostre, Dio ci sorprende con i suoi doni. Messaggio politico: la politica vera rinasce da sguardi puri, come quelli che vogliono i bambini. E da paternità come quella di don Puglisi, ricordata insieme a quanti sono cresciuti con lui a Modica con due giorni sul suo messaggio educativo: è vera, si genera da Dio, quella paternità che si fa accanto ad ognuno inteso come “unico” ma anche che libera da ogni sudditanza, dalla mafia e dalla sua triste parentela: corruzione, ingiustizia, strumentalizzazione del bene.

Nessun ottimismo facile, ma anche nessun pessimismo paralizzante perché come diceva Pasolini “in un mondo che compra e che disprezza il più colpevole sono io che mi paralizzo nell’amarezza”. Ma la speranza, che – come sempre papa Francesco in quest’anno ci ha aiutato a capire – diventa gettare l’ancora nel mare di Dio e quella tenacia che ci è stata testimoniata da Nelson Mandela, altro testimone di quest’anno trascorso, tenacia con cui vogliamo continuare a costruire città vere, pensate con il cuore di Dio: come una grande famiglia in cui non ci limita ad aiutare con gesti una tantum o pubblicitari, ma in cui ci si aiuta perché ci si vuole bene. E “chi ama, viene da Dio”, lo sappia o no! “Chi non ama invece il fratello che vede, non può dire di amare Dio che non si vede”.

Buon anno, augurando con papa Francesco la pace che nasce da una vera e costante fraternità!

 

* Maurilio Assenza

direttore Carita

 

 

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