NOZZE DI SMERALDO QUARANT’ANNI BEN RIUSCITI

Mi è capitato recentemente di partecipare, per un invito, a nozze di smeraldo. Mentre un tempo ci si limitava alle nozze d’argento (venticinque anni)  e d’oro (cinquanta) e proprio eccezionalmente diamante (sessanta), adesso c’è tutta una serie di anniversari, troppi forse, ma sempre rari quelli decennali. Quindi quarant’anni di matrimonio è una vita insieme.

La festa in sé, non è eccezionale, in quanto basta una buona organizzazione e riesce bene, ma è tutto quello che rappresenta e che riassume, che rende l’evento interessante.

Gli sposi, Ida Maria e Luigi sono  persone come ce ne sono tante, ma hanno in comune il rispetto reciproco, e l’attenzione ai bisogni dell’altro, che ha fatto sì che il loro matrimonio fosse ben riuscito.

Lei, nata in un minuscolo paesino montano della ‘Valle Incantata’, denominazione poetica della valle del torrente Fersina, all’epoca viveva con la madre. Lui invece, un pastore arrivando da un’altra valle ad una festa, si sono incontrati e, un paio d’anni dopo, sposati. Luigi mi racconta che  quando si è sposato non ha  trovato il taxi che lo doveva portare al paese della sposa, ne ha trovato un altro, ma è arrivato in leggero ritardo, era caldo e in maniche di camicia con la giacca sulla spalla, non era emozionato né agitato, ma molto contento. Niente viaggio di nozze, perché dovette rientrare inaspettatamente al lavoro, lasciando sola la sposa, la quale non si perse d’animo e si apprestò ad aspettare il ritorno del neo marito nella casa del suocero.

Una delle cose, mi racconta il marito, cui gli è sempre grato è che, mentre lui era assente per lunghi mesi per via del suo lavoro, lei curava amorevolmente il suocero malato, finché è morto. Sono nati poi due figli e lei,  appena un poco grandicelli, cercava di seguire il  marito e lavoravano in malghe (masserie di montagna) con infiniti disagi, ma insieme. Una vita molto faticosa, ma sempre cercando di sostenersi l’un con l’altro. Sono riusciti perfino ad acquistare una vecchia casa con un po’ di terreno attorno, ma quando mancava ancora un anno di lavoro per pagarla è avvenuto l’incidente. Lui è stato travolto da un tronco e gli ha ferito gravemente una gamba. All’ospedale (purtroppo capita) lo hanno curato male, ingessato e la gamba ha fatto cancrena. Gliela hanno salvata a Vicenza.

La moglie in quel periodo tutti i giorni andava a trovarlo e si faceva duecento chilometri in macchina per non farlo sentire solo e i bambini erano affidati o ad amici o parenti che date le circostanze davano una  mano, ma lei riusciva a rientrare la sera perché anche loro non ne risentissero troppo degli eventi. Tornato a casa lo ha  curato con grande attenzione anche psicologicamente stimolandolo ad uscire, a fare, a non abbandonarsi al fatto che era diventato invalido. Mentre mi racconta tutto questo, la guarda e gli si illuminano gli occhi. Anche lei mi racconta delle difficoltà, ma anche del grande rispetto che il marito le ha contraccambiato sempre. Quando in seguito lei ha avuto problemi di salute e non ha più potuto guidare la macchina causa un accidente sorto per un esame agli occhi mal riuscito, lui la invogliava a uscire a lasciare la madre di lei alle sue cure, così poteva andare a trovare un’amica o parenti per distrarsi. Ecco perché vanno così d’accordo anche adesso, La signora mi sottolinea che discussioni ne hanno anche loro, ma che poi, chiarita la cosa, tutto torna sereno. La madre è morta pochi anni fa. Le era rimasto un grande cruccio: quello di non aver conosciuto il padre. Sapeva chi era, ma sapeva anche che aveva famiglia e quindi lei non avrebbe mai voluto creare problemi con questo tipo di rivelazioni.

Morto però il padre, sua moglie, e anche sua madre, desiderava almeno mettere a conoscenza  dei fatti al fratello maggiore, che era un sacerdote. Ma per un motivo o l’altro non si presentava mai l’occasione propizia, finché uno dei figli, vedendo il dispiacere della madre, si attivò e rintracciò il prete che, a sua volta, parlò coi fratelli e tutti decisero, chi prima, chi dopo, di conoscere questa persona.

Un pomeriggio di settembre, fecero un’improvvisata il prete e una sorella. Quando comprese chi erano, non capiva più niente dalla gioia. Ai suoi chiese che per favore se stava sognando di non svegliarla. Un po’ alla volta li conobbe quasi tutti. A dicembre una sorpresa fantastica per il compleanno (62 anni) tutti a festeggiarla. Il marito ovviamente era felicissimo per lei perché vedeva la moglie ringiovanire sentendosi accolta da tutti i fratelli senza particolari problemi. Ovviamente, ognuno di loro ha dovuto trovare dentro di sé un nuovo allineamento famigliare, ma tutti quanti lo hanno fatto. La “nuova” famiglia, è stata fatta partecipe della festa di cinquanta anni di sacerdozio del fratello maggiore e questo ha permesso a Ida Maria, al marito e nipoti, di sentirsi parte integrante con i fratelli e sorelle e le loro famiglie.

La messa di rinnovo delle promesse matrimoniali è stata celebrata dal fratello e nella comunità del paese hanno trovato la cosa singolare e molto bella. Gli invitati alla festa erano tutti commossi  per gli sposi e in particolare per la sposa che 40 anni dopo, oltre che festeggiare degnamente il suo percorso matrimoniale, si ritrovava circondata da famigliari che credeva non potere avere vicino e realizzato il desiderio di appartenere ad una famiglia numerosa.

Non è mancata una poesia in dialetto del figlio maggiore  che narra 40 anni con ironia e affetto e, per concludere prima che gli ospiti cominciassero a salutare, Luigi dedica a Ida Maria una poesia di Francesco Petrarca.

E’ così toccante che voglio trascriverla qui.

 

Benedetto sia ‘l giorno e ‘l mese et l’anno

e la stagione e ‘l tempo et l’ora e ‘l punto

e ‘l bel paese e ‘l loco ov’io fui giunto

da’ duo begli occhi che legato m’ànno;

 

 

et benedetto il primo dolce affanno

ch’i’ ebbi ad esser con Amor congiunto,

e l’arco e le saette ond’io fui punto,

e le piaghe che ‘nfin al cor mi vanno.

 

Benedette le voci tante ch’io

chiamando il nome de mia Donna ho sparte,

e i sospiri et le lagrime e ‘l desio;

 

et benedette sian tutte le carte

ov’io fama l’acquisto, e ‘l pensier mio,

ch’è sol di lei; sì ch’altra non v’à parte.

 

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