SFIGMO E FONENDO

Il termine “Low Cost” è stato introdotto nel linguaggio comune in riferimento al basso costo dei voli aerei praticato da alcune compagnie; oggi con prepotenza entra anche nel mondo della Sanità. Esploso sul web con l’offerta di prestazioni, specie odontoiatriche e laboratoristiche, a prezzi molto bassi e competitivi, è un fenomeno che induce alcune riflessioni. Occorre partire dalla capacità calante da parte del pubblico di offrire prestazioni sanitarie adeguate alle richieste dei Cittadini; tra ticket, superticket, tagli di fondi per personale, strutture e mezzi il Servizio Sanitario Pubblico è sempre più incapace di gestire le richieste dei pazienti-cittadini-utenti e tale incapacità è ancor più evidente al Sud, come si può ben vedere nella nostra realtà un tempo “isola nell’isola” ora sempre più marginale e periferica.

La cronicità, l’invecchiamento della popolazione, le novità in ambito scientifico e biotecnologico, oltre ad una maggiore informazione (non sempre corrispondente ad una maggiore cultura sullo stato di salute) e a franche realtà di consumismo sanitario dovrebbero indurre ad una maggiore razionalizzazione delle sempre più scarne risorse e dovrebbero, senza indugio, portare alle sempre auspicate riforme che allo stato si sono invece fermate alla contrazione dei servizi con liste d’attesa epiche ed insostenibili, al mantenimento di privilegi singoli o localistici e non certo di categoria, e ad enunciazioni di principi mai concretizzati tra cui il famoso aforisma “Meno Ospedale Più Territorio”.

In questo contesto l’equilibrio pubblico/privato in cui prima per privato si intendeva sia quello accreditato (spesso “furbo” e a volte come la cronaca narra corrotto e scorretto) che quello puro (a totale pagamento cioè), vede ora l’inserimento di forme di assistenza low cost. La Sanità leggera è una terza via, da non demonizzare ma che necessita di garanzie e regole e che merita attente riflessioni. Intanto è un’ulteriore sottrazione di risorse al SSN; i cittadini che potranno si rivolgeranno a queste realtà (ci sono già vari esempi da Groupon, alle tessere scontate, all’impegno di Banche in Welfare Italia con 135 futuri ambulatori plurispecialistici fino all’Unipol Salute) sottraendo quote di ticket e quindi risorse al SSN. In più c’è da dire si acuiranno ancor più le differenze “sociali” tra chi si potrà curare e chi no come è proprio di quei sistemi non universalistici nè mutualistici ma principalmente privati, in cui pur a fronte di quote di PIL  elevate investite in Sanità (USA in primis) la tutela della Salute è di gran lunga minore e  peggiore che nei Paesi con un sistema Sanitario Pubblico. Ancora mi chiedo: ma se ho un infarto o un ictus o mi serve il 118 mi rivolgo al Centro Low Cost o cerco il Servizio Pubblico, quello che oggi, con la crisi che morde, la disoccupazione che avanza e il potere d’acquisto sempre più eroso, è sempre più una conquista “sociale” che per me occorre difendere  a dispetto di tutti e rilanciare anche se occorrerà intaccare privilegi e piccoli egoismi.

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