SFIGMO E FONENDO

Continuiamo a parlare di integrazione Socio Sanitaria e riprendiamo dalle fonti di finanziamento:

4) Fondi Regionali: quadro non omogeneo con alcune Regioni (Emilia Romagna, Umbria, Veneto e Toscana) che hanno costituito fondi per la non autosufficienza.

5) Spesa Sociale dei Comuni: in genere i Comuni usano fondi propri di Bilancio per sostenere famiglie e minori, anziani, disabili mentre è bassa, ma destinata ad aumentare, la spesa per poveri ed immigrati.

Vediamo ora quale è il panorama legislativo da cui discende la governance Socio-Sanitaria; si parte dagli anni 70 per le norme su sordità e cecità, si passa alla 833 e modifiche sull’Istituzione del SSN fino alla riforma del titolo V della Costituzione e alla legge delega o alle leggi di definizione dei LEA. Un intrigo di norme e legislazione su cui non poca confusione hanno poi aggiunto la riforma costituzionale del 2001 e quella federalista; resta comunque fondamentale la 328/2000 che ha avuto il merito di fare uscire dall’oblio le politiche Sociali, anche se poi la devolution ne ha ridimensionato il ruolo.

I capisaldi della 328/00 sono il rafforzamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali (prima, ora non più); l’indicazione alle Regioni di dotarsi di Piani Sociali Regionali e di leggi di riordino; la determinazione degli ambiti spesso coincidenti con i Distretti Sanitari e le approvazioni dei Piani di Zona; l’integrazione socio-sanitaria con il recepimento dei Livelli essenziali di Assistenza (LEA); le norme sugli accreditamenti di chi eroga i servizi; la valorizzazione del terzo settore e la riforma delle IPAB. Una legge da giudicare positivamente anche se non adeguatamente sostenuta sia finanziariamente che di recente politicamente (vedi Libro Bianco di Sacconi).

Altre norme sono la Legge Delega sul federalismo (42/2009) e i LEP: la prima introduce i costi standard anche per le prestazioni Sociali mentre sui LEP cioè i servizi imprescindibili ma realmente esigibili dai Cittadini allo stesso modo ed in tutta la Nazione sta lavorando un tavolo tecnico. Dalle prime notizie il tavolo ha individuato cinque macrolivelli a) servizi per l’accesso e la presa in carico da parte della rete assistenziale; b) servizi e misure per favorire la permanenza a domicilio; c) servizi territoriali a carattere comunitario e servizi per la prima infanzia; d) servizi territoriali a carattere residenziale per le fragilità; e) misure di inclusione sociale e di sostegno al reddito.

Allo stato permangono enormi differenze tra le Regioni del Nord e quelle del Sud; laddove fallisce il sociale vi è un improprio ricorso al Sanitario con spese di gran lunga inappropriate e maggiori per cui occorre integrare, eliminare i conflitti tra le Istituzioni e rilanciare i ruoli di distretti e Comuni. Ci riusciremo?

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