È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
RICORDI DI UN’EPOCA CHE NON C’È PIÙ
14 Giu 2013 14:47
Affollato e partecipato incontro, nel pomeriggio di giovedì, al Centro Culturale “Feliciano Rossitto” per la presentazione di un libro. editato già nel 2011, “Eravamo comuniste Tre storie militanti”, una sorta di saggio biografico costruito attorno alla storia di vita di tre deputate siciliane comuniste.
Un libro tutto al femminile che ha l’obiettivo di far ricordare l’importante ruolo della donna, spesso dimenticato, anche nel mondo politico della Sicilia del 900, introdotto e curato da Giovanna Fiume, docente di Storia moderna presso la Facoltà di Scienze politiche di Palermo, che, con la collaborazione di Paula Bell Pesce, Roberta Di Bella e Natalia Milan, ha dedicato a tre militanti del vecchio PCI una lunga intervista con l’intento di registrare un’esperienza tutta femminile che va dal dopoguerra agli anni Novanta.
Vere e proprie storie di vita, il racconto dell’infanzia e della formazione politica, le scelte personali e l’adesione al Pci siciliano di Teresa Gentile, insegnante e cattolica, nipote del grande filosofo siciliano che fu Ministro della P.I. in un governo di Mussolini ed autore della riforma della scuola che porta ancora il suo nome, di Marina Marconi, medico e indipendente nelle liste comuniste, di Francesca Messana, studentessa universitaria di biologia, la più giovane deputata nella storia della Assemblea regionale dove arriva ventiduenne.
Storie che intrecciano l’ambito personale, intimo, familiare e con lo spazio pubblico della politica.
Il folto e attento uditorio, accolto dal nume tutelare animatore del Centro Culturale “Feliciano Rossitto”, l’onorevole Giorgio Chessari, con la qualificata presenza di due delle protagoniste del libro, le onorevoli dottoresse Marina Marconi e Francesca Messana, è stato piacevolmente intrattenuto da Maria Antonietta Casì, indimenticata militante ragusana del PCI, e dall’onorevole Salvo Zago, attuale segretario provinciale del Partito Democratico, che hanno esposto le tematiche trattate nel libro, naturalmente con particolare riferimento a quelle delle parti riguardanti le due gentili ospiti.
Ne è venuto fuori un affascinante spaccato di storia politica, in grado di sancire il ruolo e l’autorevolezza della presenza femminile, imperniati sulla indipendenza intellettuale e sulla competenza professionale, in un sistema politico che vede le donne eccentriche rispetto alla tradizione partitica.
Maria Antonietta Casì, emozionata, per sua stessa ammissione, già solo per il titolo del libro, ha tratteggiato la figura di Marina Marconi, una donna che ha dedicato la sua vita, per certi versi fuori dagli schemi abituali, alla professione intesa come espressione di amore per la gente e disponibilità di aiuto per le persone a cui ha rivolto attenzione, non solo in termini medici ma anche sociali, come attesta la sua partecipazione alla vita politica. La Marconi ha evidenziato il suo percorso che l’ha vista prima militante e poi iscritta, come ha voluto precisare, a seguito della tragica perdita di Pio La Torre.
Ha giudicato esaltante il periodo di impegno attivo e ha auspicato la sempre maggiore consapevolezza, da parte delle donne, del proprio ruolo e una definitiva presa di coscienza della insostituibile funzione, non solo in politica.
E’ stato poi Salvo Zago ad analizzare la parte della pubblicazione che riguarda Francesca Messana, cercando di seguire il filo che lega le scelte delle protagoniste, attraverso le pagine che risultano gradevoli per i lettori datati non solo anagraficamente, ma più ancora sotto l’aspetto politico.
Ha intravisto non pochi punti in comune, nell’adesione al partito e alle sue idee, con quelli sottolineati dal Presidente Napolitano nella sua recente intervista concessa a Eugenio Scalfari, rivolti all’attenzione verso la gente e il popolo che hanno bisogno di sentire la politica e il partito vicini e attenti alle emergenze di tutti i giorni.
Francesca Messana ha rievocato la sua formazione all’ombra dei primi anni ’70, gli anni dei diritti civili, dell’affermazione del femminismo, delle scelte di partito, di Occhetto e Berlinguer che la portarono, a soli ventidue anni, alla candidatura all’Assemblea regionale.
Nel ripercorrere gli anni dal ‘76 all’ ‘ 81, ha voluto ricordare di essere stata protagonista di eventi importanti nel panorama legislativo della Regione siciliana: non solo firmataria della, per noi familiare, Legge 61/81, la Legge su Ibla, ma anche protagonista della stesura, grazie anche alla sua presenza in Commissione, della legge 71/78 sull’urbanistica, della Legge 1, della legge sullo sport, delle leggi di riforma sanitaria e per i disabili, della prima legge sui Parchi e le Riserve che portò all’istituzione del primo Parco, quello dello Zingaro, tutte disposizioni legislative che ancora fanno testo nell’ordinamento regionale e si distinguono per le qualità di organicità e funzionalità che non sempre si possono rilevare nell’attuale panorama politico e legislativo.
La serata è stata l’occasione per una rimpatriata fra ex colleghi parlamentari, grazie anche alla presenza dell’onorevole Nello Rosso, esponente di spicco della Democrazia Cristiana, negli stessi anni rappresentante della provincia ragusana all’Assemblea di Palazzo dei Normanni, che è intervenuto nel dibattito finale rivendicando il ruolo di rappresentanza del suo vecchio partito che era parimenti attento ai bisogni reali della gente.
Il tempo tiranno non ha impedito una serie di altri qualificati interventi che sono riusciti a tenere tutti incollati alle sedie, fino all’ultimo, degno coronamento di una serata importante e piacevole a cui è mancato, forse, solo, lo spazio che poteva essere dedicato ad alcune letture recitative di passi del libro.
Una serata che meriterebbe di essere replicata, come meritano le serate organizzate dal Centro Culturale “Feliciano Rossitto”, questa in particolare per poter approfondire e disquisire più attentamente sulle parole del titolo, ‘Eravamo comuniste’, per sapere se l’imperfetto sia stato dovuto alla scomparsa del vecchio PCI e all’impossibilità di adattare gli ideali di allora alle nuove formazioni politiche, eredi di uomini e apparati.
Oppure se il tempo verbale scelto possa scaturire da un parziale o totale disconoscimento dei vecchi ideali, pur nel contesto di una situazione politica locale, regionale e nazionale profondamente modificata.
Il contesto politico sociale, con particolare riguardo a quello del nostro territorio, necessita di un dibattito simile, per far tornare alla politica vera i protagonisti della vita democratica del paese.
E se l’orologio, ieri sera, non avesse avuto l’ostinazione di far girare le lancette senza soluzioni di continuità, ci sarebbero stati i personaggi per imbastire un dibattito che non avrebbe certo risolto le mille diatribe locali, politiche e di partito, ma poteva, di certo, contribuire a una analisi serena della situazione, propedeutica a soluzioni che, in nome della buona politica e scevre da puerili personalismi, costituiscono l’ingranaggio indispensabile per il funzionamento della macchina politico-sociale e amministrativa della città.
Per la cronaca la presentazione del libro ha goduto di un parterre de rois, oltre ai già citati onorevoli Rosso, Chessari e Zago, solo per riferirci ai qualificati potenziali protagonisti di un dibattito sull’argomento in questione, c’erano il candidato sindaco della coalizione di centro sinistra Giovanni Cosentini, il Presidente dell’Assemblea del PD, Nino Barrera, il segretario cittadino del Pd Peppe Calabrese, la ex consigliera provinciale avv. Angela Barone, i consiglieri comunali Frasca, Lauretta e Massari, oltre a uomini di cultura, soprattutto politica, come Vito Piruzza, Titta Veninata, Giorgio Flaccavento, Giorgio Sparacino e il giornalista Giovanni Pluchino.
© Riproduzione riservata