UNA BREVE STORIA SUI COLORI VEGETALI PER TINGERE I TESSUTI IN FIBRE NATURALI

L’impiego di  colori  naturali sui tessuti è antichissimo e ha svolto un ruolo preminente nello sviluppo delle prime civiltà e dei primi manufatti. Inizialmente le diverse popolazioni tingevano i filati con i colori che  estraevano  da alcune  piante, che crescevano nelle zone in cui vivevano. In seguito, con lo sviluppo del commercio, l’uso dei coloranti naturali si diffuse vivendo periodi di grande sviluppo e ricchezza, per poi subire, in tempi  recenti, un rapido declino e abbandono.

Negli ultimi anni il sempre maggiore interesse verso i prodotti di origine naturale da parte del consumatore, che è diventato più attento alla qualità della vita ed alla tutela ambientale, ha portato ad una riscoperta dei coloranti naturali. La ricerca scientifica, infatti, ha messo in luce le straordinarie proprietà dei coloranti naturali, per il loro impiego nel settore del tessile biologico e dell’eco-fashion per la tintura di fibre naturali come lana, seta, cotone, lino, canapa e ortica.

Con l’uso dei coloranti vegetali, si ottengono capi di abbigliamento unici e personalizzati, più sicuri per la salute in quanto privi di metalli pesanti  e più rispettosi nei confronti dell’ambiente.

Le sostanze coloranti di origine vegetale permettono di ottenere i colori principali e tante sfumature cromatiche: i colori giallo, rosso e blu sono ricavati direttamente da alcune piante, il colore verde puo’ essere ottenuto tingendo col blu e col giallo.

·       Rosso

·       ottenuto dalla pianta della Robbia

 

·       Giallo   ottenuto

·       dalla pianta  chiamata: Cartamo o  zafferanone

·       (ottenuta dall’erba di guada)Lacca di gualda

·       dalla pianta di Ginestra minore

·       (dalla pianta chiamata spincervino) Giallo di spincervino

 

·       Blu (Indaco) ottenuto

·       dalla pianta chiamata:Guado

·       dalla pianta chiamata :Indaco

Il colore rosso viene  ricavato principalmente dalla robbia. Questa pianta cresce nell’area mediterranea  il colorante  si estrae  dalle  radici.

Il colorante giallo deriva dalle piante del cartamo o zafferanone, la ginestra, la camomilla e la reseda.

 Cartamo o Zafferanone  è costituito dai fiori di una pianta che cresce spontanea in Oriente e anche lungo la riviera francese. Viene coltivato in molti luoghi caldi.

 

Zafferone   o cartamo

Gli antichi Egizi, lo utilizzavano per tingere le bende delle mummie. La pianta è stata  coltivata in tutto il bacino del Mediterraneo. Dai petali del suo fiore si estraggono due sostanze coloranti: una gialla, solubile in acqua e successivamente una rossa, la cartamina, ritenuta assai pregiata per la sua tonalità. Il colore rosso ottenuto viene utilizzato principalmente nelle preparazioni di cosmetici.

 

La gualda e’ un colorante giallo di origine vegetale ottenuto dall’erba guada

Reseda luteola

Reseda luteola, e’ una delle più antiche piante tintorie ed è coltivata in tutta Europa, prevalentemente su terreni calcarei. Tutte le sue parti, radici, rami, foglie, semi, contengono un principio colorante giallo che è il più bello, puro e solido che si possa ottenere. Conosciuta dall’antichità , è stata utilizzata per la tintura dei tessuti e come base di partenza  impiegata in pittura. Fino alla comparsa dei coloranti sintetici è stata considerata il colorante giallo più resistente.

Camomilla per tintoria

Camomilla Tint.

Si trova  in tutta la nostra penisola escluse le grandi isole. Preferisce gli ambienti aridi e calcarei. Dal  fiore giallo della camomilla si ottiene la colorazione giallo dorata. Questa tinta è particolarmente brillante e molto solida, come dimostrato dall’esame degli antichi tappeti, sui quali era  impiegata.

La ginestra minore è una

pianta diffusa in tutta Europa nei boschi di querce, castagno e pino, forniscono una vivace e solida colorazione giallo pulcino ai tessuti. La ginestra minore è stata  impiegata, soprattutto in Francia, nella colorazione di lana, seta e cotone sin dal Medioevo.

Giallo di spincervino. Colorante giallo d’origine vegetale, ottenuto  dà bacche contenenti una materia colorante giallo verdastra. Il decotto di questi grani con allume e creta si ottiene una lacca, le cui tonalità variano dal giallo chiaro al giallo verdastro scuro, in relazione al grado di maturazione delle bacche. Conosciuto fino dall’antichità e utilizzato diffusamente dal Medioevo a tutto il XIX secolo sono stati usati nella tintura dei tessili.

Blu (‘Indaco’)

Tra i vari colori sicuramente quello che ha avuto un ruolo piu’ importante, e’ l’indaco. Il colore indaco si ricava sia dalla pianta chiamata Guado o dalla pianta dell’indago. Il colorante blu che proviene dalla pianta dell’indaco e’ eccellente e da un colore inalterabile.

Nelle regioni del Sahel della Mauritania, l’indaco è uno dei simboli di prestigio: la tunica dei Tuareg è tutta indaco, considerato colore nobile. I mauritani si spalmano nelle zone non coperte da indumenti una polvere color indaco, che li rende blu di notte, li protegge dal freddo e dai raggi solari e apporta nutrimento alla pelle.

Tuareg 

Jeans

In America  l’indaco ebbe la sua seconda giovinezza quando fu adoperato per tingere  i pantaloni di tela grezza  per operai e minatori, chiamati jeans. Oggi abbiamo la fortuna di avere una ditta Italiana ECOGECO che ci da la possibilità di avere un jeans in cotone biologico e tinto naturalmente con colori vegetale estratta dalla pianta dell’indaco. Oggi ci riteniamo fortunati per avere un’alternativa per vestirci naturali.

Già nel XIII secolo in Europa l’economia agricola ruotava intorno alla coltura della pianta del guado, da cui estraeva il prezioso colorante destinato alle manifatture tessili.

Guado: coltura

 Le regioni maggiormente rinomate per la produzione di guado erano la Germania, la Francia e l’Italia dove il guado divenne quasi indispensabile ai produttori di panni di lana perché ottenevano un bel colore blu in diverse sfumature fino al nero con un costo di produzione contenuto. In Toscana tra il 1300 ed il 1500 la lavorazione del guado aveva un ciclo produttivo completo e autonomo: produzione agricola, raccolta delle foglie nei campi, macerazione e raffinazione, confezione in pani della materia colorante, collocazione del prodotto finito in magazzini appositamente apprestati. Appositi Statuti in quel periodo codificavano con severità le tecniche di produzione ed i criteri di commercializzazione.

Nella seconda metà del XVIII secolo, con l’introduzione sui nostri mercati dell’indaco asiatico e di quello americano il blu da guado si trovò a doverne sostenere la concorrenza. Un breve rilancio del guado si ebbe nel periodo del Blocco Continentale voluto da Napoleone, che interruppe momentaneamente le importazioni d’indaco americano.

L’indaco è estratto dalle foglie. Attraverso processi di macerazione e fermentazione in acqua, si ottiene una colorazione gialla verdastra; la soluzione, agitata ed ossidata, fa precipitare i fiocchi d’indaco (indigotina). La colorazione, molto solida ed insolubile in acqua, ha un vasto campo d’applicazione principalmente in campo tessile per lana, seta, cotone, lino e yuta, ma anche per vernici, colori per uso pittorico, cosmetica  

L’indaco indiano si è diffuso in Europa solo dopo il 1500. L’indaco è il più antico colore conosciuto, in Egitto si sono trovate mummie, risalenti al 1500 a.C., avvolte in teli tinti in azzurro d’indaco. Il colorante vegetale e’ ottenuto a partire dalla sostanza azzurra (indicano) presente nelle piante del genere indigofere. La sua fabbricazione avveniva per macerazione delle foglie mature in cisterne d’acqua, con aggiunta di calce o ammoniaca e successiva ossidazione all’aria.

 

Indaco: Indigofera tinctoria

Al termine di una serie di passaggi di purificazione il pigmento veniva essicato in appositi stampi e commercializzato in pani.

L’indaco indiano ebbe un ruolo rilevante nell’economia dell’India in quanto questa fondamentale materia tintoria, essendo della migliore qualita’, per centinaia di anni venne esportata in tutto il mondo.

Dalla breve storia dei colori al perchè utilizzare fibre naturali e colori vegetali, la risposta è semplice, la nostra pelle è viva, respira, come  le fibre naturali sono vivi aiutano la pelle alla traspirazione non la stressa automaticamente riceviamo un  benessere fisico ed emotivo. I colori vegetali sono privi di metalli pesanti essi provocano fastidi quali allergie, prurito. Il mio augurio soprattutto per neonati e bambini che hanno la pelle piu’ delicata è  utilizzare fibre naturali grezze o colorati con colori vegetali perché troviamo la qualità : no tossico, no sintetico, certificati,100% naturali. I vestiti sono una seconda pelle. La pelle assorbe, è viva, respira rispettiamola oggi finalmente si puo’, abbiamo l’alternativa.

 

 

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