Sette anni dopo la morte di un anziano a Comiso la confessione della badante “l’ho ucciso io”: oggi la sentenza

“Ho rubato dei soldi dalla cassaforte e poi, per paura che mi scoprissero l’ho ucciso. Non posso più convivere con questo peso”. Nel 2021, sette anni dopo la morte di un anziano di Comiso, un decesso che risale al 2014 e che non aveva destato alcun sospetto, la badante si reca dall’avvocato Biagio Giudice e racconta la sua verità. Con il legale si reca al Commissariato e “confessa”. Scattano le indagini, la salma dopo 7 anni viene riesumata, la donna viene sottoposta a perizia psichiatrica in fase di incidente probatorio. L’autopsia non riesce a determinare la causa della morte. Viene formulato il capo di imputazione. La donna avrebbe soffocato l’uomo con un cuscino mentre dormiva profondamente per il sonnifero mescolato al liquore. Un dolore che arriva devastante per la famiglia dell’anziano, che si rinnova e si acuisce nuovamente dopo anni; di quella donna che assisteva l’anziano, avevano tutti fiducia. Si arriva alla richiesta di rinvio a giudizio. Oggi il processo che si è svolto con rito abbreviato davanti al Gip, e che nasce dalle  dichiarazioni autoaccusatorie della donna. La pubblica accusa ha chiesto la condanna a 10 anni di carcere ritenendo attendibile la badante e plausibile la ricostruzione da lei fornita. La difesa della donna ha invece posto accento sulla seminfermità mentale della donna, sulla sua conseguente inattendibilità, sulla mancanza del movente e sui riscontri che non fornirebbero prova di quanto comunque da lei dichiarato e ne ha chiesto l’assoluzione. La parte civile era rappresentata dall’avvocato Alessandro Agnello e la persona offesa dal reato dall’avvocato Giuseppe Di Stefano. Il gip al termine della camera di consiglio ha assolto la donna con la formula del “perché il fatto non sussiste”

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