Processo per l’inquinamento della discarica di Pozzo Bollente a Vittoria: assolti gli amministratori della Giunta Nicosia

Nessuna responsabilità degli amministratori vittoriesi per l’abbandono della discarica di Pozzo Bollente, l’inquinamento delle falde acquifere e delle aree circostanti la discarica, dove si è superata la “soglia di rischio” e di contaminazione.

La sentenza emessa dal giudice del tribunale di Ragusa, Elio Manenti, ha assolto da ogni responsabilità- “perché il fatto non sussiste” –  l’ex sindaco Giuseppe Nicosia, gli ex assessori (in periodi diversi) Filippo Cavallo, Enzo Cilia, Paolo Nicastro, gli ex dirigenti del comune Angelo Piccione, Roberto Cosentino, Cristina Prinzivalli, Salvatore Troia (quest’ultimo anche direttore generale dell’ente).  

L’inquinamento della discarica e dei terreni vicini: danni alle colture e alle persone

 Nella zona, dagli accertamenti effettuati, c’erano paramenti di arsenico, ferro, manganese, cromo e nichel molto alti, la discarica era in uno stato di abbandono e la presenza del percolato (rifiuto speciale pericoloso che si genera nelle discariche) era un potenziale rischio per tutta la zona.

L’inquinamento delle falde acquifere era stato accertato in alcuni terreni vicini, quelli di proprietà del signor Giovanni Macauda. Qui erano stati verificati i danni alle colture e alle persone causati dal superamento della soglia di contaminazione della discarica

Era partita la denuncia e le verifiche della Polizia provinciale. Ma già negli anni precedenti, a più riprese, l’Arpa aveva rilevato, in vari controlli, fin dal 2008, la pericolosità della discarica, la presenza di percolato e una contaminazione per diversi parametri (ferro e arsenico).

La lunga querelle giudiziaria e le motivazioni della sentenza

La querelle tra l’Ato Ambiente Ragusa e il comune di Vittoria era durata parecchi anni. La gestione della discarica era passata all’Ato Ambiente Ragusa che avrebbe dovuto predisporre un progetto di bonifica. Ma l’Ato non ha mai ricevuto dal comune di Vittoria le somme necessarie per la bonifica e le ha continuamente richieste.

Da qui il contenzioso e nel luglio 2012 l’Ato aveva addirittura ritrasferito la discarica al comune. Ma questi non aveva accettato. Il continuo tira e molla, fatto di atti giudiziari e di continui rimpalli di responsabilità, è sfociato in una vicenda giudiziaria che si è protratta per alcuni anni e che si è conclusa nei giorni scorsi.

Assoluzione piena, dunque, per tutti gli imputati. Il giudice ha chiarito che la titolarità della gestione – con gli obblighi conseguenti – La sentenza ha verificato che l’Ato Ambiente aveva ricevuto delle somme per il post mortem e per la bonifica (sia pure insufficienti e assolutamente inferiori a quelli fatturati). Ma alla carenza dei pagamenti del comune (peraltro giustificati dagli iter di approvazione dei bilanci) l’Ato avrebbe potuto e dovuto sopperire anche con polizze fideiussiorie, ma non era consentito abbandonare la discarica e non predisporre gli atti di bonifica necessari.

In sintesi: l’ente gestore era l’Ato ambiente Ragusa. Solo l’Ato Ambiente era il titolare dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale del ministero dell’Ambiente) Questi avrebbe dovuto avere l’obbligo di messa in sicurezza e bonifica e nessuna responsabilità in questo senso può essere assegnata agli amministratori locali, peraltro diversi e in carica in periodi diversi (l’amministrazione guidata da Giuseppe Nicosia fino al 2016, da Giovanni Moscato fino al 2018 e successivamente dalla commissione prefettizia).

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