VITTORIA: INTITOLAZIONE DI UNA STRADA AD ANTONELLA “RENATA MASCOLINO”

Il 21 maggio una strada di Vittoria sarà intitolata ad Antonella “Renata” Mascolino. La strada si trova nei pressi della nuova chiesa della Resurrezione. Antonella Mascolino, per tutti RENATA, era nata a Vittoria nel 1957. Antonella, da piccola, non riceve il battesimo, per rispetto alle idee del suo papà. A 14 anni, però, una svolta nella sua vita. Incontra i giovani del Movimento dei Focolari. Scopre Dio Amore. Chiede di ricevere il battesimo e sceglie, insieme a don Antonio Baionetta, il sacerdote che le è accanto in quegli anni, il nome di RENATA, cioè RINATA, alla vita nuova dell’amore di Dio.

Da quel momento la vita di Renata è una “corsa”, un viaggio, lungo e sofferto, vissuto sempre in donazione piena agli altri. Tanti l’hanno incontrata in questi anni e, per tutti, la sua vita è stata un dono. Si laurea in Medicina, si specializza in Ematologia. Per anni, lavora nell’ospedale di Gela. Diventa responsabile del servizio e si occupa, in modo particolare, di talassemologia. Dal 2006 si trasferisce all’ospedale Garibaldi di Catania.

Una persona straordinaria, perché nell’“ordinarietà” della vita quotidiana ha “straordinariamente” vissuto non per sé, ma per chiunque le passasse accanto. Aveva scelto di fare il medico proprio per l’esperienza di una grave malattia avuta da ragazza e ai pazienti si donava senza misura. Era sempre pronta ad incoraggiare, a comunicare il suo amore per la vita. Dava speranza e fiducia anche a chi, umanamente, non ne aveva più. Una paziente di Gela, malata terminale, il mattino di quello che sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita, si fa trovare curata, truccata e le dice: “Dottoressa, l’ho fatto per lei”.

Nel Movimento dei Focolari, è impegnata nella sezione di “Umanità Nuova”, che ha come obiettivo di contribuire al rinnovamento della società, puntando alla “fraternità universale”. Con altri medici, ed operatori del settore, cerca di costruire “tasselli” di quella nuova sanità che vive la fraternità anche nella corsia di un ospedale. Continuerà a farlo anche quando il suo ruolo cambierà e da medico diventerà “paziente”.

Nella primavera del 2008, una diagnosi tremenda dopo una Tac: un tumore che non perdona e, qualche tempo dopo, il tentativo di fermarlo con l’amputazione di una gamba e di parte del bacino. Subisce altri interventi. Il suo cuore si ferma più volte e poi riparte. Lei non si ferma un attimo. Continua ad amare.

Un episodio: una collega va a trovarla in ospedale esclama: “Renata, non ti arrabbi mai per la tua situazione?” lei indica il crocifisso di fronte al suo letto e sorridendo risponde: “Guarda come hanno ridotto Lui…che importa non avere una gamba… sono certa che tutto serve all’economia del mondo ed io posso ancora amare”.

Lo scorso anno, nel giorno delle Ceneri, il suo ultimo ricovero, a Pisa. “Gesù, inizio con te questi quaranta giorni nel deserto” scrive. Si aggrava ed entra in coma il venerdì santo, muore all’alba del sabato, 3 aprile. I suoi funerali, celebrati l’anno scorso proprio la domenica di Pasqua, sono stati per tutti un’esperienza tangibile di Resurrezione.

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