Quando una telefonata allungava la vita: nel ragusano resistono 126 postazioni pubbliche

Quando Tim si chiamava ancora Sip, una telefonata allungava la vita. Era il messaggio del tormentone pubblicitario in tv. Ricordate? L’attore Massimo Lopez era schierato davanti al plotone di esecuzione. Alla domanda del comandante su quale fosse il suo ultimo desiderio, rispondeva: “Potrei fare una telefonata?”. Che durava giorni, settimane, finché i soldati scordavano cosa dovevano fare e, addirittura, finivano per solidarizzare con il condannato. Lo spot venne trasmesso per anni nelle sue divertenti versioni, anche quando la Società italiana per l’esercizio delle telecomunicazioni (acronimo di Sip) diventò Telecom.

Sembrano passati secoli. Il telefono fisso in casa non ce l’ha più quasi nessuno, resiste ancora negli uffici. Soppiantato dai cellulari, oggi in versione smartphone e domani chissà. In Italia ci sono più telefoni portatili che televisori, 43,6 milioni contro 42,3 mln.

Pian piano sta scomparendo anche un altro simbolo: il telefono pubblico. Molte maleodoranti cabine sono state rimosse, mentre le poche postazioni presenti negli esercizi pubblici sembrano oggetti conservati lì per testimoniare le chiamate tra lontani innamorati, tremendi scherzi anonimi, interurbane di pochi minuti scosse dall’inesorabile e inconfondibile scesa dei gettoni nella cassetta. Con i tempi che corrono, oggi ci vorrebbero litri di gel sanificante e almeno due mascherine prima di riprendere in mano certe cornette.

Eppure, qualche postazione resiste. In provincia di Ragusa, stando all’ultimo elenco di Tim aggiornato però a due anni fa, sono 126.
Trentuno sono a Ragusa, 23 a Modica, 15 a Vittoria, 14 a Scicli, 13 a Comiso e a Pozzallo, 8 a Ispica, 5 a Santa Croce Camerina, 3 a Chiaramonte Gulfi, 1 soltanto a Giarratana, mentre Monterosso a Acate ne sono ormai assolutamente sprovviste.
Sessantaquattro di queste sono denominate “stradali”, quindi cabine, 51 si trovano all’interno di esercizi commerciali, 11 sono risultano sotto la dicitura “altro”.

Fortini d’altri tempi a disposizione di chi tiene in portafoglio – e riesce a trovare – schede prepagate dalle improbabili copertine. Qualcuno di essi ingoia pure le monete, invece i mitici gettoni sono diventati ormai oggetto di collezione. Nel mercato dell’antiquariato ci sono pezzi quotati fino a 80 euro.
Telefoni che servono soltanto per quello che intendevano i suoi inventori, tra l’altro italiani, Innocenzo Manzetti e Antonio Meucci: parlarsi attraverso due apparecchi ricevitori. Ciò che, dopo circa 150 anni, tra chat, internet, mappe e app, non facciamo quasi più.

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