Sicilia al collasso: i Comuni si ribellano e sostengono l’appello della CGIL

Cresce in Sicilia la mobilitazione dei Comuni per uscire dalla gravissima crisi finanziaria che colpisce 120 enti locali dell’Isola, sette dei quali solo nella provincia di Ragusa. Dopo l’appello lanciato dalla CGIL Sicilia e dalla CGIL Ragusa, un numero crescente di amministrazioni ha formalmente deliberato il proprio sostegno alla proposta del sindacato, chiedendo al Governo nazionale un intervento urgente attraverso la Legge di Bilancio.

Le Giunte comunali di Acicatena, Santa Venerina, Modica, Pozzallo, Chiaramonte Gulfi e Acate hanno approvato delibere con cui si richiede di garantire liquidità immediata ai Comuni in dissesto o pre-dissesto tramite la Cassa Depositi e Prestiti, fino a un importo complessivo di 150 milioni di euro. Secondo Giuseppe Roccuzzo, segretario generale CGIL Ragusa, si tratta di “un passo politico importante. Assistiamo a un movimento corale di amministrazioni locali che chiedono una risposta concreta, sostenibile e duratura alla crisi finanziaria dei Comuni. La nostra proposta nasce dal basso, dai territori che soffrono e non vogliono arrendersi all’idea di un declino amministrativo e sociale senza ritorno”.

A confermare l’attenzione nazionale sul tema, due emendamenti sono stati presentati in Senato: uno dal senatore Antonio Nicita e un secondo dalle senatrici Ketty Damante ed Elisa Pirro. Entrambi mirano a introdurre l’articolo 122 bis nella Legge di Bilancio, un provvedimento che punta a garantire strumenti straordinari di sostegno finanziario agli enti locali in difficoltà. L’emendamento sarà discusso in Aula entro il 15 dicembre, nell’ambito dell’approvazione definitiva della manovra finanziaria.

La CGIL Ragusa sottolinea come la mancanza di liquidità stia compromettendo la capacità dei Comuni di erogare servizi essenziali, il pagamento regolare degli stipendi dei dipendenti e la continuità occupazionale nelle cooperative sociali. Il blocco delle stabilizzazioni e la paralisi delle piante organiche aggravano ulteriormente la fragile tenuta amministrativa di molti enti locali: solo in provincia di Ragusa ci sono circa cinquanta posti vacanti che non possono essere coperti a causa delle restrizioni imposte dal dissesto.

“Il dissesto non può più essere considerato una soluzione”, aggiunge Roccuzzo. “In Sicilia oltre il 50% dei Comuni che hanno dichiarato il dissesto non è riuscito a riequilibrare i conti. Serve un intervento straordinario che restituisca ossigeno finanziario, ma anche dignità istituzionale e sociale alle comunità locali”. Altri Comuni siciliani stanno avviando percorsi deliberativi analoghi, coordinandosi con la CGIL Ragusa e la CGIL Sicilia per consolidare un fronte unitario, con l’obiettivo di rompere l’isolamento degli enti in difficoltà e ottenere misure di sostegno immediate e strutturali.

“La battaglia per salvare i Comuni siciliani dal collasso non è solo una questione contabile, ma un atto di giustizia verso lavoratori, cittadini e imprese che ogni giorno subiscono le conseguenze della crisi amministrativa”, conclude Roccuzzo. “Chiediamo alla politica nazionale di non restare indifferente”.

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