Una generazione a rischio: l’allarmante abbandono scolastico nel ragusano

Nel ragusano, ogni 200 bambini uno conclude appena la scuola Primaria e poi non va oltre, un altro ragazzo su 200 si ferma in una delle classi della scuola Secondaria di I grado (l’ex Media) e 4 su 100 non terminano la Secondaria di II grado. Si chiama abbandono scolastico. Il limite dei 16 anni, età fino a cui in Italia l’istruzione è obbligatoria, per 778 minori residenti in terra iblea è addirittura una soglia impensabile. Sono alcuni degli impressionanti dati contenuti nell’ “Indagine conoscitiva sul fenomeno della dispersione scolastica in Sicilia” pubblicata alcuni giorni fa dall’Ufficio scolastico regionale.

Dispersione scolastica

L’Isola è la regione con la percentuale di dispersione più alta, il 21,2%, mentre la media nazionale è del 12,7%, dice l’Istat. Spesso la dispersione è l’anticamera dell’abbandono scolastico. Ve ne sono di due tipi: la dispersione scolastica esplicita si riconduce al fenomeno della mancata, incompleta o irregolare frequenza a scuola, invece la dispersione scolastica implicita rappresenta gli studenti che, pur non essendo dispersi in senso esplicito, finita la scuola non hanno le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro e dell’Università. Spesso questo aspetto sfugge all’attenzione della società, motivo per cui si parla anche di dispersione scolastica nascosta.  

Cause e spiegazioni

In provincia di Ragusa il fenomeno appare legato alla notevole presenza di stranieri che lavorano in agricoltura, settore in cui spesso le condizioni socio-economiche sono pessime e la formazione dei genitori quasi inesistente. Ovunque, infatti, l’incidenza di abbandoni precoci più alta si nota dove il livello di istruzione o professionale dei genitori è più basso. “Inoltre nel ragusano il mercato del lavoro è poco attrattivo e l’offerta formativa e di servizi scarsa. Molti ragazzi e ragazze iniziano quindi a lavorare presto, alimentando ulteriormente la marginalità: assicurano ai genitori un aiuto immediato, che però nel lungo periodo diventa controproducente anche economicamente”, scrive il post.it che sull’argomento ha dedicato un lungo articolo, interpellando anche Giuseppe Pierro, direttore dell’Ufficio scolastico regionale: “Finora c’è stata una narrazione monotematica sulla dispersione scolastica. Ma Ragusa non è Palermo e non si può pensare di trovare soluzioni uguali per ogni provincia o per tutti i comuni – spiega Pierro -. Per questo abbiamo creato una rete di osservatori formata da 49 psicopedagogisti che hanno il compito di raccogliere e analizzare dati più puntuali e aggiornati. Una delle cose importanti di cui ora c’è più consapevolezza è che la dispersione scolastica deve essere affrontata dall’intera società e non soltanto dalla scuola. Da quest’anno le indagini fatte dall’ufficio scolastico regionale hanno consentito di individuare i principali problemi in ogni provincia e i progetti per risolverli. In alcune zone -continua Pierro – i comuni non hanno i soldi per pagare le mense e l’assenza della possibilità di fare il tempo pieno a scuola favorisce gli abbandoni. In altre non si è mai proposto di introdurre il tempo pieno per resistenze culturali da parte delle famiglie, che spesso preferiscono avere i figli a casa al pomeriggio. Per molti studenti che abitano nelle cosiddette aree interne è quasi impossibile raggiungere la scuola in un tempo ragionevole perché i trasporti pubblici sono pessimi. In molti comuni non ci sono più società sportive: l’aggregazione anche al di fuori dalle lezioni serve a ridurre la dispersione scolastica.”
Sul ritardo delle mense scolastiche in terra iblea ragusaoggi.it ha pubblicato diversi articoli, due dei quali sono qui e qui.

I dati analitici dell’Ufficio scolastico regionale

Secondo l’indagine dell’Usr, nel ragusano sono stati registrati 55 abbandoni (pari allo 0,56%) nella scuola secondaria di I grado (anno scolastico 2020-2021), 48 (pari allo 0,49%) nel passaggio fra Scuola Primaria e Secondaria di I grado fra il 2020-21 e il 2021-22, 675 nella scuola secondaria di II grado (4,34%, percentuale nettamente più alta in Sicilia) nel 2020-21.
L’abbandono della scuola causa gravi ripercussioni. I giovani che lasciano gli studi hanno ovviamente più difficoltà nella ricerca di un lavoro e prospettive occupazionali limitate. Partecipano meno alle attività sociali, politiche, culturali, e sono a maggior rischio di povertà e cattiva salute.
Percentuali più alte per la dispersione: 0,46% nella scuola Primaria, 5,96% nella Secondaria di I grado, 10,24% nella Secondaria di II grado (a.s. 2021-22).

Dal Pnrr 74 milioni alla Sicilia

Per contrastare il fenomeno della dispersione e dell’abbandono scolastico alcune scuole si sono già attivate, come nel caso dell’istituto comprensivo Portella della Ginestra di Vittoria, dove è stato attivato il tempo pieno in tutte le classi ed è stato avviato un progetto di supporto linguistico per gli studenti non italofoni, sarà d’aiuto anche il Pnrr.
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stanziati 500 milioni di euro. Alla Sicilia sono stati assegnati 74 milioni, seconda regione per finanziamenti dopo la Campania che ha ricevuto 79 milioni. I soldi vanno agli istituti superiori. Altri 500 milioni del Pnrr saranno destinati ai 18-24enni che sono arrivati al massimo alla licenza media. A tal fine, è previsto un decreto entro fine giugno.     

I numeri della scuola a Ragusa

Per capire l’impatto che il mondo della scuola ha nei dodici comuni del ragusano, questi sono i numeri aggiornati al corrente anno scolastico:

53 istituzioni scolastiche e 366 plessi

46.247 alunni (-632 rispetto al 2021-2022, pari a -1,3%)

2.280 classi (-5 rispetto all’a.s. 2021-22)

20,28 rapporto alunni/classi

4.207 docenti su posto comune

1.129 docenti di sostegno

1,16 rapporto alunni H/docenti su posti di sostegno

1.470 personale Ata

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