QUARANTACINQUENNE RAGUSANO RESPONSABILE DI “ATTI PERSECUTORI” (STALKING) NEI CONFRONTI DELLA EX CONVIVENTE

 

 Personale della Squadra Mobile di Ragusa ha eseguito, nei confronti di un soggetto ragusano O.G, di anni 45, responsabile del reati di cui agli artt. 612-bis e 582, 585 in relazione all’art. 576 n.5.1 c.p. (atti persecutori – c.d. stalking e lesioni personali aggravate ) in danno di B.S. una quarantenne ragusana con la quale nel recente passato aveva mantenuto un rapporto di convivenza,  la misura cautelare prevista dall’art. 292 c.p.p. (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, come pure dei familiari della stessa, nonché del divieto dell’indagato di comunicare  attraverso nessun mezzo, in particolare mediante telefono fisso o cellulare, e-mail o altro mezzo telematico), a causa di una serie di azioni vessatorie, vere e proprie rappresaglie  inflitte alla vittima ed estese anche all’attuale compagno di quest’ultima, consistite in intrusioni nella vita privata appostamenti e inseguimenti per le vie cittadine, culminate con aggressioni fisiche per entrambi, comunicazioni anche telefoniche ripetute e indesiderate  al punto da provocare alla malcapitata un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria e  della  persona a lei vicina, sino al punto da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere la quotidianità di persona libera.

Gli esiti investigativi forniti dalla «sezione specializzata» della Squadra Mobile sono stati posti a fondamento della misura cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Ragusa, Dr.Claudio MAGGIONI, su richiesta del P.M. Dr.ssa Claudia MAONE.

La vita della vittima dopo la fine del rapporto di convivenza era diventata particolarmente gravosa per il concreto timore di ricevere nuove molestie; aveva paura di uscire di casa anche per la gestione della quotidianità e incontrare gli amici, temendo seriamente per la propria incolumità personale.

La condotta assillante posta in essere dal persecutore era finalizzata al tentativo di  recuperare il precedente rapporto e successivamente, vista la negativa, per vendicarsi sia  per essere stato “mollato”  ma anche del nuovo rapporto sentimentale intrapreso dalla vittima. In situazioni normali, la fine di una relazione sentimentale, ovvero di un rapporto matrimoniale, gran parte delle persone sono in grado, dopo avere preso coscienza circa la fine del rapporto, di comprendere che l’altra persona non è interessata. Ma l’indagato non si è reso conto che la sua determinazione a insistere ulteriormente poteva significare dare inizio ad una condotta di stalking.

 

Lo stalking distrugge la vita delle persone – non solo quella della vittima, ma spesso come nel caso in argomento anche quella dei famigliari. Ogni aspetto della vita della vittima può essere influenzato negativamente da questa esperienza – relazioni sociali, lavoro ed assetto della vita quotidiana. Questo aspetto differenzia lo stalking dalle normali interazioni sociali.

Così come più volte evidenziato dagli operatori, non bisogna mai sottovalutare queste situazioni: occorre essere consapevoli che sono molto rischiose in quanto soggette ad escalation; non esitare a rivolgersi alla Polizia di Stato: gli operatori sapranno consigliare la vittima e darle un aiuto professionale.

 

 

 

 

 

 

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