Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
PENSARE DI TRAVERSO
29 Mar 2012 19:12
Da cosa viene il titolo di questa rubrica? Perché “pensare di traverso”? E, soprattutto, come si fa a pensare di traverso?
E’ fin troppo ovvio che si tratta di una metafora. Mettersi di traverso non è una cosa che, letteralmente, si addica al pensare, che rimane un’attività mentale, fuori dalle dimensioni kantiane dello spazio e del tempo.
Tuttavia, come ogni brava metafora, ha un significato che esige di andare oltre la “lettera”.
Partiamo dal pensiero che non è di traverso. Il pensiero omologato. Quello con lo stampino. Quello cui si viene addestrati con la maggior parte dei programmi scolastici e da cui ci si emancipa solo grazie alla creatività degli insegnanti che perseguono l’obiettivo di rendere gli alunni capaci di pensiero autonomo (come a dire: di pensiero!). Il pensiero come attività ripetitiva, celebrativa, media, tribale. Il pensiero come giudizio rigorosamente confinato entro i canoni (del buon senso, del senso comune, della maggioranza, del politically correct ).
Bene, il pensiero “di traverso” è il contrario di tutto ciò: è smontare il meccanismo, rompere l’automatismo, guardare da dietro (il “dietro”), dare voce al non senso e andare a scoprire il suo senso.
Pensare di traverso significa, una buona volta, smettere di pensare che “comunicare” sia una priorità e concentrarsi sulle cose, che tanto poi la comunicazione viene da sé…..
Pensare di traverso richiede un atto di fede: che si possa rendere la realtà più leggibile, anche se questo può significare – a volte – renderla meno facile!
Pensare di traverso implica rischi: di impopolarità o di sembrare scemi : come si fa, ad esempio, a dubitare che gli italiani non hanno voglia di lavorare e che dunque meritano la crisi in cui sguazzano? Come si fa a dubitare che i “mercati” abbiano sempre ragione e che i governi e i partiti siano sovrastrutture vuote dei mercati medesimi? Bisogna proprio essere scemi! O, in alternativa, pensare di traverso e non accontentarsi della interpretazione “intelligente” che le cose stiano esattamente come ce le raccontano gli ideologi del mercato medesimo!
Pensare di traverso è una disciplina e richiede disciplina: quella del bisturi del linguaggio, che taglia e sminuzza e trita e ricompone. E gode del fatto di aver raggiunto una prospettiva non facile, non comoda, ma certamente onesta sulle cose, sulla gente e sulle sue faccende, più o meno importanti.
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