Versalis, il piano Eni avanza: la Regione chiede garanzie, la Cgil continua a protestare

Il destino dello stabilimento Versalis di Ragusa resta incerto dopo l’incontro di oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Mentre Eni conferma il proprio piano industriale e il governo nazionale non si oppone, la Regione Siciliana chiede garanzie occupazionali per i lavoratori diretti e dell’indotto. Ma per la Cgil è inaccettabile: il piano è definito “improponibile” e la protesta continua. *Il governo regionale: “Occupazione garantita, ma servono più certezze”*
La Regione Siciliana ha chiarito la propria posizione durante l’incontro di oggi. L’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, ha ribadito che l’obiettivo prioritario è la tutela dei lavoratori e la tenuta del tessuto industriale dell’isola:
*«Eni ha confermato che saranno garantiti tutti i livelli occupazionali, sia per i lavoratori diretti che per quelli dell’indotto, nei siti industriali di Priolo e Ragusa. Questo significa che, nell’ambito del piano di riconversione, nessuno deve rimanere senza occupazione»*, ha dichiarato Tamajo.
*«Abbiamo posto il tema con forza, perché non si può pensare di chiudere senza una programmazione chiara delle riconversioni e senza un impegno vincolante da parte dell’azienda. Gli errori del passato non devono ripetersi: abbiamo visto troppe crisi industriali in Sicilia senza soluzioni concrete per i lavoratori»*.
L’assessore ha inoltre sottolineato che *gli investimenti annunciati da Eni per la Sicilia devono essere reali e non limitarsi a mere operazioni di facciata*:
*«Abbiamo chiesto di avere contezza delle cifre, dei progetti e delle tempistiche, perché non basta parlare di riconversione senza indicare con precisione quali nuovi settori industriali verranno sviluppati e come verrà assorbita la manodopera attuale»*.
Anche l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, ha insistito sulla necessità di maggiori certezze, sottolineando che la Regione continuerà a monitorare la situazione per evitare conseguenze sociali ed economiche devastanti per il territorio:
*«Abbiamo chiesto e ottenuto che sia garantita l’invarianza dei livelli occupazionali in Sicilia, e questo è un primo passo importante. Ma non basta. Il governo regionale vuole impegni concreti e tangibili, che non si limitino alle sole dichiarazioni di principio»*, ha affermato Dagnino.
*«Siamo consapevoli che la chimica, anche nel suo assetto attuale, debba evolversi, ma questo non può avvenire sacrificando i lavoratori e l’intero indotto industriale. Serve un piano serio di riconversione che non lasci nessuno indietro»*.
L’assessore ha poi sottolineato il peso che il settore chimico ha sull’economia dell’isola:
*«Parliamo di un comparto strategico per la Sicilia, che non può essere smantellato senza un’alternativa credibile. La Regione non starà a guardare se Eni non manterrà gli impegni. Stiamo lavorando affinché le riconversioni siano reali e che il futuro industriale dei poli di Priolo e Ragusa sia garantito in termini di sviluppo e occupazione»*.
*Sindacati sul piede di guerra: “Un piano senza certezze”*
Di tutt’altro avviso la Cgil e la Filctem, che oggi hanno partecipato al presidio davanti al Ministero. Il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, ha bocciato senza mezzi termini il piano di Eni e la posizione del governo nazionale:
*«L’Eni conferma il suo piano e il governo nazionale e regionale non si oppongono. La Regione, tuttavia, pone il problema delle garanzie occupazionali per il diretto e l’indotto, e le chiede»*.
Le trattative sono ancora in corso, ma per il sindacato la situazione è grave:
*«Abbiamo ribadito la nostra contrarietà e chiesto una revisione del piano. È un progetto improponibile per la Sicilia e per l’intera industria chimica italiana. Non possiamo firmare un protocollo d’intesa senza conoscere i reali contenuti e senza garanzie per i lavoratori»*.
Mannino ha poi puntato il dito contro Eni, accusandola di aver abbandonato il settore chimico:
*«Eni non investe nella chimica da 25 anni. La sua strategia è chiudere prima e poi vedere cosa fare dopo. Lo abbiamo già visto a Gela, dove migliaia di posti di lavoro sono andati in fumo. Ora la storia si ripete a Ragusa e Priolo: le chiusure sono già avviate, mentre le prospettive future restano nebulose»*.
*Il futuro della chimica siciliana è appeso a un filo*
Lo scontro tra governo, azienda e sindacati è tutt’altro che risolto. Mentre le istituzioni parlano di investimenti e riconversione, i lavoratori chiedono certezze immediate. La dismissione dello stabilimento di Ragusa è già in corso e quella di Priolo partirà a metà anno.
Per la Cgil, senza un vero piano industriale e senza garanzie concrete, il futuro della chimica siciliana è in pericolo. E la mobilitazione non si fermerà qui.
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