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PROBIOTICI+PREOBIOTICI UGUALE SIMBIOTICI
12 Giu 2014 07:52
In Italia, il Ministero della Salute ha definito i probiotici quei “microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo”.
Traducendo, vi sono ben precise caratteristiche per classificare questi microrganismi come “probiotici”, in primis la capacità di rimanere attivi e vitali a livello intestinale, in quantità tale da giustificare gli eventuali effetti benefici osservati in studi clinici; a seguire, l’essere stabili all’acidità, al succo gastrico, alla bile e al succo pancreatico in modo da persistere e moltiplicarsi nell’intestino umano, e ancora, essere in grado di aderire alla parete intestinale. Devono, inoltre, competere in antagonismo con i microrganismi patogeni (es. salmonella), essere sicuri per la salute dell’ospite, e non essere portatori di antibiotico-resistenze.
Il termine probiotico non è, quindi, sinonimo di fermento lattico; i batteri contenuti in alimenti fermentati quali lo yogurt hanno infatti un’azione transitoria e blanda, non essendo capaci di colonizzare il nostro intestino. Lo yogurt tradizionale, in particolare, subendo l’aggressione da parte dei succhi gastrici per la digestione delle proteine in esso contenute, perde anche la maggior parte delle colonie batteriche, e pertanto non può essere considerato un alimento probiotico!
I veri probiotici, quindi, non sono presenti nei comuni alimenti. Quando, allora, è consigliabile l’uso di supplementi? Alcuni ceppi probiotici rappresentano sicuramente un valido aiuto per il benessere intestinale, e l’assunzione di integratori, da assumere per almeno 3-4 settimane, può realmente apportare degli effetti positivi, specialmente in determinate condizioni fisiologiche.
E’ ormai noto, soprattutto a seguito di studi scientifici, che alcuni tipi di batteri intestinali (Lattobacilli e Bifidobatteri) sono in grado di scindere alcuni residui alimentari (come le fibre indigeribili) e di sintetizzare vitamine; essi giocano anche un ruolo fondamentale nel sistema immunitario, di cui il 70-80% si trova a livello intestinale. Secondo il più recente Position Paper, pubblicato da NFI nel 2013, “I probiotici possono migliorare, nell’ambito della normalità fisiologica, aspetti del funzionamento intestinale (ad esempio la frequenza di evacuazione o le sue caratteristiche soggettive) o di altre funzioni dell’organismo. Il consumo di probiotici può peraltro essere utile sia per ridurre il rischio di specifiche patologie, sia per attenuarne la sintomatologia oggettiva o soggettiva, qualora siano manifeste. Sul piano formale, va sottolineato che gli effetti dei probiotici sono stati osservati prevalentemente studiando gruppi di soggetti affetti da patologie. Tale scelta si basa su motivi di carattere essenzialmente metodologico: non è infatti agevole documentare effetti favorevoli significativi di un probiotico nella condizione di sostanziale assenza di anomalie di tipo funzionale tipica della popolazione sana. I benefici descritti nella letteratura scientifica non sono, quindi, da intendersi come effetti generali dei probiotici: ogni effetto è da attribuirsi al singolo ceppo o alla combinazione di ceppi testata per un dato proposito.
Inoltre, considerando l’uso di integratori per dare manforte al microbiota endogeno, è saggio scegliere fra quelli che contengono non solo microrganismi probiotici, bensì anche una buona quantità di prebiotici. Questi ultimi sono “ingredienti non digeribili che stimolano selettivamente la crescita e l’attività di uno o di un numero limitato di specie batteriche della flora batterica intestinale”. Poiché resistono all’acidità gastrica e all’idrolisi a opera degli enzimi digestivi, possono raggiungere le sedi dell’intestino nelle quali vengono fermentati dalla microflora locale, promuovendo così lo sviluppo del microbiota intestinale. Si tratta di un meccanismo di “stimolazione selettiva”: fungendo da substrati, i prebiotici stimolano selettivamente la crescita e/o l’attività di uno o pochi batteri specifici associati al benessere intestinale. Rientrano nella categoria di prebiotici alcuni componenti della fibra alimentare, come pectine, cellulosa e lignina, e alcuni carboidrati non digeribili, in particolare frutto-oligosaccaridi (FOS), galatto-oligosaccaridi (GOS) e inulina.
Dall’unione di probiotico e prebiotico ha origine il simbiotico, formulazione che consente di aumentare la sopravvivenza dell’organismo probiotico, perché rende immediatamente disponibile il suo substrato per la fermentazione.
In commercio si trovano sempre più facilmente supplementi di simbiotici, e il consiglio è quello di optare per un integratore contenente sia microrganismi probiotici di una o più specie (lattobacilli, bifidobatteri e eubatteri), sia substrati prebiotici, in modo da assicurare un’azione sia nel piccolo intestino (lattobacillo) sia nel colon (prebiotico).
Importante anche rispettare le modalità di conservazione indicate, assumere il prodotto a stomaco vuoto e avere la pazienza di attendere 3-4 settimane per toccare con mano i benefici sulla funzionalità intestinale e non solo. È altresì vero che la risposta individuale dell’organismo può essere molto varia, sicuramente in base alle condizioni fisiologiche di partenza; ci sarà dunque chi ne trarrà beneficio dopo pochi giorni e chi non noterà grandi differenze. Una cosa è però certa: questi integratori non fanno male, e 1-2 cicli l’anno (oltre a una supplementazione prima di un viaggio all’estero o a seguito di un’infezione intestinale) non possono che favorire la normale e fisiologica funzionalità intestinale.
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