Quando Biagio Conte portò la croce nelle strade ragusane

Aprile 2015. Il missionario laico degli ultimi, da cui molti nel clero avrebbero solo da imparare, compie un lungo pellegrinaggio a piedi che lo porta in varie zone dell’Isola. S’incrocia ai margini delle strade, trascinando una croce, da solo o con un confratello della Missione di speranza e carità da egli fondata a Palermo. Diversi automobilisti lo riconoscono, si fermano, gli offrono un passaggio o un aiuto che lui, gentilmente, rifiuta dopo avere ringraziato. Fu così che Biagio Conte capitò anche nel ragusano. A Pozzallo, definita “porta del Mediterraneo”, a Donnalucata. A Modica visitò la basilica della Madonna delle Grazie e il duomo di San Giorgio.

Fratel Biagio, un santo in terra prima di ogni futura consacrazione. Della sua missione, una cittadella dei poveri, diceva: “Nasce dall’esperienza profonda di chi ha incominciato a cercare la verità, la vera libertà e la vera pace, distaccandosi dal mondo materialistico e consumistico. Stanco e dalla vita mondana che conducevo, ho sentito nel cuore di lasciare tutto e tutti; me ne andai via dalla casa paterna il 5 maggio 1990, a 26 anni, con l’intenzione di non tornare più nella città di Palermo, perché questa città e società mi avevano tanto ferito e deluso”.

Aveva lasciato gli agi della sua condizione, la famiglia e l’impresa edile del padre. Una scelta che lo accosta al Poverello d’Assisi che lo ispirò. Circa trent’anni fa ha fondato la Missione di speranza e carità. “Mi addentrai tra la natura e le montagne all’interno della Sicilia – aggiunse una volta – iniziando un’esperienza di eremitaggio tra montagne, laghi, fiumi, sotto il sole, la luna e le stelle. Poi successivamente cominciai a sentire sempre più che Gesù, l’uomo giusto che ha donato la vita per noi, mi portava con lui per fare una esperienza che successivamente avrebbe stravolto tutta la mia vita; ho camminato molto scaricando le tensioni e le scorie della vita mondana, nel silenzio e nella meditazione mi sentivo sempre più libero e pieno di pace, non avevo nulla con me, eppure era come se avessi tutto”.

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