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TURISTA FAI DA TE
10 Lug 2013 17:24
Eccoci, presenti, al secondo appuntamento che ci porta alla scoperta della nostra terra: La Sicilia.
Se nell’articolo precedente abbiamo aperto la rubrica con Palermo, capoluogo dell’isola, mettendone in evidenza le bellezze (e ce ne sarebbero ancora tante da vedere), ora è il turno di visitare CATANIA, che si annovera tra le città siciliane più popolate dell’Isola e da sempre all’avanguardia; definita la “Milano del Sud” per l’apertura mentale e commerciale che gli ha conferito tale appellativo.
Si trova a est della Sicilia è la sua posizione è strategica per raggiungere, con poche ore di macchina, sia il capoluogo Palermo sia la città di Messina dove permette di attraversare lo stretto e collegarsi all’Italia.
Anche questo itinerario, che vi proponiamo potrebbe definirsi di trekking urbano, un nuovo modo per scoprire la città e godersi una camminata nella cultura.
Sempre più diffusa questa modalità, non esige preparazione come un percorso trekking in montagna, quindi vi basterà pianificare bene le cose da vedere e godervi la passeggiata.
Catania, la seconda città della Sicilia che si estende dal mare alle pendici dell’Etna, il più grande vulcano d’Europa, ha un fascino unico che le deriva proprio dalla sua storia. Distrutta quasi completamente da un disastroso terremoto nel 1693 venne ricostruita in stile barocco e non a caso l’Unesco annovera i suoi monumenti, i suoi palazzi e le sue chiese settecenteschi tra i beni Patrimonio dell’Umanità
Quella ricostruzione venne operata sopra i cumuli di macerie della città preesistente e così la nuova Catania si innalzò di qualche metro, ma gli edifici più antichi che testimoniavano la presenza greca, romana, araba erano in parte sopravvissuti alla violenza del sisma e ora si ritrovano più in basso rispetto all’assetto urbano conferendo alla località un carattere assolutamente particolare. Sono molte le vestigia antiche da vedere, dal teatro romano a quello greco, diverse terme, il foro, le necropoli tanto che è stato istituito un apposito Parco Archeologico.
Se il Castello Ursino, oggi adibito a museo civico, nella sua maestosità è una splendida testimonianza del periodo svevo, la passeggiata nel centro storico di Catania è un vero e proprio tuffo nel barocco siciliano.
La visita non può che partire dal gioiello più prezioso, la Cattedrale di Sant’Agata, la veneratissima patrona. Si tratta di un edificio eretto nel XI – XII secolo dai normanni e distrutto anch’esso dal terremoto di fine seicento, tranne le absidi e una parte del transetto e quindi riedificato all’inizio del 1700 dall’architetto Vaccarini che progettò diverse costruzioni in città. La piazza su cui si affaccia il Duomo è quella celeberrima che ospita il simbolo di Catania, la fontana dell’elefante con l’obelisco egizio ed è contornata dagli eleganti Palazzi del Municipio e dei Chierici.
Lungo la via Etnea, che è l’asse cittadino, si incontrano poi tanti pregevoli esempi di arte barocca, dalla splendida Collegiata al Palazzo San Demetrio, la prima costruzione eretta dopo il terremoto e poi ancora tanti edifici religiosi e dimore patrizie fino a giungere alla particolare e incompiuta chiesa di San Nicolò la Rena.
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Catania possiede due musei bellissimi, ricchissimi e ben degni di essere visitati.
L’uno è quello del ricco convento dei Benedettin.; l’altro quello del principe di Biscari.
I grani di Catania, i suoi vini, i suoi frutti, i suoi legumi, sono di una grandezza, di una qualità e di un’abbondanza straordinaria. Non vi è produzione che contragga il gusto sello zolfo, appunto come succede nelle vicinanze del Vesuvio, imperocché l’Etna non contiene che pochissima materia solforosa. (Joseph Hermann von Riedesel)
La Cattedrale di Catania è la più bella e la più grande della Sicilia, essa non è sovraccarica di molti ornamenti che il pessimo gusto ha introdotto in altre; all’incontro è decorata di una bella cupola, e tutto l’edificio porta l’impronta della maestà. (Joseph Hermann von Riedesel)
Non si è conservata cosa dell’antica Catania sopra il suolo attuale, avendo questa città diverse volte sofferto la stessa sorte di Ercolano e Pompei. (Joseph Hermann von Riedesel)
Melior de cinere surgo – Rinasco dalle (mie) ceneri ancor più bella (iscrizione sulla Porta Ferdinandea)
Il Bellissimo il lungomare che si protende sulle nere scogliere laviche che permette di rilassarsi al sole : la soleggiata Playa
La Playa di Catania è la spiaggia simbolo della città. E’ una lunga e meravigliosa spiaggia sita nella periferia di Catania. Sabbia dorata bagnata dal mare blu.
Questa parte di litorale è quasi completamente occupato da stabilimenti balneari alle spalle dei quali si trovano numerosi alberghi ma non mancano le aree libere gestite dell’amministrazione comunale. Frequentatissima d’estate è una delle mete preferite dai catanesi ma non solo, sono numerosi difatti i turisti che giungono in questi meravigliosi posti per godere del caldo sole e del meraviglioso mare.
Sono ben 18 i chilometri per il quali si estende che vanno dal Porto fino alla località Agnone Bagni. È dagli anni sessanta che questa zona ha trovato un grande sviluppo grazie alla costruzione della strada costiera in seguito alla quale è stato aperto un camping internazionale e diversi stabilimenti balneari.
Nella parte sud di questa zona si estende il Villaggio Paradiso degli Aranci dove si trovano tantissime villette a pochissimi metri dalle coste.
Lidi affollati di giorno e discoteche di notte per un’atmosfera davvero magica.
Ma senza ombra di dubbio quando si parla di Catania si pensa subito all’Etna.
Etna, terra di miti e di leggende. Gli antichi guardavano al monte con timore e rispetto. Ne avevano fatto la dimora di Vulcano, dio del fuoco e dei Ciclopi. I navigatori antichi del Mediterraneo lo conoscevano bene, perché sovente faceva loro da faro, ed il suo breve nome esiste dagli albori della civiltà.
L’Etna è il vulcano più grande dell’Europa e tra i vulcani più attivi del mondo. Le sue eruzioni avvengono sia in sommità, dove attualmente si trovano quattro crateri, sia dai fianchi, fino ad altezze di poche centinaia di metri sopra il livello del mare. L’attività sommitale può protrarsi per molti anni con poche interruzioni e spesso caratterizza gli intervalli fra un’eruzione di fianco e un’altra. Tali intervalli possono durare da pochi mesi a più di 20 anni, anche se negli ultimi 40 anni l’intervallo medio fra le eruzioni di fianco è stato di circa 2 anni. La durata di un’eruzione di fianco può essere di poche ore, però in altri casi può superare un anno.
Lo spettacolo delle eruzioni è qualcosa di veramente travolgente per lo spettatore. La spettacolare fontana di lava e l’emissione delle colate danno la sensazione di enormi giochi d’artificio naturali che illuminano l’intero paesaggio, con pennellate mischiate tra il rosso vivo e il nero irradiandosi verso il cielo e la terra.
Il suo significato perciò si perde nella notte dei tempi e degli antichi idiomi. Gli Arabi ne rimasero tanto colpiti da definirlo “il monte dei monti” (“Mongibello”), la montagna per antonomasia.
«Pagatemi queste righe a peso d’oro, non per la loro straordinaria bellezza ma perchè io stesso le devo pagare così care. Se stimo ogni stelletta dieci centesimi e un centesimo ogni profondo mormorio del mare, dieci lire il fuocherello rosso sulla cima dell’Etna e mezza lira ogni ora dell’aria balsamica – come vedete, non tengo conto né dei riflessi del mare, né delle palme, né del vecchio castello, e nemmeno del teatro greco che di notte non ha niente con cui attirare l’attenzione – allora, veramente ne vale la pena e sia lodato Dio che mi ha mandato in questa parte del mondo».
(Karel Capek, “Fogli italiani”- da Palermo a Taormina, tra il 1890 e il 1938)
Ed ancora:
«Tutto ciò che la natura ha di grande,
tutto ciò che ha di piacevole,
tutto ciò che ha di terribile,
si può paragonare all’Etna,
e l’Etna non si può paragonare a nulla».
(Dominique Vivand Denon, “Voyage en Sicilie”, 1788)
«Giusto è che questa terra, di tante bellezze superba, alle genti si addìti e molto si ammiri, opulenta d’invidiati beni e ricca di nobili spiriti».
(Lucrezio, De rerum natura, I secolo a.C.)
E per finire una recente citazione che racchiude in poche parole il significato di una terra la Sicilia:
Noi siciliani abbiamo pensato per troppo tempo alla Sicilia solo come un punto di partenza. E invece dobbiamo riappropriarci della nostra terra. Come dice Sgalambro alla fine del film di Battiato (Perduto amor), la Sicilia reca in sé una magia particolare difficile da esprimere. Bisogna viverci per capire: l’odore di mandorle amare che evoca la Macondo di Garcia Marquez, l’Etna, l’acqua del mare, l’odore di arance». (Carmen Consoli)
Ma di Catania, come di Palermo, si potrebbe parlare all’infinito.
Un Consiglio: cartina nella mani, zainetto e visitatela tutta…
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