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Razze autoctone siciliane in via d’estinzione. Anche in provincia di Ragusa. Perché non destinare i fondi Psr alla loro tutela?
08 Feb 2023 08:15
Dalla vacca modicana all’asino pantesco al suino nero. Dal cavallo sanfratellano al bovino cinisaro. Sono tantissime le razze autoctone siciliane che purtroppo sono a rischio d’estinzione. Perché non preservarle con i fondi Psr? Un ragionamento anche alla luce delle recenti misure predisposte dall’Unione Europea a salvaguardia delle biodiversità. In un mondo in cui tutto è sempre più globalizzato, vi è la netta tendenza al ritorno della peculiarità regionale. E naturalmente la Sicilia, con le sue numerose razze autoctone non fa eccezione, considerando anche che un parlamentare del PD, Fabio Venezia, ha presentato un’interrogazione proprio in questo senso: destinare i fondi Psr 2023-2027 per evitare l’estinzione di queste razze autoctone.
Ma quali sono le razze in via d’estinzione che corrono più rischi? Sono la nostra Modicana, la Cinisara e Siciliana (bovini), Barbaresca Siciliana e Noticiana (ovini), Girgentana, Argentata dell’Etna (caprini), Suino Nero Siciliano (suini), cavallo Sanfratellano, Puro Sangue Orientale, Asino Ragusano, Asino Pantesco (equini).
Si tratta di razze che hanno dato vita a diversi prodotti tipici regionali che rappresentano parte essenziale della tradizione siciliana e del mercato agroalimentare: formaggio ragusano, canestrato siciliano, caciocavallo palermitano, provola dei Nebrodi, caprino girgentano, maiorchino, ‘vastedda’ palermitana, oltre a diversi salumi, prosciutti e pancette tradizionali locali.
UN PO’ DI STORIA
La madre di tutte le razze siciliane è considerata la Bovina Siciliana, che rappresenta la matrice genetica da cui si sono poi evolute le altre razze autoctone siciliane. Il suo mantello varia dal biondo al rosso sino al trasformarsi in nero, colorando i pascoli delle zone montane e submontane più impervie dell’entroterra siciliano tra Palermo, Messina ed Enna, è infatti l’unica capace di vivere in condizioni ambientali particolarmente difficili.
LA RAZZA MODICANA
La Modicana, invece, è la “rossa” di Sicilia. Il mantello rossastro è il suo inconfondibile biglietto da visita, con sfumature dal nero nei tori al biondo nelle vacche di mole modesta. È chiamata così nelle province di Ragusa e Siracusa, dalla cittadina di Modica zona nella quale si pensa sia stato selezionato un ceppo dell’originaria Bovina Siciliana; prende anche il nome di Mezzalina nelle zone collinari e Montanina se allevata invece nelle zone montuose. Dalla discreta produzione di latte, è particolarmente adatta alla vita in ambienti caldi in cui i foraggi sono scarsi.
LA MENO CONOSCIUTA PECORA COMISANA
Meno conosciuta ma ugualmente interessante, è la pecora Comisana, nota anche come “faccia rossa”, ”testa rossa” o “lentinese”, originaria del Comune di Comiso, dal quale ne deriva il nome. Questa razza deriva da incroci tra ovini autoctoni siciliani e diverse razze proveniente dal mediterraneo, ma l’ipotesi più conosciuta è che derivi dalla pecora maltese, da cui avrebbe ereditato la notevole attitudine lattifera. La selezione genetica è arrivata ai caratteri definitivi agli inizi del xx secolo, vedendo poi la diffusione della pecora comisana nelle zone della pianura di Caltanissetta e di Agrigento “in purezza”, incrociata con la pecora locale in provincia di Enna e di Palermo ed incrociata con la razza sarda in provincia di Trapani. La pecora comisana viene allevata allo stato brado, essendo una razza rustica in grado di valorizzare i magri pascoli che vegetano sui monti Iblei.
L’ASINO RAGUSANO
E come non parlare dell’ormai celeberrimo asino ragusano? Il contesto storico in cui ha inizio la selezione dell’ asino ragusano è quello compreso tra la prima e seconda Guerra Mondiale. Per motivi bellici l’esercito italiano dovette costituire colonne di muli robusti, di mantello baio, capaci di trasportare munizioni in montagna e oltre alpe. Il colore permetteva di mimetizzare più facilmente gli animali. La richiesta di muli da reclutare per l’esercito e gli alpini salì, così come il loro valore. Nel 1942 il Regio Deposito Stalloni diede inizio a una rigida selezione per fissarne le caratteristiche morfologiche e di temperamento.
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