Voglio una vita … on line: giovani sempre più connessi. La rubrica “Houston! … qui Ragusa” a cura dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola  “Houston! … qui Ragusa.”
Il paesaggio che vi descrivo è dipinto dai dati che emergono da una ricerca di Telefono Azzurro, condotta da Doxa Kids. Interessante. E tuttavia non esattamente rivoluzionaria nei riscontri.Circa il 70% dei giovani crede di aver aumentato negli ultimi fatidici anni il tempo trascorso online. E larga parte dei genitori si guarda bene dallo smentirli. E anzi sovente gli adulti si domandano se il tempo che i figli “bruciano” online non sia esagerato, per usare un eufemismo non digitale.

Quasi la metà dei giovani confessa di essere connesso almeno due ore al giorno. Il 12% di loro dichiara di essere connesso cinque ore al giorno.E un significativo 3% è connesso per più di sei ore. Solo un ragazzo su quattro dice di “vivere” online per non più di un’ora al giorno.La percezione dei genitori corrisponde ovviamente alle dichiarazioni dei figli. Se non altro perché i genitori vedono i propri figli sullo smartphone tutte le volte che i genitori stessi sollevano lo sguardo dal loro smartphone. Soggiungo io. Che sono un analista insolente. 

Poco più della metà dei ragazzi percepisce solo a volte di passare troppo tempo davanti a uno schermo (display). E solo il 13% è consapevole di trascorrere troppe ore online. È come se i ragazzi fossero nati e cresciuti digitali. E dunque non si rendessero conto. Ma, a pensarci bene, loro sono cresciuti digitali. E dunque perché dovrebbero rendersene veramente conto? Si può capire.

Ma cosa mai combinano online questi ragazzi? Chattano soprattutto (58%), ascoltano musica (53%), giocano (48%), seguono lezioni a distanza (39%), guardano film o serie tv (38%), mandano vocali su Whatsapp (29%), guardano video tutorial (27%), video di game players (26%) o video per informarsi e studiare (25%), pubblicano foto o video o storie su Tik Tok, Instagram e altri social (23%), guardano i video comici (23%). In pochi registrano foto o video o storie dai social, usano la posta elettronica, fanno acquisti online, leggono libri, cercano nuovi amici, leggono e scrivono in forum o in un blog, leggono i giornali online, cercano informazioni su salute e malattie. Insomma, quando non riescono a frequentarsi in presenza, opzione che essi continuano a prediligere nonostante tutto, si muovono per altre vie. Riguardo ai principali social e app di messaging online, i giovani usano Whatsapp (e Facebook) per stare con gli altri, YouTube, Instagram, Tik Tok per divertirsi.

Insomma, laddove l’esistenza digitale non ha pericolosamente sostituito la vita reale e non è degenerata in ritiro sociale, essa ha rappresentato anche un’opportunità in termini di comunicazione, distrazione, creatività.Cosa sarebbero stati il lockdown e la pandemia senza queste finestre alternative? Per i ragazzi innanzitutto. Non voglio pensarci. Soffro di claustrofobia al solo pensiero. 

È vero, non credo che la “vita spericolata” voluta da questa generazione connessa sia quella ideale, ma so di non aver alcun titolo per giudicare il loro tempo e il loro respiro. D’altronde, io stesso sto scrivendo nel web. E dal web. E non perché sia giovane. Semplicemente, come molti di voi, sono stato catapultato in un nuovo pianeta a me sconosciuto, nel quale riesco ad essere connesso con centinaia di idee, che non conosco neanche per nome.

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