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Vittorio Fortunato, ecco come avvennero i soccorsi a quel bimbo che sembrava abbandonato
30 Giu 2025 10:15
La donna che il padre naturale di Vittorio Fortunato chiamò per ricevere aiuto, la dottoressa che lo accolse in ospedale, e la dottoressa che lo ebbe in cura la mattina seguente. Hanno deposto loro davanti al giudice monocratico del Tribunale di Ragusa, nel processo che vede imputata la madre naturale di Vittorio Fortunato per abbandono di minore. Il 4 novembre del 2020 il padre naturale ne simulò abbandono e ritrovamento in via Saragat a Ragusa nel giorno stesso della sua nascita. Sarebbe stata la madre naturale a chiedere all’ex compagno di correre a Modica perché aveva bisogno di aiuto. L’uomo deceduto improvvisamente un anno fa, si era precipitato dalla donna pensando che la figlia che già avevano in comune stesse male. Invece arrivato li aveva scoperto che ha sua ex compagna aveva appena partorito non sapendo di essere lui il padre di quella creatura. Glielo avrebbe affidato o consegnato, dentro una busta delle spesa, avvolto in una federa e una copertina.
La simulazione
Poi ciò che già è noto. L’uomo finse di avere trovato quel neonato davanti alla sua rivendita di carni e chiamò un’amica chiedendole aiuto. Ecco la deposizione. La donna in aula ha raccontato di essere accorsa con sua figlia e di avere trovato l’uomo ‘aggrappato’ al volante della macchina con quella borsa sul sedile accanto. Ha scoperto un po’il piccolo che era ancora sporco di sangue e con il cordone ombelicale ‘aperto’, non clampato e ha cercato di chiuderlo. Nel frattempo ha dato il bimbo in braccio alla figlia, lo ha portato nella sua macchina accendendo il riscaldamento e ha chiamato la polizia. Solo dopo del tempo, dopo era stato arrestato e dopo che aveva finito il periodo di arresti domiciliari, l’uomo le aveva detto di non avere saputo nulla della gravidanza finché la madre del piccolo non lo aveva chiamato a Modica. Voleva portarlo in ospedale ma aveva poi preferito chiamare lei. La dottoressa che accolse il bimbo in ospedale ha riferito che il piccolo respirava autonomamente, e che aveva un battito regolare ma era freddo e, nello screening immediato, la glicemia non era dosabile, troppo bassa, situazione che se non fronteggiata immediatamente può portare a danni cerebrali irreversibili e amche alla morte. Era anche sporco di meconio. Ma la situazione è migliorata rapidamente con una flebo e la termoculla. Il cordone di circa 20 centimetri non sanguinava ma non era clampato.
Ha spiegato che accade che i vasi vadano in ‘vasocostrizione’ e che quindi possa smettere di sanguinare. Dopo circa un’ora e mezza dall’arrivo aveva iniziato a ciucciare. Né traumi né ematomi. Sulla cura post natale, sul fatto che quel cordone fosse stato clampato alla buona con una molletta magari caduta nella fase dei soccorsi, evidenza suggerita dal difensore della madre naturale, l’avvocato Angelo Iemmolo, la dottoressa ha dichiarato di non poterlo escludere. Il medico, un’altra donna che lo ebbe in cura il mattino seguente, ha riferito di avere trovato il bimbo in buone condizioni generali. La tutrice del bimbo si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Emilio Cintolo. Il Tribunale per i Minorenni di Catania intanto ha disposto che il piccolo – che a novembre compirà 5 anni e che da quando aveva 20 giorni di vita è stato affidato in preadozione a una coppia siciliana – torni gradualmente con la madre naturale. La Corte di Cassazione ha riscontrato l’irregolarità procedurale commessa dal Tribunale dei minorenni di Catania che riconoscendo la preadottabilità del neonato, aveva privato del diritto di ravvedimento i due genitori naturali che erano già noti. La famiglia adottiva del piccolo si è opposta alla decisione e ancora non c’è stato un pronunciamento definitivo. Da un lato la madre naturale che sostiene di non avere mai voluto abbandonare il piccolo ma che è a processo con l’accusa di averlo fatto. Dall’altro una famiglia che lo ha accolto come un figlio.
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