Terzo e ultimo weekend delle Vie dei Tesori a Ragusa e Scicli

Un ensemble di trenta elementi per un vero e proprio viaggio temporale nella musica corale attraverso i secoli, dal ruolo di commento alle tragedie greche ai cori verdiani di straordinaria bellezza. Il repertorio che propone il coro 4Keys cerca di sviluppare questo percorso, da Haendel a Mozart, a Verdi fino ai giorni nostri, senza dimenticare la musica contemporanea. Trenta elementi tra coristi e musicisti del TetraSax Quartet: saranno loro i protagonisti di Korevolution, il concerto di chiusura delle Vie dei Tesori a Ragusa, ospitato domenica alle 18,30 al Centro Cultura Commerciale. Via dunque all’ultimo weekend del festival (sabato 15 e domenica 16 ottobre) a Ragusa, nella barocca Scicli (tra le città più visitate del festival) e, completamente dall’altro lato dell’isola, a Carini e Cefalù, e ad Alcamo che ha aggiunto al programma un focus sui vini del territorio. Si continua invece fino al 30 ottobre a Palermo e Catania, con tante altre sorprese.

Ragusa avvia il suo terzo e ultimo weekend aprendo i suoi gioielli che si potranno scoprire anche con una passeggiata guidata da Giorgio Flaccavento (domani e domenica alle 10) ai siti di Ragusa superiore che non si frequentano quasi più e che qualcuno sconosce del tutto. Ed ecco i tesori, secondo il percorso dei giovani dell’associazione Il Corno francese blu: a partire dalla gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla, tra i 18 siti del patrimonio Unesco, dove sono ospitate le tombe dei nobili ragusani e la cappella degli Arezzo di Donnafugata: qui per la prima volta dopo sessant’anni sarà possibile vedere da vicino la statua dell’Immacolata che normalmente è lontana, sopra l’altare e che quest’anno per l’8 dicembre si progetta di portare in processione. E ancora, le cave Gonfalone che domenica saranno visitabili dalle 10 alle 13: è un “complesso innaturale” interamente costruito dai cavatori, con i segni dei picconi ancora su tetto e pareti. Sono soltanto 129 gradini ma alla fine la fatica è ripagata perché sarete sul campanile di San Giovanni Battista: vista mozzafiato, ma scendendo si passerà attraverso una particolarissima “veste” rococò. Non vanno la collezione di opere d’arte sopravvissute al sima del duomo di San Giorgio; gli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale; e la chiesa della Maddalena, una delle più antiche che un tempo fu legata al vicino ospedale, distrutto dal sisma; il Santissimo Salvatore (10-13,40) che conserva gelosamente il crocifisso di Carmelo Licitra detto u ghiuppinu e le famose “cappe magne” indossate dai canonici della Collegiata di San Giorgio; la chiesa dell’ Annunziata, nell’antica Ciudecca ebraica di Ragusa, ricostruita grazie al contributo del barone Battaglia di Torrevecchia, che la volle collegata al suo palazzo tramite un passaggio personale. Palazzo Arezzo di Trifiletti custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia. Un’unica esperienza ma non va assolutamente saltata: domani al Cinabro carrettieri, la bottega degli artigiani Damiano Rotella e Biagio Castilletti, tanto amati da Dolce e Gabbana, e Steve McCurry, vi faranno sporcare di colori dipingendo un oggetto live.

SCICLI. La cittadina barocca resta la terza più visitata delle Vie dei Tesori dopo Palermo e Catania: e il suo successo continuerà anche in questo terzo e ultimo weekend. Lunghe code per visitare, all’interno del Comune, le stanze utilizzate come set della fiction sul Commissario Montalbano. In stretta collaborazione con la Pro Loco, ecco Palazzo Spadaro con i balconi a mensoloni e il ponticello, detto “degli innamorati”: qui scoprirete una bellissima collezione del Gruppo di Scicli, con in testa gli artisti Piero Guccione e Franco Sarnari. In occasione del festival sono state aggiunte alcune tele inedite, scorci luminosi del litorale ibleo; apre il bellissimo Palazzo Busacca, ottocentesco, e Palazzo Bonelli Patanè, uno dei tesori nascosti della cittadina barocca, elegante, leggero, interamente affrescato tra fine ‘800 e inizi ‘900, con le tappezzerie e gli arredi originali. Un altro museo spontaneo, dentro la chiesa di san Vito, dedicato alle “carcare”, le antiche fornaci; l’antica farmacia Cartia, che sembra essere rimasta all’800, tra bilancini, albarelli da farmacie, pozioni, provette, preparazioni dai nomi magici; il Museo del costume e della cucina, con il “famoso” cioccolato. Due le chiesette rupestri, la “Scalilla”, legata alla leggenda della Madonna della Catena che intervenne per salvare la vita di tre poveracci condannati ingiustamente; Santa Maria della Consolazione che nasconde un portale rarissimo esempio dell’architettura rinascimentale del Val di Noto; Santa Teresa, un tripudio di stucchi, spire floreali, intarsi, leziose cornici rococò e tele settecentesche, con gli ex voto quattrocenteschi dal convento della Croce. Infine, un luogo che è simbolo di rinascita sociale: il convento domenicano del Rosario che nel 1883 passò alle terziarie Domenicane che oggi gestiscono il Centro diurno per giovani in difficoltà.

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