PATRIMONIALE… PER MIOPI!

Da qualche mese in Italia non si fa altro che parlare di “Patrimoniale” e il paese si divide tra favorevoli e contrari, penso sia il caso di ragionarci un po’ su.

 

La “patrimoniale” è una tassa che invece di colpire i redditi (come l’IRPEF) o i consumi (come l’IVA) colpisce i patrimoni sia immobiliari (case e terreni) sia mobiliari (titoli e giacenze in denaro); ne esistono già di conosciute come l’ICI  ma ve ne sono alcune “mascherate” come nella nostra città di Ragusa dove la “tassa sui rifiuti solidi urbani” in realtà si paga in base ai metri quadri di abitazione senza nessun collegamento con la spazzatura prodotta quindi di fatto una “patrimoniale”.

 

Ma andiamo al problema. In sintesi alcuni economisti di fronte alla situazione di grande difficoltà in cui versa il nostro Paese fanno un ragionamento di questo tipo:

-l’indebitamento del paese ha ripreso a crescere con un ritmo sostenuto: in 3 anni siamo passati dal 103% al 119% del PIL

-i dati di crescita per l’anno in corso e per gli anni a seguire non sono per niente confortanti, anzi, rispetto alle stime vengono rivisti al ribasso;

-i tassi in salita obbligano a utilizzare gran parte delle entrate per finanziare il debito pubblico impedendo di rilanciare la produttività e i consumi.

 

In pratica siamo in una spirale perversa da cui non si riesce a riemergere.

 

A queste considerazioni si aggiungono due dati statistici su cui riflettere:

– in Italia il 10% della popolazione detiene il 48% della ricchezza nazionale;

-l’area di evasione fiscale nel nostro paese è la più ampia d’Europa dopo la Grecia (guardacaso !).

 

Alla luce di questi dati continuare ad aumentare le imposte sui redditi rischia di aumentare la sfera di ingiustizia facendo pagare “sempre e solo” coloro che non si sottraggono al fisco, e continuare ad aumentare le imposte sui consumi rischia di aumentare l’inflazione facendo salire ulteriormente i tassi e quindi gli interessi sul debito e di contrarre ulteriormente i consumi con grave pregiudizio per l’economia complessiva.

Allora che fare?

Ecco affacciarsi l’ipotesi della patrimoniale, da utilizzare però non per finanziare le spese correnti, ma per abbattere di alcuni punti il debito pubblico! In sostanza una “tassa di scopo” finalizzata all’abbattimento del debito pubblico e al finanziamento degli investimenti e della ricerca.

 

Ovviamente contro questa ipotesi si sono subito schierati:

a)quella fetta di cittadini che sentendosi chiamati in causa reagiscono all’ipotesi di una tassa che di fatto gli ritaglia una parte del proprio patrimonio (parliamo di corda in casa dell’impiccato);

b) i partiti del centrodestra che hanno sempre ritenuto un punto qualificante della propria azione politico-amministrativa la lotta all’imposizione fiscale (abolizione “totale” dell’ICI sulla prima casa,…”non metteremo le mani nelle tasche degli Italiani”… etc) prescindendo in questa sede dalla riuscita o meno di questi propositi (secondo Confindustria la pressione fiscale dal 42,8% di quest’anno passerà al 44,1% del 2012).

 

Per contro, incredibilmente a favore di questa ipotesi si sono schierati alcuni tra i più ricchi imprenditori italiani, persone del calibro di Carlo Debenedetti, Luca Cordero di Montezemolo, Pietro Modiano, Luigi Abete e Diego Della Valle. Un virus folle di masochismo collettivo attraversa il “belpaese” o c’è qualche ragione oscura che spinge questi paperoni ad accettare un “taglio” delle proprie ricchezze?

La verità è che in un’economia globalizzata come la nostra i nodi economici vengono sempre fatalmente al pettine…

 

La pervicacia della nostra classe dirigente a non adottare misure ritenute necessarie per disincagliare l’Italia dalle secche in cui sembra inesorabilmente arenata ha originato un “costo occulto” che i cittadini stanno pagando e che rischia di diventare ogni momento più oneroso.

 

Potremmo fare un discorso più complessivo relativo all’intero “sistema Italia” citando quanta “ricchezza si è bruciata” in borsa in Italia negli ultimi anni contrariamente per esempio alla Germania, ma per semplificare il discorso parliamo unicamente dei “titoli di stato” che oltre alla dinamica dei tassi (che è comune a tutta l’area Euro) scontano sostanzialmente solo quello che viene chiamato “rischio paese” cioè l’affidabilità di cui un paese gode nei mercati finanziari.   

 

Quando i giornali parlano del differenziale con i “bund” tedeschi non dettano un numero esente da riflessi nell’economia reale e soprattutto con una fortissima refluenza sulla “ricchezza” dei nostri concittadini.

Ricordate coloro che starnazzavano contro l’aumento dell’imposta sulla rendita finanziaria (cioè solo sugli interessi) dicevano che non era giusto che si tassassero gli interessi dei piccoli risparmiatori (tra l’altro nessuno ha mai proposto di aumentare l’imposta sugli interessi dei titoli di stato che di fatto sarebbe una partita di giro): ebbene l’innalzamento dei tassi del debito pubblico ha di fatto falcidiato non gli interessi dei risparmiatori bensì il capitale!

In soli sei mesi chi possedeva un BTP scadenza 1.11.2023 ha perso l’11,3% del capitale (altro che tassazione degli interessi)!

 

E che dire invece della ricchezza immobiliare?

Ogni semestre dall’inizio della crisi (che secondo la nostra classe dirigente non esisteva) mediamente gli immobili abitativi (quelli più stabili) si svalutano di 0,7-1%

 

Questo è il prezzo che paghiamo all’assenza di una politica economica che affronti i problemi, che blocchi la crescita del debito pubblico e ristabilisca un equilibrio complessivo tra le entrate (depauperate dall’evasione) e le spese (gonfiate dai tanti sprechi neanche scalfiti dai “tagli lineari”).

Non è questo impoverimento che registriamo sia della ricchezza mobiliare (11% in 6 mesi nei titoli di stato) che della ricchezza immobiliare (quasi il 2% annuo) una vera e propria “esosissima patrimoniale”?

Questa è quella che mi piace chiamare “la patrimoniale dei miopi”! Nominalmente ti dicono che non ti aumentano le tasse, in realtà ti impoveriscono molto di più, senza fasce di protezione (pagano lo stesso sia il piccolo risparmiatore che il ricco sia il possessore di una sola casa che l’immobiliare) e senza alcuna certezza sull’entità dell’impoverimento (il mercato continuerà a tenerci sotto tiro finchè non avremo il coraggio di affrontare il “toro per le corna”).

 

Ora alla luce di queste riflessioni non vi sembra logico che coloro che non sono “miopi” siano disposti a subire una tassa patrimoniale “vera” in nome della credibilità di fronte ai mercati, della riduzione del debito pubblico e quindi finalmente della stabilità?

 

E quindi chi sono i veri masochisti: coloro che accecati dalla demagogia del “non mettere le mani nelle tasche” in realtà offrono inermi le loro ricchezze ai capricci della speculazione o coloro che sono disposti ad accettare un prelievo contenuto e certo finalizzandolo a puntellare la nostra economia per sottrarla alle pericolose fluttuazioni di cui è vittima?

                                                                          

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