SULLE ASP SICILIANE

Le ASP siciliane, dopo l’approvazione del decreto di riqualificazione e di rifunzionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale, devono, entro il 2015, provvedere alla ridefinizione degli assetti organizzativi e funzionali in linea con la spending review imposta dal Ministero che attiverà una forte riduzione dei posti letto in quasi tutte le asp. Una decisione drastica ma necessaria per ridurre la spesa sanitaria regionale e garantire qualitativamente i LEA. Di recente, il dibattito politico si è fortemente inasprito a causa della bocciatura, da parte del Ministro Lorenzin, del Piano siciliano adottato nel gennaio scorso. Quello che temevamo, si è verificato!!!! Il Piano deve essere rivisto nella sua interezza. È strano come, poi, parte della politica locale si perda in inutili e sterili polemiche e non riesca a focalizzare bene i veri dilemmi della sanità iblea. Smettiamola e siamo seri!

Le recenti polemiche sui servizi di emergenza 118 e sul PTE di Scoglitti, la dicono lunga sulla volontà degli intervenuti di voler tergiversare per non sfiorare i c.d. “nervi scoperti” lasciati da una classe dirigente regionale miope che continua ad ostinarsi a fare le barricate nel caso in cui si metta mano sui piccoli nosocomi. È ridicolo che ancora si possa ipotizzare di poter avere un ospedale sotto casa e nello stesso tempo pretendere servizi di qualità. INIMMAGINABILE!!!!! È un controsenso, altresì, mantenere in vita, nei nosocomi minori, delle strutture sanitarie doppie con servizi sanitari continuativi e con un notevole impiego di risorse importanti che, viceversa, potrebbero essere utilizzate per creare nuovi servizi utili alla cittadinanza. Ed ecco che, invece, assistiamo ad insoliti teatrini per difendere non so cosa, trascurando le vere questioni che oggi assillano il processo di riqualificazione della rete ospedaliera e territoriale improntata ai principi di efficienza, efficacia, appropriatezza ed equità. Infatti, oggi, parlare di “medicalizzare” l’ambulanza del 118 di Vittoria non mi sembra una richiesta peregrina, tutt’altro, ma proporre, in cambio di quest’ultima, il dimensionamento del PTE di Scoglitti, è assolutamente assurdo, irragionevole. I servizi vanno assicurati sempre e comunque e non è possibile immaginare che per migliorare la qualità di un servizio di emergenza/urgenza si debba ipotizzare il ridimensionamento della qualità delle prestazioni rese da un altro servizio. La frazione marinara è costantemente frequentata da migliaia di operatori del settore agricolo e una decisione di questo tipo potrebbe compromettere la tempestività delle prestazioni sanitarie rese in situazioni di emergenza. Piuttosto, mi sembra alquanto insolito che i consiglieri comunali intervenuti nel recente dibattito, facciano finta di nulla e continuano ad astenersi dal fare valutazioni oggettive serie in merito ad eventuali sentimenti campanilistici che hanno e che vorrebbero continuare ad influenzare le politiche sanitarie. Perché non si dicono chiaramente le vere ragioni che ostacolano il processo di riorganizzazione e di miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie in provincia? Perché si continua a tacere sulle responsabilità politiche di chi vuole continuare a mantenere lo status quo della sanità iblea?

La rifunzionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale, nonché, l’eliminazione dei c.d. reparti doppioni è essenziale per recuperare risorse importanti da poter investire per migliorare la qualità dei servizi sanitari, magari, promuovendo la “medicalizzazione” dell’ambulanza del 118 di Vittoria, il ripristino del servizio di neurofisiopatologia respiratoria, oppure, favorire il potenziamento del pronto soccorso del nosocomio di Vittoria, considerata la forte presenza di extracomunitari nel territorio ipparino. Se la politica vuole consegnare alla comunità iblea una sanità a misura d’uomo, in grado di migliorare la qualità delle prestazioni erogate, sia nella fase della prevenzione che nella cura delle cronicità e delle patologie post acuzie, abbandoni i sentimenti campanilistici e si adoperi per la riqualificazione dei piccoli ospedali in modo da renderli funzionali alla tutela e alla promozione della salute degli individui e della collettività, al fine di mantenere quanto più alto il livello qualitativo della vita dei suoi cittadini. Viceversa, i cittadini della provincia, ob torto collo, saranno costretti, ancora una volta, a far ricorso alle cure specializzate nei centri più attrezzati, dove la politica ha dimostrato più coraggio e lungimiranza. Secondo noi, i due piccoli ospedali dovrebbero dedicarsi, esclusivamente alla riabilitazione e alla lungodegenza, considerato l’innalzamento dell’età media e, al fine di ridurre le liste di attesa e di alleggerire il carico di lavoro alle sale operatorie, sempre negli stessi presidi, si potrebbe attuare un efficace piano di interventi chirurgici programmabili che non richiedono particolare assistenza. Noi abbiamo un’altra visione della sanità in provincia. Siamo convinti che occorre più coraggio nel prendere le decisioni e che non ci si può mai adagiare a facili campanilismi che non fanno altro che penalizzare un intero territorio.

 

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