Pnrr mense scolastiche: finanziate 4 città. Le altre iblee? Non hanno nemmeno tentato

Mancano all’appello città come Modica e Comiso

C’è una profonda relazione fra l’ottenimento dei fondi del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, la quantità e la qualità dei dipendenti di un ente comunale chiamato a presentare i progetti ai ministeri competenti.

Lo afferma un rapporto del professore Gianfranco Viesti, dell’Università di Bari, svolto per la Fondazione con il Sud e ripreso da Confartigianato imprese Sicilia nel corso dell’assemblea che si è svolta nei giorni scorsi a Palermo sul tema.
Il messaggio lanciato è stato: “Il 40% delle risorse del Pnrr è destinato al Sud, ma sono troppe le pubbliche amministrazioni che non hanno le competenze adeguate della progettazione. In Sicilia sono 10.195 i progetti (finanziati e non), per un importo di 16,6 miliardi di euro.

Rapporto qualità/quantità dei dipendenti comunali

Secondo lo studio del prof. Viesti dal titolo “In quali comuni italiani la realizzazione del Pnrr incontrerà le maggiori difficoltà?”, basato sui dati raccolti nei comuni con oltre 60mila abitanti, a Ragusa e a Palermo la situazione appare relativamente meno peggiore che altrove nell’Isola. Tra il 2008 e il 2019 – periodo considerato nel rapporto – il comune ibleo capoluogo ha visto crescere il numero degli abitanti – da 69.235 a 71.438 , mentre è calato di 172 unità il numero dei dipendenti comunali, da 678 a 506 (25,3%), con una perdita di 29 laureati e un aumento della media dei dipendenti con età sopra i 50 anni.
Situazione già peggiore a Vittoria, l’altra città ragusana con oltre 60mila abitanti, definita nello studio “fra le città sguarnite di dipendenti con le maggiori qualifiche”. Comunque in questo graduatoria, peggio di Vittoria sono messe Siracusa, Caltanissetta, Trapani, Messina, Gela e, ultima, Catania.

La conferma

Non è un caso, dunque, che Ragusa e Vittoria figurino nella lista dei progetti siciliani finanziati per le mense scolastiche nell’ambito del Pnrr. Ricordiamo che la provincia di Ragusa è terzultima in Italia per numero di mense nelle scuole, una condizione che limita il tempo pieno soprattutto nelle scuole dell’Infanzia e nella Primaria.

I dati Csel

Secondo l’elaborazione di Centro Studi Enti Locali (Csel), basata sulle graduatorie definitive diffuse dal ministero dell’Istruzione e del Merito, il bilancio complessivo parla di un totale di 425,5 milioni assegnati sui 600 disponibili, che andranno a finanziare 901 nuove mense e 31 progetti rigettati.
Nel 52% dei casi i fondi Pnrr approdano in contesti in cui il servizio di mensa scolastica era completamente assente. Il 41% delle risorse disponibili andranno a Comuni del Sud e delle Isole, il 15% nel Centro Italia e il 44% al Nord. Già il Nord: là dove le mense sono presenti da oltre 40 anni, anche se la loro copertura non è ancora totale.
Alla Sicilia approvati 43 progetti e 18 milioni di euro.

Nel ragusano sì a progetti per 2,85 milioni
Nel Ragusano saranno realizzati cinque mense scolastiche di nuova costruzione. Due a Vittoria (totale 1.500.000 euro), una a Ragusa (600.000 €), una ad Acate (430.000 €), l’altra a Santa Croce Camerina (320.000 €). E le altre otto città ragusane? Non hanno presentato progetti! Gli esclusi sono stati complessivamente 31 comuni, che avevano presentato progetti per un valore complessivo di 12,3 milioni. Questi sono localizzati in sole quattro regioni: Lombardia (59%), Piemonte (20%), Emilia Romagna (11%) e Marche (10%).

“Iter travagliato”

“L’avviso in questione, così come quello per gli asili nido, ha avuto – osserva il Csel – un iter piuttosto travagliato. Alla prima ‘chiamata’, la cui scadenza era stata fissata al 28 febbraio 2022, aveva risposto un numero di enti nettamente inferiore rispetto alle aspettative. Sono servite due riaperture, con una scadenza slittata prima a luglio e poi all’8 settembre scorso, per avvicinarsi all’obiettivo concordato con Bruxelles, che doveva tradursi nella costruzione o ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026. Lo stanziamento aggiuntivo di 200 milioni, disposto lo scorso giugno (200 milioni in più che sono andati a sommarsi ai 400 previsti in prima istanza) di fatto – sottolinea Csel – è stato appena intaccato. Duole, dunque, constatare come non sia stata interamente colta questa importante opportunità di finanziare l’estensione del tempo pieno scolastico per ampliare l’offerta formativa delle scuole e agevolare così la conciliazione della vita personale e lavorativa delle famiglie”.

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